Provincia, il Consiglio si schiera con i lavoratori

29 dicembre 2014 | 16:36
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Provincia, il Consiglio si schiera con i lavoratori

Hanno risposto in tanti all’appello per il consiglio provinciale straordinario in programma oggi pomeriggio (29 dicembre) per discutere della riforma delle province e sugli effetti dell’occupazione. Un’assise che ha visto l’appello da parte dei lavoratori. In sala, infatti, per un dibattito aperto, oltre ai lavoratori, ai sindacati e alle Rsu parlamentari (i senatori Marcucci e Granaiola e l’onorevole Raffaella Mariani), consiglieri regionali di ogni posizione politica, sindaci e assessori. Fra le prime file, infatti, i sindaci di Lucca, Capannori, Altopascio, Porcari, Borgo a Mozzano (Andreuccetti è anche segretario territoriale del Pd), Castelnuovo, Bagni di Lucca e Pescaglia mentre per il Comune di Lucca sono presenti il sindaco Alessandro Tambellini e l’assessore al personale Francesco Raspini. 
Il fulcro dell’incontro è nell’intervento delle Rsu della Provincia che chiedono al consiglio provinciale e a tutti i politici presenti impegni concreti e dettagliati per il futuro occupazionale dei dipendenti dell’ente. A intervenire, in apertura, è il rappresentante delle Rsu Barbara Bertacchini, a nome di tutti i dipendenti della Provincia: “Da almeno tre anni – ha detto – subiamo gli effetti distruttivi di una campagna denigratoria indegna, in forza della quale siamo stati tacciati di essere soltanto dei fannulloni. Oggi parliamo di servizi pubblici essenziali per i cittadini e per il territorio, che rischiano di scomparire per sempre. I referenti delle istituzioni devono acquisire la consapevolezza che la situazione è cambiata: c’è un groviglio normativo che va risolto adesso, prima che sia troppo tardi, prima di trascinare a fondo tutti gli enti pubblici. Nessuno può salvarsi da solo. Il processo di riordino istituzionale legato alla Legge Delrio risente, nelle ultime settimane, della legge di stabilità, che prevede un ulteriore taglio di un miliardo di euro alle Province: questo soltanto per il 2015. Si tratta di un prelievo che crescerà nel tempo, a fronte del quale non sarà più possibile erogare servizi fondamentali”.

“Abbiamo chiesto – spiega – ai parlamentari eletti nei collegi della provincia di Lucca che si adoperino perché il governo porti avanti il riordino istituzionale salvaguardando i servizi sul territorio e chiediamo che propongano emendamenti alla legge di stabilità, per ridurre decisamente insostenibili tagli (media nazionale 51% delle risorse 2014, secondo fonte Upi, ndr). Come se non bastasse poi, per la prima volta una legge applica la risoluzione del rapporto di lavoro al pubblico impiego: il 1° maggio 2019 qualcuno di noi festeggerà la festa dei lavoratori con un lavoro che non c’è più. Noi, però, non siamo dipendenti in esubero di enti in disfacimento. Chiediamo ai componenti lucchesi del consiglio regionale della Toscana che le competenze che la legge 56/2014 attribuisce alle Regioni siano portate avanti nella salvaguardia dei servizi sul territorio. Chiediamo che riflettano sulle funzioni fino ad oggi delegate alle province e di adoperarsi affinché la Provincia di Lucca mantenga le attuali funzioni, che venga salvaguardata la professionalità dei lavoratori ed il loro salario accessorio, così come previsto dalla legge 56/2014. Chiediamo ai sindaci e presidenti delle unioni di comuni della provincia che si adoperino affinché siano salvaguardati i servizi sul territorio, sostenendo un processo di riordino che garantisca le risorse finanziarie necessarie per il mantenimento dei servizi e la retribuzione del personale”. “Siamo in presidio da 10 giorni – chiude – e lo continueremo fino al 7 gennaio, per poi riprogrammare ulteriori attività. Ci hanno assicurato che non sarebbe successo nulla, ma ci hanno ingannato: la situazione è quella prevista oggi dalla legge. Chiederemo per questo un altro consiglio straordinario a stretto giro di posta”. Le Rsu ritengono inoltre indispensabile, per la gestione dei complessi processi in corso, l’utilizzo della cabina di regia definita nell’accordo tra Regione,Anci,Upi e OO.SS dell’8 luglio 2014.

