
Giunge finalmente in consiglio comunale e viene approvato (con 16 favorevoli, 2 contrari e 3 astenuti) il testo definitivo del regolamento comunale per il riconoscimento delle unioni civili, messo nero su bianco dalle commissioni sociale e partecipazione: si tratta di un corpo normativo agile, presentato dall’assessore e vicesindaco Ilaria Vietina come un vero passo in avanti nella struttura della vita sociale cittadina. Non viene invece a sorpresa approvata l’immediata eseguibilità del testo. L’amministrazione aveva fatto inoltre propri gli emendamenti proposti dalle commissioni partecipazione e sociale.
Ad illustrare in modo circostanziato il testo in seno all’emiciclo è proprio l’assessore Vietina, che si sofferma soprattutto sulla ratio che caratterizza il documento: “L’idea posta alla base di questo testo – spiega – è quella di fornire uno strumento che garantisca il reciproco rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno. Il quadro normativo esistente risultava incompleto, per cui proponiamo l’adozione di un registro che che ci pone al passo con i tempi e le esigenze odierne. Del resto è dalla stessa Costituzione italiana che emerge questa esigenza di tutela. E’ un regolamento snello, che si compone di 7 articoli: è di semplice interpretazione, non sarà una gabbia per nessuno”.
Seguono gli interventi dei consiglieri Renato Bonturi e Diana Curione, i quali pongono parimenti l’accento sull’importanza di un testo che, viene ricordato, è stato fortemente voluto dallo scomparso consigliere Alessandro Bertolucci.
Non partecipa alla votazione il Pdl, che esprime le proprie ragioni per bocca del consigliere Mauro Macera: “Comincio sottolineando il grande rispetto per l’impegno che il consigliere Bertolucci aveva messo nel progetto del l’istituzione del registro delle unioni civili. Rispetto doveroso perché chi crede fortemente in qualche cosa che intende concretizzare e si adopera, convinto della bontà e della serietà della proposta, è degno, almeno e comunque, di ricordo. Il mio collega Martinelli ha sempre detto che l’istituzione di detto registro non è considerata da noi una questione prioritaria; concordo con lui e dico che Lucca ha ben altre esigenze e molto spesso di quelle importanti il Consiglio Comunale non se ne occupa o le dimentica volentieri. In questo mio breve intervento non girerò sull’argomento. La contrarietà mia e quella di Martinelli non sta solo ed unicamente nell’istituzione del registro delle unioni civili. Noi vi contestiamo – ha proseguito Macera – due cose. In primis quella di elevare una scelta privata a valore pubblico, in secondo luogo perché abbiamo la certezza che, con questo vostro disegno,voi tendiate, in un futuro assolutamente prossimo, ad equiparare una possibile coppia gay alla famiglia che resta, per noi almeno, l’unico asse importante di ogni società e di ogni civiltà, e il luogo originario in cui si rigenera e si perpetua la stirpe. Noi siamo fermamente contro queste vostre possibili scelte civili e politiche, queste vostre idee e questi vostri impegni che non condivideremo mai, perché il registro delle unioni civili non è altro che il primo passo per raggiungere il fine a cui mirate e per la costituzione di una futura società che non è la nostra. Non parteciperemo dunque al voto, perché non vogliamo sentire l’umiliazione di aver offerto anche solo un minimale contributo per la costruzione di un’Italia diversa, nei valori e nei sentimenti, da quella in cui abbiamo sempre creduto. Chiediamo che sia la città ad esprimersi sull’istituzione del registro delle unioni civili a Lucca attraverso un referendum popolare”.
Atteggiamento di chiusura nei confronti del regolamento anche da parte del consigliere di Governare Lucca Piero Angelini, che ritiene opportuno non partecipare alla votazione perché, dice, il testo è del tutto irrilevante: “Non sono contrario al principio in sé – ammonisce – ma ho dei dubbi sulla possibilità che questo intervento sortisca degli effetti veri e proprio, al di là di quelli simbolici. Serve un impulso legislativo, anche e soprattutto sulla base delle sentenze che provengono dalla Corte Costituzionale. Poi abbiamo un presidente del Consiglio che già ha promesso di intervenire sulla materia, per cui non riesco a capire cosa possa aggiungere questo regolamento. Qui poi vengono messi sullo stesso piano i gay e le coppie di fatto: a mio avviso per le coppie omosessuali è necessario adottare la disciplina che è stata pensata in Germania, dove si garantisce loro il riconoscimento di pari diritti rispetto agli eterosessuali, eccetto quello all’adozione. Inoltre se a una coppia di fatto si garantiscono tutti i diritti di chi si sposa, allora sarebbe da abolire il matrimonio”.
