Italia Nostra: “Bando su monumento emigrante inaccettabile”

Con quattro giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia prefissata a causa di “alcune correzioni da apportare”, il 12 settembre è stato pubblicato sul sito della Fondazione Banca del Monte di Lucca il bando di concorso che la Fondazione stessa ha predisposto assieme ai Lucchesi nel Mondo per un monumento all’emigrazione.
E’ Italia Nostra a spiegare, nei dettagli, il contenuto del bando e a commentare l’idea e il progetto. in maniera critica per alcune presunte dimenticanze. “Il bando – dice l’associazione – si prefigge lo scopo di realizzare “un monumento, destinato ad uno spazio urbano nel centro della città di Lucca per ricordare i cittadini lucchesi emigrati nel mondo”. – Il bando prevede soltanto un premio consistente in 50mila euro al netto di Iva. Tale premio è destinato al vincitore/esecutore del monumento ed è comprensivo di tutte le spese inerenti l’ideazione, le collaborazioni, la partecipazione al concorso, la realizzazione, l’esecuzione, il trasporto, il montaggio dell’opera in sito. Al concorso possono partecipare cittadini italiani e stranieri. La commissione giudicante è formata, in numero paritario, dai due enti banditori. I concorrenti “possono indicare nella relazione allegata alla domanda il sito od i siti della città di Lucca che ritengono più adeguati all’installazione della loro opera”. Sulla questione del sito …il bando precisa: “…resta inteso che il sito definitivo verrà scelto dagli enti aggiudicanti, previa concertazione con i Comune di Lucca e la Soprintendenza, e comunque con le autorità competenti e che l’installazione sarà effettuata previo rilascio delle autorizzazioni che siano necessarie per legge, in difetto delle quali l’opera prescelta non potrà essere installata, senza che il vincitore niente possa pretendere”.
“Un bando quindi che come cittadini lucchesi giudichiamo inaccettabile – commenta l’architetto Mannocci – Nessuno contesta che un’associazione come i Lucchesi nel Mondo, con l’apporto di Fondazione Banca del Monte di Lucca, senta il bisogno di ricordare il dramma e l’epopea dell’emigrazione lucchese e quindi possa manifestare anche la volontà di bandire un concorso per un monumento (anche se la memoria di quell’epopea può essere celebrata in mille altri modi, oggi assai più consoni), ma Italia Nostra è assai scandalizzata proprio per questa novella contemporanea “monumentite” (come qualcuno l’ha
definita) visti i drammatici risultati di tutti gli esempi che ci hanno accompagnato nell’ultimo trentennio. Questa volta si ricorre ad un bando di concorso, ma secondo noi in modo errato nel metodo tanto da annullare gli eventuali vantaggi che tale strumento può offrire”.
“Innanzitutto – entra nel dettaglio Italia Nostra – gli enti banditori indicano nel centro urbano lucchese, senza precisare un luogo nel dettaglio, l’ambito in cui l’opera vincitrice dovrà essere collocata. Noi diciamo che lo storico centro urbano lucchese, per configurazione stilistica e dimensionale, non è idoneo ad accogliere monumenti e che la valorizzazione dei suoi spazi storici (fondamentale risorsa culturale ed anche economica) è nell’attenta conservazione e nell’oculata manutenzione. La maggior parte dei monumenti che furono inseriti nella città di Lucca nella seconda metà dell’Ottocento, secondo l’ottica di allora (ed oggi superata) si prefiggeva di ri-definire gli spazi urbani di una città divenuta provincia di una nuova Nazione. Nel 21esimo secolo Lucca non deve essere ri-definita nei suoi spazi. Su questo punto si sono chiaramente espressi studiosi come Paolo Fanelli e Massimo Ferretti”.