Fra i politici il primo a intervenire è il presidente Stefano Baccelli: “Grazie ai parlamentari, consiglieri regionali e sindaci per la loro vicinanza – dice – Parto da un esempio semplice: lo stipendio dei cinquanta cantonieri della provincia di Lucca, il cui servizio lascio alla valutazione dei cittadini, fa sì che il costo del nostro personale sia maggiore rispetto a quello di altri enti. Ma questo non è un costo maggiore in termini di tasse. Non abbiamo esternalizzato i servizi, perché volevano persone radicate sul territorio, che lo conoscono. Queste persone non possono essere assorbite dai comuni: la legge Delrio fornisce un’altra possibilità, quella di immetterli nelle Regioni. Bene, da un certo punto di vista, ma difficilmente li vedremo più sui nostri territori”. 
”Dall’1 gennaio – prosegue Baccelli – non abbiamo più i soldi grazie alla legge di stabilità, ma abbiamo sempre tutte le competenze ed il personale. Il numero dei dipendenti delle province toscane nel 2014 è di 4313, per una spesa complessiva di 160milioni e 124mila euro. Se venisse applicata la legge Delrio assisteremo alla riduzione del 50% per le province e del 30% per le città metropolitane. Credo che una volta usciti dal passaggio della legge di stabilità con le ossa rotte, perché le nostre molte richieste non sono state accolte, ci dovremo rivolgere alla Regione Toscana. Serve un gioco di squadra: qualunque cosa decida la Regione Toscana, è necessario che trovi le risorse per la retribuzione e per il mantenimento dei servizi. Non possono essere i Comuni, da soli, a risolvere la questione assorbendo personale. Ringrazio i pochi sindaci che si sono già proposti, ma la soluzione non può essere frammentata. Abbiamo chiesto un incontro a Rossi per rilanciare su enti di Area Vasta nuovi, anche solo cinque o sei, caratterizzati da maggior efficienza e minor costi. A livello locale cercheremo di riorganizzare le mobilità: credo che i Comuni potranno soltanto darci una risposta parziale, però”. Una risposta, nel frattempo, cerca di darla la stessa provincia di Lucca, sbloccando ufficialmente 5 milioni di euro per il pagamento delle imprese, mediante la vendita di azioni Salt. 
Gli fanno eco i consiglieri regionali presenti in aula. Giuseppe Del Carlo (Udc) prova però prima di tutto a bacchettare Baccelli e afferma: “Sarebbe stata utile, oggi, anche la presenza di un rappresentante della giunta regionale oltre ai consiglieri. Lo dico perché il governatore Rossi, tre giorni fa, ha detto che i tre livelli istituzionali sono insostenibili. Sarebbe stato opportuno avere qualcuno qua a spiegarci meglio un punto di vista peraltro condivisibile. Voglio anche ricordare che noi dell’opposizione abbiamo sempre detto al presidente Rossi che bisognava partire dai tagli alle partecipate: è lì che si annidano i problemi principali e, ora, qualcosa comincia a muoversi”. Per Giovanni Santini (Forza Italia) “Siamo di fronte allo scempio di aver iniziato un percorso che non poteva che concludersi in questo modo, una agonia a tappe, di fronte alla quale bisogna fare una battaglia di resistenza, ma tutti uniti. Grazie alla vendita di azioni Salt la Provincia di Lucca vive una temporanea situazione di minor indigenza, ma la situazione è comune a tutti. I consigli regionali debbono essere momento di indirizzo, non di ratifica di quanto già deciso dal governo. Per questo nella conferenza dei capigruppo chiederemo una prima convocazione urgente del consiglio regionale su questi temi e ciò ci consentirà uno spazio di discussione importante”. Poi ecco anche gli interventi più attesi, quelli dei parlamentari del territorio. Il senatore Andrea Marcucci non si nasconde e, anzi, avanza promesse importanti: “Ho votato la legge di stabilità – dice – perché reputo che sia opportunità di rilancio e di risanamento del paese. La vicenda delle Province va avanti da almeno cinque anni, ma prima di oggi non si registravano grandi opposizioni. Voglio prendere un impegno preciso, ovvero quello di assicurare a tutti i dipendenti che nessuno perderà il posto di lavoro. Io ne sono convinto ed ho avuto raccomandazioni rispetto a questo. Sono disposto a mettermi in discussione su questo punto”. “Condivido il grido di dolore dei dipendenti delle province – aggiunge la senatrice Manuela Granaiola, il cui intervento viene anche fischiato per qualche istante – Il governo ci ha invitato a rassicurare tutti i dipendenti, perché a casa non andrà nessuno. Le risorse andranno trovate insieme alla Regione e le troveremo: intanto abbiamo iniziato con la rinegoziazione dei mutui. La legge di stabilità ormai c’è, il pessimismo non serve a nulla”. 
