Colombini attacca la Fondazione Puccini sui diritti d’autore

17 ottobre 2014 | 12:28
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Colombini attacca la Fondazione Puccini sui diritti d’autore

Ci tiene a precisarlo più volte, con il piglio che lo caratterizza: Andrea Colombini non accetta che gli insidiosi interrogativi da lui rivolti nelle scorse settimane, inerenti alla gestione della Fondazione Puccini e non solo, vengano derubricati a questione politica. “L’unico problema che mi interessa davvero è quello economico – afferma – perché qui ballano centinaia di migliaia di euro pubblici”. Il presidente e direttore artistico del Puccini e la sua Lucca Festival, tacciato di una lettura approssimativa dei bilanci della Fondazione, passa dunque al contrattacco e lo fa sciorinando dati, cifre, documenti. “Vedo che i miei interrogativi hanno sollevato un qual certo nervosismo collettivo – dice – ma credo che chiedere, anche a Lucca, possa e debba ritenersi attività lecita, per cui insisto. Poco accetto, inoltre, che mi si dia apertamente dell’incompetente in materia di lettura dei conti, quindi sarò ancora più dettagliato”.

Colombini non vuole, infatti, che intorno al nome di Giacomo Puccini cada nuovamente il silenzio, anche e soprattutto perché lo ritiene un vero pilastro dell’economia lucchese, presente e futura. Poi ecco la stoccata: “Visto che avrei male interpretato il bilancio della fondazione Puccini -osserva – chiedo se sono vere le dichiarazioni rilasciate nel 2008 e 2012 dall’allora sindaco Favilla e dalla allora direttrice della fondazione Puccini. Dichiarazioni che indicavano in complessivi 4 milioni di euro la quota dei diritti d’autore di opere di Puccini riscossi in contanti dalla Fondazione dopo la transazione con l’ufficio del demanio per il periodo ante 2007 e fino al 2012”. Non è però tutto qui, perché Colombini chiede di essere illuminato anche sulla veridicità delle dichiarazioni che indicano in 600mila euro annui i diritti d’autore da riscuotere.
Interrogativi ancora una volta scottanti, quelli proposti, anche perché una replica di tenore positivo presterebbe il fianco ad ulteriori passaggi nebulosi da chiarire: “Se mi rispondono di sì – argomenta Colombini – dove si trovano questi soldi? In bilancio appaiono solo liquidità per 1milione e 800mila euro. Il resto, circa 3milioni e mezzo di euro (sette miliardi circa di vecchie lire) che fine ha fatto?”.
Quindi, inevitabile, ecco il passaggio sulla presenza nel cda di un parente di un diretto fornitore: “I legali della Maria Pacini Fazzi editore – spiega – realtà di successo conclamato e vanto per Lucca, mi hanno confermato che la stessa è fornitrice della Fondazione Puccini da molto prima che Pietro Fazzi entrasse in consiglio. Per cui chiedo: il sindaco Tambellini, che si dichiara sovente uomo trasparente, non aveva proprio nessun altro da mettere nel cda? Così facendo ha messo in difficoltà il consigliere e il fornitore, in un colpo solo”. Per tutte le altre questioni relative a Fazzi, il quale ha risposto a Colombini, l’imprenditore culturale non mostra più grande interesse: “E’ già tutto in mano ai miei legali, ci penseranno loro”.
Intanto il Puccini e la sua Lucca ha provveduto ad inviare alla Fondazione Puccini una lettera, lunedì scorso (13 ottobre), nella quale Colombini esprime tutta la sua disponibilità ad intavolare una collaborazione incentrata su basi paritarie, a partire dal bookshop: “Non ha senso che ci siano due punti così vicini – dice riferendosi alla biglietteria in piazza cittadella – e questa è la sede più naturale e congeniale. Prova ne è il fatto che tutti quelli che vogliono salire a vedere la casa vengono da noi a chiederci dove possono acquistare i biglietti. Hanno mancato l’occasione di prendere in affitto, a prezzo bassissimo, questo fondo? Noi gli permettiamo di correggere il tiro. Mi pare naturale collaborare con chi, ogni anno, porta a Lucca 41mila persone nel nome di Puccini”.
Gli affondi conclusivi sono destinati ai detrattori e al teatro del Giglio. Colombini si dice divertito per il fatto che alcuni lo definiscano ironicamente come Arlecchino, ricordando che lo stesso era solito dire la verità in burla. Poi promette una nuova conferenza stampa, tra dieci giorni, con il teatro del Giglio come argomento: “Si tratterà di un tema interessante – dice – parleremo di un teatro che non produce, non fa pubblico e i cui buchi vengono tappati dal Comune. Parleremo delle migliaia di euro pubblici che vengono riversati all’interno di una struttura che non funziona, mentre il Comune pensa bene di toglierne 20mila a noi, che ogni sera dell’anno facciamo la coda fuori da San Giovanni, recando un servizio unico alla città”.