“Per tutte le arti visive (pittura, scultura, architettura) – prosegue Mannocci – è fondamentale il sito in cui le opere vengono collocate, anzi è il sito stesso l’elemento ispiratore della forma, della composizione, della dimensione dell’opera e della scelta dei materiali in cui realizzarla. L’artista non è chiamato a progettare un soprammobile collocabile ovunque, ma un’opera urbana che va ad inserirsi in un contesto (una piazza chiusa, uno spazio monumentale, un parco, una via, un prato, uno slargo, lo sfondo di una direttrice…). Progettazione e valutazione dell’opera stessa, proprio per il suo carattere urbano, non possono fare a meno di conoscere a priori il contesto! Nel bando, invece, il sito è incognito a tutti e assurdamente verrà solo cercato, e forse trovato, a concorso concluso”. “Per finire – conclude Mannocci – normalmente i bandi di questo genere mettono a disposizione una cifra che riguarda la prima fase concorsuale vera e propria ed un’altra cifra che riguarda la fase di realizzazione del progetto vincitore. Il concorso è strumento che offre all’ente banditore una molteplicità di soluzioni tra cui il banditore stesso ha facoltà e opportunità di scegliere, mentre comporta l’impegno di diversi ingegni. Proprio per questa opportunità normalmente il concorso stanzia una cifra inerente questa prima fase che gratifichi con una graduatoria minima la partecipazione e gli apporti. Stranamente (ed è a nostro giudizio gravissimo) il bando non prevede la possibilità di non assegnazione del primo premio, cosa invece sicuramente da inserire perché è possibile che tra tutti i progetti pervenuti nessuno sia giudicato all’altezza del ricordo che si voleva celebrare. La graduatoria in questo caso può essere limitata a segnalare i valori di una serie di proposte che meritano comunque una ricompensa (i cosiddetti rimborsi spese) da prelevare (a discrezione della Commissione, ma indicato nel bando) da una parte del montepremi concorsuale”.
“Consideriamo inaccettabile – conclude Mannocci – che la Commissione giudicatrice di un’opera che dovrebbe coinvolgere lo spazio urbano di tutti sia composta e scelta esclusivamente secondo i desiderata degli enti banditori con eccessiva presunzione. Proprio perché con questa iniziativa questi enti vogliono condizionare uno spazio che è di tutti, ci permettiamo di entrare nel merito e di fare queste nostre osservazioni e critiche. La Commissione giudicatrice, per trasparenza, dovrebbe essere resa nota a priori con il bando stesso perché la sua composizione e qualificazione è indice di serietà del bando e quindi può favorire o meno la qualificazione e la quantità degli stessi partecipanti al concorso. La clausola (probabilmente aggiunta nelle recenti correzioni effettuate dopo le critiche) che il progetto per essere realizzato deve avere il benestare degli organismi competenti è stata doverosamente inserita, ma ai fini del bando stesso e del suo successo risulta una clausola totalmente punitiva per gli incolpevoli concorrenti perché in mancanza di tale
permesso il vincitore resterebbe totalmente a bocca asciutta. Quanto da noi indicato, ovvierebbe, per lo meno, a questa ingiustizia”.
Diverse le proposte di modifica da parte dell’associazione: “Invitiamo innanzitutto – dice – gli enti banditori a voler celebrare l’epopea dell’emigrazione in modo più consono al mondo odierno, magari arricchendo il paesaggio della Piana o del parco fluviale con un ricco bosco ed un cippo epigrafato, contribuendo così alla costruzione di un vero miglioramento ambientale. Inoltre, se vogliono perseverare nell’intento di erigere un vero e proprio monumento, a ritirare immediatamente il bando deliberato, a consultare gli organismi competenti sulla eventuale disponibilità ad assegnare un sito specifico per tale iniziativa e a riformulare un nuovo bando che tenga conto dei gravi rilievi sopra elencati. Raccomanda al Comune di Lucca e alla soprintendenza di escludere decisamente immissioni nell’ambito del centro cittadino e in tutti gli ambiti storicizzati dell’intero territorio”.