Tuona, invece, il consigliere provinciale Ardelio Pellegrinotti: “Usciamo dall’ipocrisia – dice –  perché la situazione è realmente difficile. Come è possibile mantenere i servizi tagliando 1 miliardo alle province e 440 milioni alla Regione Toscana?”. Posizione mite, invece, quella dell’onorevole Raffaella Mariani, che vede, invece, una luce di speranza: “Dalla contrattazione dei mutui alla salvaguardia dei centri per l’impiego, qualcosa intanto si è mosso – dice la parlamentare di San Romano – Confido che a questo segnale d’aiuto, che fornisce un poco di ossigeno, seguano altri fatti concreti. Comuni e enti locali dovranno gestire insieme il recepimento del personale in esubero e sono sicura che prevarrà il senso di responsabilità”.
 Possibilista sul futuro anche il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini: “Non è utile ripercorrere un passato composto di situazioni complesse, spesso rattoppate come veniva – dice il primo cittadino – Penso che tutti i Comuni daranno la loro disponibilità per una collaborazione e che possano essere programmate al più presto soluzioni condivise. Mi auguro anche che vengano rapidamente definiti gli ambiti funzionali, perché ancora non ci sono, ma credo che lavorando tutti insieme riusciremo a risolvere la questione”. 
Tra gli astanti però, prevale un malumore diffuso: “Oggi non abbiamo sentito nulla di concreto – tuonano in coro – e di promesse ne abbiamo già sentite tante, in passato. Nessuno è riuscito a spiegarci con quali soldi e con quali modalità si intende intervenire, semplicemente perché non ne hanno idea. Ci dicono solo di avere fede, ma ci pare davvero poco: andremo avanti compatti con la nostra protesta, perché i servizi ed i posti di lavoro non possono e non devono scomparire”. Dopo un lungo dibattito, ad ogni modo, è stato approvato dal consiglio provinciale un corposo ordine del giorno in cui si “esprime piena vicinanza e solidarietà a tutti i dipendenti della Provincia e alle loro famiglie stante la situazione di incertezza per il loro futuro e per l’esercizio delle rispettive professionalità legate all’attuazione della legge di riordino delle funzioni oggi svolte dalla Provincia”.
Le richieste avanzate dal Consiglio, indirizzate a governo e Parlamento, sono chiare e circostanziate. In primo luogo si auspica l’urgente approvazione di una normativa finanziaria transitoria capace di consentire a province e città metropolitane di sostenere la spesa per il personale in soprannumero, fino a quando esso non verrà ricollocato. Non solo: a palazzo Chigi viene chiesto che dall’ammontare della riduzione della spesa corrente prevista per ogni ente (si parla di 1 miliardo di euro per il 2015) sia detratta la voce di spesa per il personale soprannumerario, con decorrenza dal primo gennaio 2015 fino alla successiva ricollocazione. Il documento si sofferma inoltre sull’aspetto della determinazione organica, chiedendo che essa non venga stabilita in modo indifferenziato per tutte le province, ma che venga posta in essere tenendo conto del personale assegnato allo svolgimento delle funzioni fondamentali indicate dalla legge 56/14. Si domanda a gran voce, ancora, l’adozione di norme certe che non penalizzino dipendenti e collaboratori a tempo determinato e si auspica una decisa accelerata per quanto concerne la definizione dei decreti attuativi della legge 183/14 sulla riforma del mercato del lavoro. Oltre a tutto ciò, nel dispositivo viene prospettata anche la necessità di una profonda analisi circa le funzioni amministrative suscettibili di configurarsi come “di supporto ai comuni” ai sensi della Delrio, così da poter delineare ulteriori e nuove competenze. Se poi la Regione Toscana – si legge nel documento – acquisirà direttamente competenze e funzioni non fondamentali, l’auspicio è che la stessa assuma direttamente il personale oggi in forza alle Province. Nel caso invece in cui funzioni e competenze non fondamentali restino in capo alle Province o vengano assegnate ad Unioni di Comuni o a Comuni, viene chiesto che la Regione si faccia carico di prevedere le risorse finanziarie indispensabili per mantenere i servizi e retribuire il personale. I dipendenti, in chiusura, domandano di considerare del tutto residuale l’ipotesi di una loro assegnazione ad altri pubblici uffici del territorio e che la Regione intervenga subito per impedire la repentina cessazione dei servizi attualmente ancora svolti dalla Provincia.

Paolo Lazzari

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