Usb Lucca: “Sanità, errori condizionati da direttive restrittive e da troppi fattori di rischio”

Né sorprendente né eccezionale. La definisce così l’Unione sindacale di base di Lucca la decisione dei parenti di una vittima di “malasanità” di presentarsi tramite il legale con l’ufficiale giudiziario agli uffici del Cup per sequestrare gli incassi del servizio e iniziare così a rendere concreti gli effetti risarcitori riconosciuti ai parenti della vittima da una sentenza del tribunale. “Brutto episodio, certamente condannabile ma non definibile sorprendente – dice Franco Picone della Usb Lucca – Quando la salute diventa una merce e la sanità pubblica è governata dall’economia, cioè dal risparmio ad ogni costo, l’episodio possiamo definirlo in qualsiasi modo ma non può essere valutato né sorprendente né eccezionale. Il business dei quattro ospedali toscani (a proposito ma il quarto è affondato?) costruiti in partenariato pubblico/privato, sembra aver portato vantaggi al solo privato e sottratto le poche risorse ormai rimaste alla sanità pubblica”.
“Molti cittadini e lavoratori dubitano della pianificazione ospedaliera basata sull’intensità di cura e molti (quanti?) evidentemente ne hanno già fatto le spese – prosegue la nota – Come un ospedale soffocato tra le case, senza strade e senza elicottero, la sanità ai tempi del San Luca ha bisogno di una organizzazione vera, disponibile, senza bluff, sul territorio altrimenti il sistema sanitario lucchese/toscano è già al fallimento. Gli operatori sanitari possono anche sbagliare (l’errare è parte della natura umana) ma se il loro operato continua ad essere fortemente condizionato da direttive restrittive sui ricoveri, la diagnostica, i farmaci, lo stress, l’errore è dietro l’angolo. Un terribile fattore di rischio, ancora sottovalutato, è costituito dal sovraccarico continuo di lavoro a cui, inascoltato, è sottoposto l’insufficiente personale infermieristico di giorno e di notte. Questo ennesimo fatto cala sulla pelle dei lavoratori come una ennesima umiliazione. La consapevolezza che ancora una volta chi decide non paga”.