Un lucchese a Parigi racconta l’attentato a Charlie Hebdo






Paura, incredulità, apprensione. Questi i sentimenti dei parigini in queste ore dopo il massacro perpetrato alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. Anche fra la comunità italiana.
Così ci racconta la giornata il collega lucchese, Matteo Ferrari, residente a Parigi da due anni per lavoro.
“Nella storia del nostro paese non si è mai visto un organo d’informazione decimato in maniera militare”. Sono queste le parole nude e crude di Jean-Yves Camus, politologo e redattore del settimanale satirico Charlie Hebdo. Un attentato con così tanti morti a Parigi non si vedeva dal luglio del ’95, con le bombe alla stazione Saint Michel de la Rer B che uccisero 8 persone e ne ferirono più di cento. Ma a scioccare stavolta è la modalità e soprattutto il bersaglio: un attacco diretto alla libertà. Una libertà d’espressione che Charlie Hebdo ha sempre esercitato, senza paura, e che in una fredda mattina di gennaio è stata spazzata via a colpi di kalashnikov. Ed è questo che sciocca i parigini e non solo: in un paese dove la libertà di parola rappresenta uno dei pilastri fondamentali sui quali poggia l’intera nazione, un attentato del genere rischia di rendere vana ogni minima certezza. E tutto ciò si respira per le strade della capitale: se a una prima occhiata tutto sembra normale e la routine quotidiana è spezzata solo da un numero di sirene maggiore del solito, basta entrare nei café e nei ristoranti per capire che la normalità non è più tale: e la riflessione di tutti è sempre la stessa, “Questo non è un attentato normale, è un’attentato alla libertà d’espressione”. E se i commenti diretti non bastassero basta dare un’occhiata alle pagine Facebook, dove lo shock e l’incrudelità per una tale “barbarie”, così definita dallo stesso Hollande, la fanno da padrone. Un’azione criminale mirata verso un organo di stampa che speriamo non comporti un ripiegarsi su se stessa di una nazione, di fatto, fortemente multiculturale: tale atto deve essere duramente condannato in quanto attentato terroristico, e in più verso un organo d’informazione, ma allo stesso tempo, e con tutte le forze, ne va evitata la strumentalizzazione”.
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Le foto della manifestazione in place de la Republique