
di Roberto Salotti
Il nuovo ospedale di Lucca non è un abuso edilizio: è operante ormai da quasi un anno ed ha tutti i requisiti per essere dov’è. Lo dicono i giudici del tribunale amministrativo della Toscana con due sentenze depositate oggi (26 febbraio), esprimendosi su due distinti ricorsi alla base dei quali c’era l’opposizione alla ormai ben nota delibera del consiglio comunale di Lucca del 25 settembre del 2008, con la quale si decise di non approvare l’accordo di programma per la realizzazione del monoblocco nell’area di San Filippo, ritenendo semmai più adeguato procedere con la riqualificazione dell’area del Campo di Marte.
La giustizia amministrativa arriva per così dire a svelare i presunti retroscena di una manovra che, a quanto pare, fu un’operazione soltanto di facciata, messa in atto dall’allora sindaco Mauro Favilla – che sul futuro del Campo di Marte aveva impostato anche la campagna elettorale -, per non perdere il sostegno di gran parte dei fedelissimi della prima ora, soprattutto di Governare Lucca di Piero Angelini. Servì a poco anche a questo: quell’alleanza che appariva di ferro in seguito venne spezzata proprio per le divergenze su numerose altre questioni urbanistiche.
Ma questa è storia del passato. Nel presente le due sentenze mettono al sicuro, sotto il profilo autorizzativo, l’opera realizzata dal concessionario a S. Filippo, ma anche il Comune visto che la richiesta di risarcimento danni per la mancata approvazione dell’accordo di programma, avanzata da Asl e Sior in uno dei due ricorsi presentati (Leggi), non è stata accolta dal Tar. Che ha giudicato improcedibile questo e il ricorso presentato, per tutelarsi in merito alla medesima vicenda, dalla Regione Toscana. Anch’essa chiedeva l’annullamento di quella deliberazione del consiglio comunale di Lucca e di ogni atto antecedente o successivo ad essa correlata. Improcedibile. Perché – e lo sottolineano i giudici nel dispositivo della sentenza – la giunta guidata all’epoca dal sindaco Favilla meno di sei mesi prima dell’infuocata seduta del consiglio comunale, e precisamente l’11 marzo del 2008, “ravvisata la necessità di variare il piano strutturale – si legge nella sentenza del Tar – e considerato che per effetto dell’accordo di programma è stata introdotta una modifica del solo regolamento urbanistico”, aveva avviato “il procedimento di variante ricognitiva del piano strutturale”. La proposta di adozione della variante era stata poi bocciata dal consiglio comunale, nella fatidica assemblea del 25 settembre.
In seguito, però, e in pendenza ancora del ricorso, il Comune aveva dato comunque il via libera “ad una variante in corso d’opera relativa al progetto del nuovo ospedale”, spiegano anche i giudici, oltre a rilasciare i permessi necessari alla sua realizzazione e da ultimo – ed è storia recente datata 24 aprile 2014 – il certificato di agibilità.
In sostanza, secondo il Tar, “le previsioni del regolamento urbanistico – si legge nel dispositivo – sono state portate integralmente ad esecuzione. In altri termini, il mancato adeguamento del piano strutturale non ha avuto alcun riflesso sulla realizzazione dell’opera, avendo trovato piena applicazione la disciplina contenuta nel regolamento urbanistico, la cui difformità dal piano strutturale, eccepita dal Comune di Lucca, non ha impedito l’attuazione, in parte qua, del piano sanitario regionale, del connesso accordo di programma, del susseguente progetto definitivo e della Conferenza di Servizi”. Ragioni per cui entrambi i ricorsi sono stati giudicati improcedibili.
E, per una strana coincidenza di tempistiche, gli esiti di questi atti sembrano poter fornire anche una risposta alle critiche che i comitati dei cittadini e i movimenti della salute rivolgono al nuovo ospedale in un esposto alla procura che proprio stamani è stato nuovamente illustrato alla stampa (Leggi). Tra le motivazioni, viene avanzata anche l’ipotesi che il San Luca sia privo delle necessarie autorizzazioni. Un abuso edilizio, come venne definitivo da più parti, dall’ex sindaco Mauro Favilla al leader di Governare Lucca, Piero Angelini. Alla luce di questi recenti atti, al Tar della Toscana sembra che siano di diversissimo avviso.