Jobs Act e articolo 18, la Cisl scende in piazza a Lucca

18 ottobre 2014 | 12:34
Share0
Jobs Act e articolo 18, la Cisl scende in piazza a Lucca

La questione non è solo l’articolo 18. A dirlo è la Cisl Toscana Nord che da pochi giorni racchiude le segreterie di Lucca, Pistoia e Massa Carrara, in un presidio davanti alla prefettura in piazza Napoleone, una della cento piazza italiane dove i sindacalisti e sindacalizzati si sono dati appuntamento. Bandiere a strisce bianche e verdi e molte persone aderenti al sindacato confederale che hanno deciso di darsi appuntamento dalle tre province della Toscana Nord a Lucca per ribadire che l’articolo18 è solo uno dei molti aspetti del problema.

 Per affrontare in modo costruttivo le politiche del lavoro secondo i vertici interprovinciali del sindacato serve un ragionamento sull’economia, sul mercato del lavoro sui nuovi contratti, sugli investimenti pubblici per far ripartire da un lato le imprese e dalla altro il mercato del occupazione. Insomma due facce della stessa medaglia, che in una logica di economia di mercato non possono essere affrontate separatamente.I vertici della Cisl Toscana Nord durante il presidio in piazza Napoleone, hanno incontrato il prefetto di Lucca, Cagliostro esponendole le criticità del Jobs Act così come è stato votato dal Senato, il pacchetto di provvedimenti deve ancora superare il voto della Camera dei Deputati. “L’articolo 18 è solo un totem – ha spiegato Massimo Bani, segretario della Cisl Toscana Nord -. La discussione va spostata sulla questione dei contratti atipici che vanno spazzati via, sulle azione che servono per far ripartire il lavoro. Ad esempio, con la creazione di centri per il collocamento veramente funzionanti, la detassazione del lavoro, il rilancio delle politiche industriali e soprattutto la rivisitazione degli ammortizzatori sociali, creandone di nuovi e dando più tutele al lavoratore per il reinserimento nel mondo del lavoro e più protezione nei momenti di disoccupazione. Poi – ha continuato Bani – da parte della Cisl, sul contratto a tutele crescenti, c’è margine di confronto, per questo noi non abbiamo scelto la strada degli scioperi, ma vogliamo vedere una serie di azioni che rilancino l’economia e il mercato del lavoro. Posizioni queste – ha concluso Bani – che in qualche modo convergono con quelle espresse anche dagli altri sindacati confederali Cgil e Uil”. 
Insomma la Cisl non ha scelto la strada degli scioperi almeno fino al prossimo 27 novembre, quando le segreterie nazionali si incontreranno con il governo nella speranza di strappare una serie di azioni per il lavoro e per l’economia, tra cui – come ha sottolineato lo stesso Bani – un piano per le infrastrutture che rimetta in moto l’edilizia, provvedimenti da ricercarsi nella legge di stabilità.
La strada da battere, quindi non è quella della contrapposizione con il governo Renzi e con il Jobs Act ma quella della ripresa economica in una logica un po’ americana, ovvero creare posti di lavoro perché il lavoro torni ad essere ‘merce preziosa’”.
Sull’altro fronte c’è quello della tutele che negli ultimi anni sono venute meno. La prima, ha ricordato Patrizia Pellegatti rappresentante pistoiese nella segreteria Cisl Toscana Nord, è quella del rinnovo dei contratti. “Non è accettabile che in una situazione di forte difficoltà occupazionale i lavoratori rinuncino ai diritti fondamentali, come ad esempio il rinnovo dei contratti collettivi o di settore in molti casi scaduti da anni. I lavoratori – quelli che hanno ancora un lavoro ndr – anche se la situazione è difficile non possono accettare che gli vengano tolti diritti fondamentali come il contratto perché anche in un momento di difficoltà questi punti vanno tutelati”.
Per il momento Cisl non ha messo in agenda scioperi o manifestazioni, se non i presidi come quello di questa mattina a Lucca per mandare al governo, anche dai territori, un messaggio chiaro: il problema non è solo l’articolo 18, in attesa dell’incontro in programma per il 27 ottobre tra governo e sindacati. Nel frattempo sindacalisti e lavoratori rimangono in attesa per capire come e se verrà modificato alla Camera dei deputati l’intero pacchetto di provvedimenti su Jobs Act prima del voto.  

Gabriele Mori