
La vicenda si trascina ormai da anni, con un continuo rimpallo di responsabilità e una guerra di carte bollate, che ora sembra giunta al suo epilogo. Perso il ricorso al Tar per impugnare l’ordinanza della Provincia che imponeva la bonifica dell’ex Lazzi, dove era stato rilevato, com’è noto, un inquinamento quando era in attività il deposito del carburante per gli autobus, l’azienda ha presentato un piano particolareggiato per far fronte alla bonifica. Un progetto che si sviluppa su più fasi, che ha già avuto un passaggio nella conferenza dei servizi.
Ora mancano soltanto gli ok degli enti preposti, come Asl e Arpat. Ma il Comune di Lucca tira già un sospiro di sollievo, già perché se la schiarita non fosse arrivata entro la fine di questo mese i costi per la bonifica che oscillerebbero tra i 2,4 e i 4 milioni di euro avrebbero rischiato di gravare sulle casse di Palazzo Orsetti.
Secondo la legge, infatti, nello specifico il decreto legislativo 152 del 2006, sarebbe proprio l’ente di Palazzo Orsetti il vero dominus per gli interventi urgenti di bonifica, anche in sostituzione del privato responsabile dell’inquinamento. Nello specifico il Comune è titolare dei “procedimenti di approvazione (ed eventuale sostituzione in luogo del soggetto obbligato) per gli interventi di bonifica, comprendenti la caratterizzazione del sito, l’analisi di rischio sito specifica e l’eventuale progetto di bonifica”. Erano state le indagini di Arpat e polizia provinciale a rilevare l’inquinamento del suolo nell’area delle ex Officine Lazzi di Sant’Anna. I verbali di quell’inchiesta delegata dalla stessa Provincia di Lucca erano stati trasmessi al Comune ed erano finiti sul tavolo del sindaco Alessandro Tambellini, insieme alla dettagliata relazione della polizia provinciale, che aveva indicato nella ditta Lazzi l’azienda incaricata della bonifica. I lavori però non sono mai partiti.
La Guinigi Costruzioni, attuale proprietaria del terreno dove è stato rilevato l’inquinamento, non ne vuole sapere e del resto non ha niente a che fare con le cause che hanno provocato la contaminazione del suolo sottostante: l’impresa fin dall’inizio si è dichiarata non intenzionata a farsi carico di una spesa tanto onerosa. Il tempo è passato, la Provincia ha fatto la sua parte e la patata bollente è passata nelle mani del comune.
Da qui era sorta un’altra trafila di atti e richieste di supplementi di indagine sull’inquinamento del sito, in attesa della risoluzione del contenzioso aperto con l’azienda Fratelli Lazzi Spa. Nell’ottobre del 2013, in particolare, la società aveva presentato la documentazione relativa al piano di indagine integrativo per la caratterizzazione del sito come prescritto dalla Provincia di Lucca. Il Comune aveva recepito la comunicazione, ma aveva condizionato l’approvazione alla presentazione di alcune integrazioni. Gli uffici avevano chiesto infatti alle Autolinee Lazzi di precisare quali fossero i pozzi esterni al sito, sia a monte che a valle idrogeologica, che la ditta intendeva necessario campionare. Non solo, alla società veniva richiesto anche di “specificare la natura dei cumuli presidenti nel sito” e un “cronoprogramma dettagliato relativo a tutto il piano di indagine integrativo”. Il giudizio del Tar adesso impone all’azienda giudicata responsabile dell’inquinamento di approntare la bonifica, che, se l’iter non subirà ulteriori intoppi, dovrebbe essere eseguita nel corso del 2015.
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