I medici: S. Luca in tilt per mancanza di letti e personale

24 gennaio 2015 | 12:42
Share0
I medici: S. Luca in tilt per mancanza di letti e personale

Mancano i posti letto all’ospedale San Luca. A dirlo è il numero uno dell’Ordine dei Medici di Lucca, Umberto Quiriconi. “La cosa che maggiormente oggi balza agli occhi, basta pensare a come un’influenza abbia messo in crisi la struttura – sostiene Quiriconi – è la carenza di posti letti del nuovo ospedale, insufficienti per rispondere ai bisogni del nostro territorio. La scelta operata a livello regionale del modello per intensità di cura, con l’abolizione dei reparti di riferimento, non trova nessuna conferma circa la maggiore validità rispetto al modello tradizionale nella letteratura mondiale”.

“Non si tratta però solo di una questione organizzativa – aggiunge -, ma bensì della carenza numerica di personale sanitario, che causa oggettive difficoltà nel garantire al cittadino adeguati livelli di assistenza. Pertanto non posso che essere solidale coi medici del Pronto Soccorso e con tutti i medici dell’ospedale che ogni giorno vivono situazioni di emergenza”. Il presidente dell’Ordine è deciso nel dire che “onestà vorrebbe che la Regione rivedesse l’attuale organizzazione ospedaliera”. Pochi posti letto in ospedale. E il territorio? “Anche questa è una criticità che deve trovare soluzioni – ribadisce Quiriconi –: se si fosse agito preventivamente con un’adeguata ristrutturazione dell’assistenza territoriale non ci troveremmo a questo punto. Il territorio non ha sufficienti strutture per accogliere i degenti dimessi e non ancora in grado di tornare a casa, e questo noi lo diciamo da sempre. Nel pensare l’Ospedale per intensità di cura bisognava prima prevedere adeguate strutte di ricovero di secondo livello e consolidare le nuove forme di aggregazione della Medicina Territoriale. Non sono assolutamente sufficienti gli attuali 14 posti letto a Campo di Marte per poter risolvere il problema dei pazienti dimessi dal San Luca in condizioni instabili, ne mancano circa un centinaio sul territorio. Né mi risulta che sia previsto un aumento del numero degli infermieri e degli operatori sanitari che affianchino i medici di medicina generale nelle cure domiciliari”.