I giovani di Area Dismessa: “Va salvato il cinema Italia”

15 dicembre 2014 | 16:39
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I giovani di Area Dismessa: “Va salvato il cinema Italia”

“Quale futuro per il Cinema Italia?”. Se lo chiede il gruppo Area Dismessa 55100 che raggruppa collettivi studenteschi e Torpedo che chiedono alle istituzioni di intervenire per far riaprire la sala. “Da anni ormai, da quando nel centro di Lucca, di cinema, ce ne erano ben sette, il Cinema Italia, è stato un cinema d’essai, dove ai grandi kolossal hollywodiani si contrapponeva spesso e volentieri un cinema d’autore, diverso e oggi come oggi non scontato da trovare. Peccato però che il complesso è stato messo in vendita nel 2011 a 2 milioni di euro, a poco sono servite le trattative di chi viveva il luogo, come il Cineforum Ezechiele, o le pressioni dei comitati e dei collettivi cittadini, spaventati dall’idea di perdere l’ennesimo cinema”.

“La Curia imputa la necessità della vendita al passaggio tecnologico dalla pellicola al sistema di proiezione digitale, che la Regione Toscana avrebbe finanziato al 50%, lasciando l’onore alla proprietà di investire 35mila euro. Ma neanche questo compresso vantaggioso ha fermato la necessità di svendere questo bene per fare cassa e ricavare qualche profitto da un bene comune fondamentale come il Cinema Italia, tra gli ultimi luoghi culturali della città. Unico interessato sembra esser stato l’onnipresente Mimmo D’Alessandro, che se fosse aiutato vorrebbe comprare e ricostruire l’intera città a sua immagine e discrezione. L’Italia infatti non è tutelato dalle Belle Arti e potrebbe essere abbattuto totalmente e, com’era nel progetto del patron del Summer Festival, sostituito da un club alla moda. Fortunatamente di questo progetto non se n’è fatto nulla, anche perché la cifra offerta era troppo bassa. Dal 2014 poi il Cinema ha visto la chiusura definitiva, sotto la dicitura ‘chiuso per lavori’ che ne vorrebbe nascondere lo stato di degrado e abbandono, visto che di lavori non c’è neanche l’ombra. Ci chiediamo, ancora una volta, se all’interno della nostra città si vuole perdere un altro bene comune, per lasciarlo alla distruzione di alcuni speculatori che, come nel caso del Cinema Nazionale, lo potrebbero sostituire con le ennesime palazzine vuote”.