L’associazione “Per non morire”: “La riforma della sanità ulteriore decadimento del servizio sanitario regionale”

Riforma della sanità, sul tema interviene anche l’associazione Per non morire, anche a seguito della polemica del segretario della Funzione Pubblica della Cisl, Luciano Cotrozzi: “Per noi è abbastanza chiaro – dice l’associazione – che, questa manovra politica – finanziaria è più di facciata che di veri e propri risparmi, magari oculati ed attenti. Ormai l’organizzazione del lavoro ospedaliero del sanitario della ricerca della salute dei cittadini, passa sempre più da operazioni dettate da chi non ha, a seguito della sua formazione professionale, il polso della situazione e, altrettanto spesso, chi dirige è imbevuto da interessi, ancorchè, legittimi, propri che, secondo noi, non hanno niente in comune con quelli della collettività. Pertanto, come ben afferma la Cisl, dietro questo turbamento dirigenziale si cela un abbattimento del numero del personale, un adeguamento alle risorse finanziarie in essere per la tutela della salute del cittadino.Quindi, prospettare nei prossimi anni circa 200-300 sanitari e simili in meno è, sempre per noi, anche ottimistico e poco verosimile”
“Più in generale – prosegue l’associazione – vogliamo ricordare in modo sintetico come, la tutela dei nostri servizi, prende vigore si edifica e si esplica in concreto. Alla Corte dei Conti di predisporre il referto sul costo del lavoro da presentare al Parlamento ai sensi dell’articolo 60 del decreto legislativo 165/2001 – comprensivo anche del monitoraggio della contrattazione integrativa previsto all’articolo 40 bis dello stesso decreto legislativo 165 – e di utilizzare le informazioni raccolte per le attività di certificazione degli oneri contenuti nelle relazioni tecniche dei contratti collettivi di lavoro del pubblico impiego stipulati dall’Aran e dal governo stesso; al governo di adottare decisioni di finanza pubblica in tema di pubblico impiego e di quantificare gli oneri dei contratti e degli incrementi retributivi del personale statale non contrattualizzato; all’Aran di quantificare gli oneri per i rinnovi contrattuali; all’Istat di predisporre le statistiche sul pubblico impiego; ad altri organismi pubblici di utilizzare per fini conoscitivi i dati pubblicati sul web; al parlamento di verificare le relazioni tecniche dei provvedimenti legislativi sul pubblico impiego al ministero dell’interno di predisporre le elaborazioni previste dal decreto legislativo 267/2000, articolo 95, in materia di censimento degli enti locali al ministero della salute di predisporre le elaborazioni di competenza sui dati di specifico interesse”.
“Come potete leggere – prosegue Per non morire – non manca proprio niente affinchè vi siano pubblici servizi adeguati e consoni alle richieste di salute, ed altro, da parte di cittadini che, con il loro contributo fiscale si impegnano affinchè vi sia solidarietà sociale. Nel frattempo in sanità accade che i malati cronici non autosufficienti sono arrivati a 18 milioni, i posti letto diminuiscono, le liste di attesa si allungano, i ticket sono cresciuti del 25 per cento, chi può spende di tasca propria per curarsi, chi non può rinuncia alle cure, 33mila operatori sanitari sono precari e rischiano di essere espulsi dal sistema, 100 mila lavoratori sanitari sono senza certezze e senza contratto dal 2007. In questi anni, invece, ancora niente costi standard, si continua a spendere male; l’Italia ha investito solo lo 0,5 per cento del Pil in prevenzione, la media Ue è 2,9 per cento, non si è creata una rete territoriale integrata in grado di assistere 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, gli operatori della sanità hanno perso in media 3.300 euro in busta paga”.
“Concludiamo in modo ironico e scaramantico – dice l’associazione – Ben venga la legge regionale delega per la riorganizzazione dei vertici aziendali sanitari, non ci sarà altro che migliorare Ma permettetici di sospettare un decadimento ulteriore e degradante dell’intero servizio sanitario regionale”: