Associazione ‘Per non morire’: Asl, manca una strategia

Serve un confronto serio, un dibattito pubblico di vero interesse verso un settore, quello della sanità, “che è forse il più delicato e doloroso della vita di ognuno di noi”. Lo dice commentando l’analisi dell’Ordine dei medici sulla situazione di carenza di personale e posti letto all’ospedale San Luca l’associazione Per non morire di Lucca (Leggi): “Vogliamo innanzitutto sottolineare che, se, nell’ambito di un sistema sanitario, non si focalizzano gli sforzi verso una rinnovata cultura del personale, ogni tentativo di tappare i buchi per mancanza di professionalità e di numero di dipendenti – commentano – risulterà, per noi, sempre vana e poco credibile”.
“Evidenziamo alcuni aspetti di ordine generale che, ogni giorno, sono alla base di una difficile identificazione del personale medico, paramedico ed amministrativo nel lavoro nelle strutture dell’Asl 2. Esiste una difficoltà evidente – prosegue l’associazione Per non morire – ad incentivare il personale in ordine economico e psichico e creare una maggiore efficienza, in quanto, per noi, l’espressione ‘efficienza del servizio sanitario’ è ambigua e fallace. Non vi è, realmente, un sistema di monitoraggio sia della spesa che dei risultati, in quanto non vi sono delle regole stabilite e condivise se non quelle legate al risparmio che, è per noi palese, ad oggi è l’obiettivo primario di ogni azienda sanitaria. Nella difficoltà di fare comprendere al personale tutto, ed in particolare modo a quello dirigente, di essere parte integrante di una organizzazione con finalità non personali ma di efficienza globale e che, l’azione, deve rispettare regole e leggi, in primis l’articolo 32 della Costituzione Italiana. Difficile il rapporto con il quotidiano ed un comportamento virtuoso: infatti grazie a parametri contrattuali, alcune voci sulla valutazione del singolo soggetto lavoratore sono totalmente assenti, e la performance, viene raggiunta o meglio, deve essere raggiunta, sotto lo scacco di un nebuloso interesse al risparmio. Pertanto, concludendo la parte “filosofica” del nostro ragionamento vogliamo profilare che l’efficienza e la qualità dei servizi sanitari erogati alla popolazione non dipendono in maniera diretta da modelli, ogni paradigma può essere gestito bene o male, ma piuttosto i fattori determinanti sono, per noi di altro genere, quali: la responsabilità personale, la verifica dei risultati, la considerazione del contesto, la fluidità delle relazioni gerarchiche. Dal punto di vista del risparmio nell’accorpare 12 Asl in tre, nel ridimensionare i servizi e via dicendo, vogliamo solo evidenziare i dati economici della nostra Regione e, ovviamente, lasciare a chi legge l’interpretazione dei numeri analitici ed asettici. Il budget della Regione Toscana nel 2014 è stato di 8 miliardi e 994 milioni di euro. Di questi 7 miliardi e 884 milioni di euro, ovvero il 75 per cento del bilancio, solo per gestire la sanità con i suoi 51460 operatori. La Regione ha speso per i 4 nuovi ospedali 421 milioni 892 mila e 892 euro, con il contributo del privato pari a 72 milioni di euro, il 25 per cento. Con il contratto tra il pubblico ed il privato, gestore dei servizi non sanitari per i 19 anni decisi, si avrà un esborso di circa 66 milioni di euro annui verso il projet financing, che diviso 4 determina esattamente, per ogni Asl, 16 milioni e 500 mila euro. Quindi in sintesi, il privato nei 19 anni di attività con il pubblico, intascherà, a fronte degli iniziali 72 milioni di euro investiti la cifra di 1252 milioni di euro. La nostra opinione è, quella ribadita in altri ambiti e da altri soggetti, e cioè che, i tagli si possono fare laddove il denaro esiste, in un ambito di un risparmio che, se pur legittimo, addiviene da una strategia studiata a tavolino e, come quasi sempre accade, sulle spalle dei più deboli”.