Giglio, 175mila euro di debiti fuori bilancio da riconoscere

di Paolo Lazzari
Giglio: si procede con ottimismo. Le commissioni bilancio e partecipate hanno approvato congiuntamente, questo pomeriggio, tre delibere cruciali per i destini del teatro di Lucca. Sul tavolo c’erano il bilancio consuntivo, quello preventivo e la questione dei debiti fuori bilancio, tutte superate con un voto favorevole (da registrare l’astensione dei consiglieri Buchignani, Martinelli e Leone). Il direttore del teatro Manrico Ferrucci e l’amministratore unico Stefano Ragghianti spiegano per un’ora buona, con dovizia di particolari, numeri e situazioni problematiche, proponendo soluzioni ed ascoltando i suggerimenti dei consiglieri di minoranza, i quali dimostrano di apprezzare la limpidezza dell’esposizione. Il dato che emerge al culmine di due ore di discussione è univoco, secondo i suoi vertici: il Giglio ha imboccato la direzione giusta e può uscire, con l’aiuto di tutti, dalle secche in cui era andato a cacciarsi.
Ottimismo collettivo, dunque, anche a fronte dei numeri che vengono approvati: il bilancio consuntivo chiude facendo registrare una perdita di esercizio pari a 175.290,00 euro, disavanzo da cui scaturisce la medesima cifra in termini di debiti fuori bilancio (che dovrà riconoscere il consiglio comunale). Dato cruciale: al punto 2 della delibera si dà atto che nel bilancio annuale e pluriennale (2015-16) sono state collocate le risorse necessarie a garantire il completo ripianamento della perdita accertata. In particolare sono stati accantonati circa 58mila euro per l’esercizio in corso e altri 58mila per ciascuno degli esercizi 2015-16.
Quanto al bilancio economico di previsione, la cifra approvata è di 3.301.769,56 euro e, tra le entrate, è previsto un contributo dal Comune di Lucca pari a 1.185.000,00 euro. Quest’ultima elargizione, come ricorda l’assessore Enrico Cecchetti, è il risultato di una progressiva diminuzione: “Nel 2009 si parlava di 1 milione e 600mila euro – spiega – quindi si va nella direzione di un rigore dovuto anche alle contingenze economiche, ma del resto sono proprio rigore e coerenza le caratteristiche che chiediamo a chi amministra il Giglio”.
Un imprinting che viene ricevuto forte e chiaro da Ragghianti e Ferrucci, anche se il primo tiene a precisare che “un teatro che deve ripartire ha bisogno del sostegno di tutti, sia psicologico che economico”. Come dire: ok il rigore, ma i soldi da investire servono. E, del resto, l’idea che filtra potente e uniforme dalle schiere di maggioranza ed opposizione è netta: il Giglio non deve più essere un fardello, ma una risorsa concreta per rilanciare la città.
“Quando siamo arrivati – osserva Ferrucci – il teatro versava in una situazione di squilibrio cronico: adesso stiamo progressivamente correggendo il tiro. La situazione finanziaria migliora, stiamo sviluppando co-produzioni con molte importanti realtà italiane e lavoriamo in sinergia con la Fondazione Puccini e l’Istituto Boccherini. Abbiamo risorse umane e patrimoniali da cui attingere e, cosa più importante, un piano di programmazione preciso dove ogni evento trova riscontro in una spesa sostenibile. Io credo che ci siano almeno tre settori cui non possiamo proprio rinunciare: la lirica, la formazione e la prosa. Abbiamo organizzato tanti corsi e laboratori: sono venuti circa 4mila ragazzi con le rispettive famiglie. Poi abbiamo dato spazio anche ad anziani e disabili. Le difficoltà maggiori? Le abbiamo patite all’inizio, quando non sapevamo con certezza se il teatro dovesse essere chiuso per lavori: oggi possiamo dire che, pur essendo necessari alcuni interventi di ammodernamento (ad esempio l’aria condizionata), questo non accadrà se non per brevi periodi. Nuovi investimenti? Stiamo valutando la possibilità di avere una torre scenica”.
Poi c’è la questione del passaggio da azienda speciale a Fondazione: “E’ una possibilità – dice Ragghianti – ma non si fa in un giorno e servono requisiti specifici, come un patrimonio netto positivo”. Sul punto interviene anche l’assessore Giovanni Lemucchi: “Non si pensi che quella della Fondazione sia la soluzione per ogni problema – chiosa – perché poi devono seguire gli investimenti. Però resta certamente una strada percorribile”.
Altri fronti bollenti, sollevati dai consiglieri di minoranza Martinelli, Leone e Buchignani, sono quelli relativi al costo del personale, all’assenza di un laboratorio sceno-tecnico e ad un miglior utilizzo dell’ex Casa della città. Su tutte queste questioni interviene Ragghianti: “Ad oggi abbiamo 32 dipendenti – spiega – di cui 29 a tempo pieno indeterminato e 3 a tempo parziale indeterminato. Poi ci sono una cinquantina di persone che operano con contratti di prestazione occasionale o altre formule, come le maschere, ma in questa cifra mettiamo pure quelli che fanno due settimane l’anno, per dire. Di sicuro la volontà è quella di impegnare al meglio le risorse che abbiamo già. Erano 22 nel 2009? Ne sono stati assunti 4 (a tempo indeterminato) un anno fa e quella cifra non contava il personale di biglietteria. Proprio riguardo ai tickets vorremmo che l’ex Casa della città diventasse una biglietteria unica, dove magari si possano acquistare anche i tagliandi relativi all’intero cartellone provinciale. Riguardo al magazzino scenico, oggi abbiamo una collocazione inadeguata a San Filippo. Credo che diventerà una priorità per il 2016, non per quest’anno. Paghiamo 6mila euro di affitto alla manifattura? Sì, perché abbiamo molto materiale, ma l’obiettivo è quello di abbattere anche questo costo”.
Sul fronte eventi, intanto, incalzano i Giorni di Puccini: “Stante anche la situazione vissuta dalla Fondazione Puccini di Torre del Lago – spiega Lemucchi – e le oggettive ristrettezze economiche di tutti, l’idea è quella di operare mediante integrazioni su più livelli tra tutti gli attori in gioco”. Una cosa però è chiara: il binomio Giacomo Puccini-Lucca deve diventare un brand di carattere internazionale. I più critici potrebbero rammentare che Andrea Colombini, presidente del Puccini e la sua Lucca Festival, va martellando in questa direzione esattamente da un decennio, ma Ferrucci non ha bisogno di essere incalzato: “Sappiamo bene – dice spontaneamente – quanto Colombini abbia fatto di meritorio per Puccini e per Lucca, sin qui. Però Lucca non è ancora la città di Puccini, almeno non sembra che lo sia: dobbiamo continuare ad intervenire in questa direzione in modo massiccio”.