“Buona scuola”, Cobas chiedono incontro a Giannini

15 ottobre 2014 | 16:12
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“Buona scuola”, Cobas chiedono incontro a Giannini

Dopo le polemiche per la partecipazione di Stefania Giannini all’incontro “chiuso” al liceo Machiavelli (Leggi), i Cobas rilanciano chiedendo al ministro un nuovo incontro per parlare realmente di “buona scuola”. A farsi portavoce della richiesta, con una lettera aperta, Rino Capasso membro dell’esecutivo provinciale e dell’esecutivo nazionale dei Cobas scuola. “Un’ora sola di dibattito, con tempi contingentati (3 minuti), pubblico selezionato e notizia tenuta segreta fino a 2 giorni prima – scrive Capasso – non garantiscono un’effettiva discussione democratica senza filtro, come pure era pomposamente annunciato nel programma; se questo è il format che verrà seguito in tutta Italia, ci sarà assai poca, ne converrà, possibilità di esprimere un dissenso articolato e argomentato; ma non credo che vi sia anche la possibilità di presentare in modo esauriente il progetto de La buona scuola; devo confessarLe che a me più che una consultazione democratica sembra un tour propagandistico, ma naturalmente è solo un’impressione perché a me, come a tanti altri, era impedito anche l’accesso al dibattito”.

“La consultazione on line – prosegue la lettera –  avviene su un format predeterminato, in sostanza dei quiz in puro stile Invalsi, anche se bisogna riconoscere che si lascia qualche spazio a commenti aperti o a risposte ‘altre’; più che una consultazione democratica si tratta di un sondaggio, in cui, come sa qualsiasi esperto di mass media, il modo di impostare le domande e le stesse risposte, tra cui è possibile scegliere, predeterminano in larga parte l’esito. Ma, siccome, sono convinto del Suo sincero spirito democratico, La invito, con qualche punta di audacia e anche di ingenuità, a partecipare insieme a un pubblico dibattito veramente senza filtro, a cui tutti gli interessati, studenti, genitori, docenti e Ata, possano intervenire senza barriere all’ingresso, in cui si possa entrare nel merito delle questioni trattate nella Buona scuola. Per esempio: è preferibile che i 148mila neo assunti (nella speranza che il governo stanzi effettivamente le risorse) vadano a coprire le supplenze e altre attività extra curricolari, oppure che siano impiegati tutti in classe per ampliare l’organico e ridurre, quindi, il numero degli alunni per classe, evitando le classi pollaio, prima causa della dispersione scolastica? Che fine faranno gli altri 230mila precari, di cui molti lavorano da anni nella scuola, anche da più dei 3 anni previsti dalla Ue per l’assunzione a tempo indeterminato? La scuola ha bisogno della competizione individuale tra i docenti o di una effettiva cooperazione e collegialità? La valutazione dell’efficacia didattica del lavoro di un docente da parte di colleghi e dirigente scolastico non rischia di alimentare fenomeni di lobbysmo e clientelismo? E, anche se questo non accadesse, non riduce di fatto la democrazia e il pluralismo all’interno della scuola pubblica, che è poi la ratio legis di quel ‘senza oneri per lo Stato’ previsto dall’articolo 33 della Costituzione a proposito della scuola privata? Inoltre – prosegue la lettera – l’uso dei risultati dei quiz Invalsi per la valutazione degli apprendimenti (quindi, per gli scatti di merito) e per la valutazione delle scuole, con conseguente diversa assegnazione del Mof alle diverse Istituzioni, non rischia di trasformare la didattica nell’addestramento ai quiz, nel teaching to test che ha già avuto effetti dequalificanti nelle scuole anglosassoni? Non si rischia così di alimentare il nozionismo e di rendere marginali lo sviluppo delle capacità cognitive, di analisi, sintesi e rielaborazione? La concentrazione dei poteri nelle mani del dirigente scolastico non riduce ad un puro simulacro la democrazia degli organi collegiali? Duecento ore all’anno per 3 anni sottratte alle lezioni in classe per l’alternanza scuola lavoro, lo stesso utilizzo delle risorse private non rischiano di subordinare la scuola pubblica agli interessi imprenditoriali?”