Angelini: “Parco S. Anna, non è stata una giustizia giusta”

L’inchiesta sulla presunta corruzione per il parco di Sant’Anna finita con il proscioglimento o l’assoluzione di tutti gli imputati (Leggi) è al centro di un intervento di Piero Angelini, l’anima di Governare Lucca che proprio con una serie di esposti presentati nel 2010 fece scattare le indagini della procura. Angelini senza entrare nel merito della sentenza del tribunale di Lucca, avanza alcune osservazioni sul pronunciamento del tribunale del Riesame di Firenze che nel 2011 mandò tutti liberi.
“Lo poteva fare – sottolinea Angelini riferendosi all’ordinanza – stabilendo che non c’erano gravi indizi di colpevolezza per quanto riguarda la corruzione: sul che non ci sarebbe stato niente da ridire. Lo ha fatto, invece, decidendo che non c’era stata alcuna violazione delle norme urbanistiche, precisamente quelle che noi di Governare Lucca avevamo denunciato; lo ha fatto, a nostro avviso, disattendendo del tutto le leggi urbanistiche, precisamente l’articolo 53 della legge regionale 1/2005 e del Regolamento n. 3/R, che prevedono che le quantità insediative da distribuire, entro quei ben precisi limiti, devono essere ripartite obbligatoriamente nelle singole Utoe, proprio per assicurare al territorio uno sviluppo sostenibile; norme, come detto, che poi Favilla, in sede di approvazione della Variante, su richiesta perentoria di Regione e Provincia, ha dovuto rispettare. Si è trattato, per quanto riguarda l’ordinanza del Tribunale del Riesame, di un decisione sbagliata – sostiene Angelini – accompagnata – prosegue – per di più da osservazioni improprie, di chiara connotazione politica: che, cioè, in fondo, quelle scelte urbanistiche erano state fatte d’accordo tra maggioranza e opposizione (il che è vero; eccetto naturalmente noi di Governare Lucca) e che , comunque, il Comune, così facendo, avrebbe evitato di pagare il risarcimento chiesto dal Gruppo Valore, richiesta, come si sa, infondata, se si fosse bocciato il Piano; possibile ora che Favilla e Tambellini hanno scelto la strada, che favoriva giuridicamente il gruppo Valore, di revocare la delibera di adozione fatta dal Commissario. Una decisione, quella del Tribunale del Riesame, che ha segnato il destino successivo del processo; dal momento che, se non c’erano gravi violazioni di legge, in campo ambientale, non c’era spazio neppure per la corruzione. Le sentenze si rispettano – prosegue Angelini – ma si possono anche criticare. A mio avviso, non si è trattato, questo, di un caso esemplare di giustizia giusta, su cui merita esultare, ma del fatto più modesto, che, come succede spesso nei Tribunali, soprattutto sui reati ambientali, gli imputati eccellenti, assistiti da bravi avvocati, riescono spesso a cavarsela. Naturalmente, in noi rimane oggi l’amarezza per la scarsa sensibilità di molti, anche dei Tribunali, per i reati ambientali, che come si sa, e come abbiamo spesso denunciato, non solo determinano consumo di suolo e dissesto urbanistico, ma producono anche inquinamento economico e sociale, per l’assalto e la penetrazione, nella società lucchese, di capitali e società di dubbia origine e trasparenza”.
“Nel caso del Parco di Sant’Anna – sottolinea ancora Angelini -, si trattava di una forte speculazione urbanistica. I 67.000 metri quadrati dell’area suddetta, erano stati comprati dal gruppo Valore al modico prezzo di 5.491.972 euro, solo perché quei terreni erano stati mantenuti, dal Piano Strutturale del 2001, a servizi: scuole, strutture sanitarie e verde; avevano visto, poi, quadruplicare il loro valore quando il regolamento urbanistico, nel 2004 ne aveva mutato, illegittimamente, la destinazione urbanistica, permettendo di costruivi un complesso edilizio di 132.200 metri cubi, in gran parte destinato a funzioni commerciali e direzionali. Questa origine anomala del progetto ne aveva segnato, però, anche il destino: per l’Utoe 3bis, infatti, dove insisteva il progetto Valore, il piano strutturale aveva previsto zero metri quadrati per la funzione commerciale e direzionale, che pur costituiva il cuore del progetto; il regolamento urbanistico, pur forzando la situazione, aveva potuto portare le quantità commerciali/direzionali a 8618 metri quadrati: troppo pochi per un progetto, come quello del gruppo Valore, che ne richiedeva 35.000 metri quadrati. Sicché il progetto Valore non poteva essere, né adottato dal Commissario, né tanto meno approvato dal Consiglio. Quando, dopo lunghe controversie con Favilla, che ci negava i data base, nel luglio 2008, dopo l’accertamento che nell’Utoe 3b si era sforato per il residenziale, abbiamo conosciuto tutto ciò, noi di Governare Lucca gli abbiamo chiesto di portare il progetto in Consiglio e bocciarlo, tagliando, così, alla radice, ogni richiesta di risarcimento; Favilla, invece, ha portato avanti una serie di operazioni oblique e illegali, esclusivamente per favorire il Gruppo Valore: non soltanto ha aumentato illegittimamente , di 135.00 metri quadrati, le quantità residenziali, con la trasformazione in residenziali di aree che il Regolamento urbanistico aveva dedicato al altre funzioni, per assicurarne una quota al gruppo Valore; ma soprattutto, al momento dell’ adozione della Variante, nel gennaio 2011, ha abolito le Utoe con il loro carico insediativo, in modo da trasferire illegittimamente nell’Utoe 3b del Parco di Sant’Anna, dalle Utoe che ne erano ancora fornite, le quantità commerciali/direzionali di cui il progetto Valore aveva bisogno; tutte queste illegalità sono cessate, al momento dell’approvazione della Variante, nel marzo 2012, quando la Regione ( e la Provincia), con le loro Osservazioni, hanno invitato perentoriamente Favilla a rispettare la legge, ripristinando le quantità insediative previste dal Piano strutturale per le singole Utoe, bocciando poi il Piano del Parco di Sant’Anna, perché contrario al Piano di indirizzo territoriale”.