Appalti bidelle, Pdci denuncia: “Situazione drammatica”

Una situazione drammatica. Quella dei lavoratori in appalto e subappalto, soprattutto per il servizio di pulizia e di sorveglianza nelle scuole del territorio. E’ quella che ha voluto presentare e stigmatizzare il gruppo dei Comunisti Italiani, nella sala dei gruppi consiliari di Palazzo Ducale, alla presenza del consigliere regionale e presidente della commissione lavoro a Palazzo Panciatichi, Paolo Marini e del sindacalista della Cgil, Maurizio Dinelli.
Una condizione, quella lavorativa, che, con la spending review ha visto una riduzione drastica delle ore di impiego e condizioni peggiorative della qualità della vita, come testimoniano anche le tante lavoratrici presenti all’incontro. Con un futuro tutt’altro che roseo, anche per le imprese aggiudicatarie.
E’ il sistema degli appalti in generale ad entrare nel mirino del segretario provinciale Francesco Nolli: “Con questo sistema – dice – si annullano tutti i diritti, a partire da quello per il giusto salario. Lo stesso modo di stare sul posto di lavoro, le condizioni di vita e di impiego sono peggiorate, secondo una logica sposata dagli ultimi governi ed anche dal governo Renzi. Ma peggiorando le condizioni di lavoro si peggiorano anche i servizi e si danneggiano i lavoratori, secondo una logica neoliberista, vista come la soluzione d tutti i problemi. Rispamiare fino all’osso, per poi arricchire le tasche dei soliti noti”. “A questo sistema – dice Nolli – siamo da sempre contrati perché sfugge ad ogni controllo democratico. Si mettono insieme strutture aziendali non certe e dal futuro nebulosoe con la logica del massimo ribasso la tutela si assottiglia sempre di più. Il controllo non c’è a nessun livello e quello che va al lavoratore è una percentuale risibile rispetto a quello che è stato stanziato. A questo si aggiunga che principalmente si parla di scuole, frequentate dai ragazzi dalla prima infanzia alla adolescenza. Pretendere che siano funzionali dovrebbe essere un obbligo della scuola pubblica e i soldi dovrebbero essere stabnzati in maniera sufficiente”.
Il malessere dei lavoratori e delle lavoratrici, in questo senso, è notevole: “Non abbiamo più parole – dice Carmela – né lacrime da versare. Da quando siamo passati per forza a gara Consip per l’affidamento dei servizi siamo state costrette al taglio delle ore lavorative del 50 per cento. Che significa una compressione del lavoro anche se il lavoro è sempre quello e ci tocca correre senza soddisfare nessuno. Così è frustrante davvero lavorare. I cittadini dovrebbero invece pretendere che lo stato protegga i loro minori. Invece per noi è diventato deprimente stare a lavoro perché non abbiamo praticamente più stipendio e non riusciamo a fare bene tutto quello che ci sarebbe da fare. Abbiamo lottato perché non succedesse ec abbiamo creduto Ora è stato trovato l’escamotage di inserire negli appalti anche la manutenzione delle scuole per il progetto “Scuole belle”. Ebbene, sarebbe stato bello se fosse partito, per ora abbiamo solo una banca ore da dover effettuare e siccome veniamo pagate ad ore di contratto quelle che non riusciamo a smaltire non riusciremo a recuperarle. Che ci toccherà fare, restituire forse alle aziende i soldi che abbiamo guadagnato? Sarebbe drammatico tagliare stipendi che sono già bassi”.
“Si parla, in provincia di Lucca – dice Maurizio Dinelli – di circa 350-400 persone in questa situazione. Persone strutturate che vedevano nello stato la loro speranza. E invece dal taglio Gelmini del 25 per cento a quello del 60 per cento o superiore attuale siamo arrivati alla situazione di oggi. Il tavolo con i sindacati è stato fatto ed ha portato all’accordo con le parti sociali per cui l’equivalente delle risorse per pulizia e sorveglianza è stato trasferito alla voce manutenzione e decoro. Il nostro principio è stato quello di salvaguardare il lavoro di queste persone, ma i problemi sono tanti. Innanzitutto che la maggior parte del personale è femminile e con difficoltà può compiere lavori di manutenzione pesanti e difficoltose. L’altra questione è che le garanzie del progetto Scuole Belle sono difficili da mettere in pratica, anche perché poi gli appalti sono affdati ad aziende che non conoscono il territorio, creando grossi problemi, dal reperimento delle buste paga a quello dei prodotti per pulire”. “Prima dell’inizio della scuola – racconta ancora Dinelli – nessun istituto aveva ancora acquistato i servizi, anche per la resistenza dei dirigenti scolastici, vinta solo grazie all’intervento del ministero dell’ufficio scolastico regionale e dei Comuni. Ma resta il fatto, duplòice, che non si sa quando e se si potranno fare i servizi di decoro e quindi c’è il dubbio se si riuscirà a raggiungere il monte ore richiesto. E intanto le scuole rimangono poco sorvegliate e sporche, non si può spendere di più e nemmeo spalmare le risorse da un istituto all’altro e il rischio della “restituzione” dello stipendio alle aziende rimane molto forte. Ed anche le aziende stesse sono preoccupate, perché se va bene riscuoteranno la prima fattura nel 2015. La conferma, questa, di un attacco ai diritti e delle mansioni del lavoratori sempre più forte”.
Il consigliere regionale Paolo Marini garantisce l’appoggio della commissione lavoro e della maggioranza in Regione di cui il Pdci fa parte: “La questione degli appalti – commenta – determina problematiche devastanti sia per chi ci lavora sia per le imprese. Il Pdci è stato già promotore di una proposta di legge regionale, poi approvata, sugli appalti, impugnata però dallo Stato per difetto di giurisdizione. Stiamo però lavorando anche con l’appoggio del governatore Rossi per dare il via a un percorso che garantisca la premialità se esistono determinate condizioni, come ad esempio a chi garantisce i contratti, le ore del personale e l’assorbimento dello stesso. Il primo passo sarà quello di un protocollo di intesa in grado di tutelare chi lavora”. “Il rischio – dice Marini – è quello della frammentazione delle aziende, che costringe i lavoratori ad avere meno forza contrattuale. E allora o c’è sensibilità della politica o non si va da nessuna parte. Dopo il nostro protocollo anche i Comuni potrebbero prendere ad esempio il teso e uniformarsi. Inoltre come gruppo Pdci presenteremo una nuova mozione che impegni il governatore Rossi ad aprire un confronto con il governo per una legge nazionale che deve cambiare. Se si continua solo con i tagli non so come si andrà a finire. E per gli stessi Comuni potrebbe essere molto difficile chiudere i bilanci, garantendo gli stessi servizi per sanità e sociale”.
Un quadro a tinte fosche, dunque, dove al di là delle scelte politiche ci va di mezzo la qualità dell’ambiente dove studiano bambini e adolescenti. Un effetto “collaterale” che il legislatore non dovrebbe mancare di tenere a mente per il futuro.
Enrico Pace