Di regolamento “vuoto e ipocrita” parla invece il consigliere Roberto Lenzi dell’Idv, che vota contro: “Il regolamento non fa distinzione tra le diverse formazioni sociali e mentre nella deliberazione che accompagnava il regolamento si faceva riferimento ad una pluralità di formazioni sociali costituzionalmente tutelate, nel regolamento tale riferimento veniva meno e, anzi, se ne riduceva inopinatamente il campo, limitandosi l’attenzione alle sole unioni di fatto in senso stretto, escludendosi tra l’altro ipotesi di convivenza a fini assistenziali quali quelle tra fratelli e/o sorelle o quelle tra cognate e/o cognati molto diffuse nella nostra zona, soprattutto tra anziani e disabili, ovverosia proprio due delle categorie che la delibera indicava tra quelle che si volevano tutelare”.
A difendere la scelta del testo interviene la consigliera Pd Valentina Mercanti: “Tutto si può dire meno che si tratti di un corpo normativo ipocrita – osserva – e non penso sia il caso di mettersi a questionare sulle virgole in sede di consiglio comunale. Penso che questa sia una battaglia di civiltà che va portata avanti: poi è chiaro che tutti auspichiamo un interventi legislativo di carattere nazionale, ma per ora ancora non ci siamo. L’opposizione dice che non lavoriamo sulle priorità? Sarebbe bello fare un confronto tra quanto lavorano le attuali commissioni e quanto facevano nel recente passato: noi abbiamo affrontato e discusso decine di tematiche e, quest’oggi, usiamo l’unico strumento possibile”.
Chiara anche la posizione del consigliere Andrea Pini (Gruppo Misto): “L’adozione del regolamento è un atto di per sé meritorio – dice – anche se sono d’accordo con Angelini quando dice che avrà solo un valore simbolico. Poi sono rimasto stupito, una volta entrato in commissione, dal fatto che nel testo non venisse mai formulata la parola dovere. Il documento non mi pare, nel complesso, rigoroso come dovrebbe essere”.
Vota contro il consigliere Lido Fava (Liberi e Responsabili) e lo fa utilizzando parole forti: “L’istituzione di questo registro non ha sortito alcun effetto in altre città, come ad esempio Bologna, e per risolvere la questione serve l’intervento del legislatore nazionale. Trovo che questo testo sia il primo passo verso il riconoscimento dei matrimoni gay e, per me, l’omosessualità rappresenta un disordine morale”.
Si astiene anche il consigliere Angelo Monticelli, che ritiene il testo troppo debole, pur apprezzando lo sforzo. Stessa scelta per Pietro Fazzi, il quale ritiene il consiglio comunale incompetente in materia: “Non è un tema che deve essere affrontato qui – spiega – soluzioni possono essere trovate solo in sede parlamentare. Sarebbe meglio che il consiglio comunale si fermasse fin quando è in tempo”.
Anche Laura Giorgi (Movimento Cinque Stelle) parla di testo inadeguato: “Questo è un regolamento di facciata – dice – e mi spiace anche perché sarei tentata di votare sì, perché credo nella costituzione di un registro, ma non con queste modalità. Per cui mi asterrò”.
A tornare sull’importanza del regolamento è il consigliere Pd Francesco Battistini: “Certo che serve un intervento di livello nazionale – osserva – ma nel frattempo è importante partire dai Comuni”. Battistini legge poi un intervento scritto qualche mese fa dal consigliere Alessandro Bertolucci, avente ad oggetto il tema dei diritti della persona.
Alla fine la delibera è stata approvata con 16 voti favorevoli, due voti contrari (quello di Lenzi dell’Italia dei Valori e di Lido Fava di Liberi e Responsabili) e tre astenuti.
Paolo Lazzari
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