Quartiere Giardino, il comitato torna all’attacco

23 febbraio 2015 | 11:53
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Quartiere Giardino, il comitato torna all’attacco

Il comitato di Pontetetto torna ancora ad attaccare il Comune di Lucca per le modifiche al contratto di quartiere per la riqualificazione del Giardino. E criticano in particolare la relazione trasmessa da Palazzo Orsetti al ministero delle infrastrutture al quale poi sono state chieste le modifiche agli interventi che hanno suscitato la rivolta della gente. “Tra gli obbiettivi – spiega il comitato – si trova scritto: ‘migliorare la qualità della vita delle famiglie attivando percorsi di partecipazione’, e poi anche ‘la realizzazione di spazi anziani, l’area può comprendere l’istallazione di orti sociali da gestire comunitariamente, il tipo di socializzazione previsto è quello basato sulla convivialità: una grande tavolata di legno di castagno per mangiare insieme'”.

“Gli abitanti del quartiere si sono guardati smarriti – si legge in una nota del comitato -: ma come è possibile? Parlano di fare percorsi partecipativi per migliorare la qualità della vita e intanto modificano alla chetichella, senza coinvolgere nessuno, il contratto di quartiere che era un progetto veramente partecipato e condiviso. Qualcuno nota poi come il sindaco abbia deciso di imporre la costruzione di orti sociali ‘gestiti comunitariamente’, e dove li prevede? Sì, proprio su un terreno già discarica industriale. Ed ancora: ci faranno pranzare su tavoli di castagno? Qui lo sgomento – racconta il comitato – si è tradotto prima in perplessità e poi in ilarità. Sì perché tutti hanno capito che la relazione niente ha a che fare con la realtà del quartiere e che è solo frutto di un copia e incolla; in qualche altra relazione era infatti necessario che la “tavolata” fosse di castagno, ma qui proprio non è pertinente. Questi sono solo alcuni punti della relazione, ma già si comprende come gli obbiettivi veri dell’amministrazione comunale siano altri, che poco hanno a che fare col risanamento del quartiere, e comunque di fatto si vuole, ancora una volta, bloccarne la crescita sociale e, ancora una volta, richiudere il ghetto dove possano continuare a lavorare mediatori culturali, assistenti sociali, animatori, pacificatori di controversie, associazioni che già in passato hanno raccolto tra noi residenti, denari per il quartiere. In poche parole, lavorano perché non cambi niente”.