Piano strutturale, i comitati chiedono chiarezza

4 dicembre 2014 | 18:31
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Piano strutturale, i comitati chiedono chiarezza

Quanto suolo è stato consumato con i precedenti piani strutturali, quante sono le nuove edificazioni invendute o inutilizzate. Quanto è il patrimonio edilizio pubblico dismesso. E ancora, quanto è il suolo che il nuovo piano strutturale vuole consumare e inoltre l’amministrazione come vuole bilanciare le nuove edificazioni con il recupero di suolo da destinare a spazi verdi attraverso l’abbattimento di volumi esistenti oppure questa è un eventualità.
Sono le questioni avanzate dai movimenti ambientalisti, dai comitati e dagli altri soggetti chiamati in causa su una valutazione delle metodologie preliminari messe in campo per la realizzazione del nuovo piano strutturale di Lucca. I temi sono contenuti in un documento inviato all’amministrazione comunale, dove  viene precisato che non si vuole criticare il lavoro fatto fino a qui, ma si entra nel merito delle impostazione del documento che per i prossimi anni regolamenterà lo sviluppo urbanistico di Lucca e che dovrebbe almeno in parte rimediare all’eccesso di consumo di suolo che è stato fatto, secondo il centro sinistra nel corso degli ultimi 12 anni, durante il governo dell’amministrazioni di Fazzi e Favilla.

I firmatari del documento sono Italia Nostra Lucca, comitato Lucca per una Sanità Migliore, Legambiente Lucca, No Elettrodotto Oltreserchio, Wwf Lucca, Area Dismessa 55100, associazione dei residenti di S.Concordio, Salviamo il Paesaggio, Associazione Parco di S.Anna, Stop al Consumo di Territorio, Associazione Perla – Per l’Ambiente, Lucca Bene Comune, Comitato contro gli Assi Viari, comitato Lucca Est Sergio Ghiselli, comitato Lucca per una Sanità Migliore che nel documento dicono: “Deve essere meglio dettagliato il dato, la strategia ed anche il quantum dell’eventuale nuovo consumo di suolo che è intenzione degli amministratori e dei tecnici proporre e tale dato deve essere esposto e determinato, riteniamo esclusivamente a priori nel piano strutturale, non lasciando margini di confidenza o discrezionalità o variabilità allo strumento operativo (il regolamento urbanistico ndr), se non in limiti minimi di tolleranza necessari per un’esplicazione di dettaglio. La comunità lucchese deve scegliere nel piano strutturale se e quanto nuovo consumo di suolo si andrà a concedere”. Insomma i comitati e gli ambientalisti questa volta a differenza di quanto sostengono sia accaduto in passato, chiedono che il piano strutturale sia uno strumento più rigido e che non lasci margini d manovra su base di discrezione nella sua fase attuativa.
Poi nel documento viene affrontata la questione del bilanciamento zero, ovvero secondo l’indirizzo dato al nuovo piano strutturale il rapporto tra il suolo utilizzato per nuove edificazioni e quello autorigenerato (anche attraverso abbattimenti) deve essere zero, un indicatore che da un lato garantirebbe un bilanciamento, ma che espresso in questi termini, secondo i firmatari del documento, rischia di lasciare un’ambiguità, ovvero prima di edifica il nuovo e poi si abbatte l’esistente per autorigenerare suolo verde. Ma mancano le garanzie che questo avvenga a parere dei movimenti di area ambientalista che spiegano: “Il concetto ad oggi ci appare ambiguo e poco applicabile ad una realtà di medie o piccole dimensioni come Lucca (ma più proprio di grandi realtà urbane). Anzi sembra quasi che per legittimare le vigenti ed ulteriori previsioni di nuove lottizzazioni, si metta il concetto che le stesse sono fattibili, purché si autorigeneri suolo da altre parti”. Poi i movimenti aggiungono “Ci chiediamo: quale sarà il criterio con cui verrà scelto il suolo urbanizzato da rigenerare a verde?”
Poi i firmatari pongono la questione della correzione degli errori a loro avviso commessi in passato in particolare sulle lottizzazioni che prevedevano l’inserimento di grandi complessi immobiliari con varie vocazioni, uno per tutti il vecchio piano attuativo della Valore a Sant’Anna. “Ad oggi – si legge nella lettera – il vigente piano continua a prevedere l’edificabilità di ampie porzioni di territorio rimaste non edificate solo per la crisi del settore immobiliare. I documenti nulla citano circa la volontà di mantenere od eliminare queste ampie lottizzazioni in previsioni, e se eliminate, come comunque auspicabile, con quali eventuali risarcimenti verso i proprietari delle aree che hanno per anni pagato le imposte relative ( ad aree edificabili ndr)” Insomma un interrogativo importante che rimane per ora senza risposta.
Poi dai comitati arrivano anche proposte più concrete riguardo alle necessità del territorio urbano di Lucca e del suo futuro sviluppo. Uno dei suggerimenti ad esempio è la previsione di recuperare edifici attraverso tecniche di bioedilizia con ristrutturazioni di piccoli volumi anziché l’edificazione di nuove volumetrie impattanti e risparmiando in questo modo suolo. Inoltre c’è la questione delle necessita del tessuto urbano e dei suo abitanti: “E’ necessario – dicono dai vari movimenti – individuare, valorizzazione e ricercare aree e spazi pubblici per sviluppare il senso di comunità. Ciò è legato anche al tema del riuso che significa ristrutturare, convertire, abbattere barriere architettoniche, mettere a norma antisismica ed energetica, il tutto con attenzione anche al centro storico, dando ossigeno alle ditte edili locali, creare luoghi rinnovati che possano dare risposta alle molte esigenze residenziali e sociali dei cittadini , aumentare le residenze nel centro storico, dotandolo di servizi di cittadinanza”. Altra questione che viene affrontato è quella delle grandi volumetrie della periferia in particolare quelle previste dal precedente regolamento urbanistico a San Concordio, qui i comitati chiedono delucidazioni sui carichi urbanistici e sulle eventualità di recuperare spazi a verde. Secondo il comitato questi temi devono essere già pianificati nell’ambito del piano strutturale e non essere lasciate all’applicazione nel regolamento urbanistico. Poi aggiungono: “Altro tema importante, a nostro avviso, quello relativo alla riqualificazione delle periferie, dando dignità a tutte quelle realtà che in questi anni hanno visto solo cemento e caos”.
I comitati inoltre inseriscono nel loro documento due questioni di grande attualità ovvero l’inserimento degli assi viari e delle nuove strade nel tessuto urbano che necessitano assolutamente, di interventi di bilanciamento urbanistico per evitare di andare a gravare pesantemente su alcune aree. Poi la questione della riqualificazione degli spazi urbani attraverso il recupero e la realizzazione della opere accessorie come parchi e parcheggi piste ciclabili ormai diventati indispensabili a loro parere. E ultimo, ma non per importanza, è il tema dell’assetto idrogeologico del territorio di cui un regolamento urbanistico – sempre secondo i comitati e le varie organiozzazioni firmatarie del comune – deve tenere conto, in particolare riferito alla questione della Val Freddana colpita da pesanti esondazioni negli ultimi mesi.
Ora bisognerà capire il peso di questa presa di posizione da parte dei comitati, che pur proponendosi in modo costruttivo nei confronti dell’amministrazione comunale evidenziano questioni importanti nell’impostazione del lavoro per la realizzazione del nuovo piano strutturale che l’amministrazione Tambellini ha iniziato a elaborare e dal quale in molti si aspettano cambiamenti e correzioni alle politiche edificatorie del passato. (G.M.)