Comuni “commissariati”, il voto delle regionali vale doppio

16 novembre 2014 | 10:31
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Comuni “commissariati”, il voto delle regionali vale doppio

C’è un altro motivo, oltre all’effetto sulla Provincia di Lucca (Leggi l’articolo) per cui le elezioni regionali del 2015 sono un appuntamento rilevante per l’intera cittadinanza. Sbaglia, infatti, chi tende a considerare il voto per il consiglio regionale di Palazzo Panciatichi come qualcosa di distante, ineffettivo sulla vita di tutti i giorni, propria e del proprio territorio. Soprattutto in periodo di spending review.

Negli ultimi tempi, si è visto, si sono moltiplicati i peana da parte degli enti pubblici territoriali, per i continui tagli ai bilanci, per gli interventi in corso d’opera, per l’aver reso soprattutto i Comuni dei veri e propri esattori per nome e per conto dello Stato senza poi garantire adeguato ritorno in termini di trasferimenti e di servizi. Questo significa una sola cosa, almeno finché non ci sarà un’inversione di tendenza nella congiuntura economica, nelle politiche europee di austerity o nella posizione del governo centrale. Ovvero che i Comuni dovranno abdicare al loro ruolo di indirizzo politico e soprattutto a una capacità di spesa ed investimento diretto e limitarsi ad essere dei controllori di lavori e servizi effettuati da altri, siano essi privati, fondazioni o enti pubblici sovraordinati. Un po’, insomma, quello che sta succedendo da qualche tempo, e sempre di più, anche in Lucchesia. I lavori pubblici e infrastrutturali di un certo peso, vengono finanziati, e in qualche modo delegati da Comune e Provincia ad altri soggetti. Si veda l’ampio intervento di riqualificazione della zona est della città ad opera della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che ha anche diretto i lavori; ma anche lo stesso intervento per rimettere a nuovo Villa Argentina, con fondi regionali e ministeriali. E, per il futuro, il nuovo ponte sul Serchio e il sistema tangenziale. Tutti lavori per cui ai Comuni non resta che dare indicazioni sulla compatibilità con lo strumento urbanistico esistente e poi interfacciarsi con la popolazione per poi riportare al soggetto titolare lamentele, indicazioni, critiche, richieste di modifica, magari grazie agli strumenti di partecipazione per cui la Toscana è all’avanguardia in Italia.
I sindaci, sempre di più, per non parlare dei presidenti delle “nuove” province, nella loro limitata capacità di allocare risorse, che serviranno a garantire i servizi pubblici essenziali (soprattutto quelli sociali), dovranno rivolgersi all’unico vero centro di spesa a livello territoriale. Che è proprio la Regione. Regione che, con risorse proprie, trasferimenti statali o come interfaccia diretta con le istituzioni europee, destina poi le risorse a questa o a quell’opera, a questo o a quel progetto. Regione che, al tavolo della Conferenza permanente con lo Stato può far sentire la propria voce e che sarà rappresentata, se la riforma andrà in porto, nel nuovo Senato delle Autonomie.
Per questo, al di là dell’importanza in sé dell’appuntamento elettorale, il voto di primavera assume valenza doppia se non tripla. E in questo senso sarà importante che i diversi partiti, che rappresenteranno la maggioranza e l’opposizione, garantiscano la maggiore rappresentatività possibile dei loro territori, spesso complessi e difficilmente rappresentabili in maniera unitaria. E in questo senso la reintroduzione delle preferenze, in collegi a livello provinciale (salvo che per l’area fiorentina), potrebbe aiutare, alla fine, a portare in Regione eletti che raggiungano un consenso più ampio rispetto alle loro zone di appartenenza.
E sarà importante in futuro, e nella valutazione politica in sede di riforma, anche garantire tale rappresentatività territoriale anche in Parlamento magari, come è già in cantiere, scegliendo il meccanismo di collegi piccoli e omogenei in cui suddividere il territorio nazionale.
La naturale conseguenza di tutto questo è che la selezione dei candidati da inserire in lista per le regionali sarà terreno di una dialettica forte all’interno dei partiti e delle coalizioni, come sempre succede quando la posta in palio è alta. Per le scelte, comunque, molto dipenderà dalla data effettiva del voto e anche da quanto accadrà a livello nazionale. Se si dovesse andare a elezioni anticipate, infatti, tutto lo scenario potrebbe rapidamente cambiare. Di certo c’è che fra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo se ne vedranno delle belle. La scelta finale, poi, spetterà soltanto agli elettori.

Enrico Pace