





Giornata di sciopero per i dipendenti del Mercatone Uno sezione di Lucca: questa mattina (21 marzo) una settantina di lavoratori con tanto di bandiere, striscioni e volantini, ha manifestato di fronte al punto vendita serrato. Quello di stamane è l’ennesimo capitolo di una vicenda che vede il personale – e non potrebbe essere altrimenti – contestare la decisione dell’azienda di chiudere il negozio. “Una decisione ancora non esplicitata dai vertici aziendali – spiega Massimo Dinelli di Filcams Cgil – ma che è facilmente intuibile dall’analisi della situazione in essere”. Già, la situazione: i fatti parlano di un’azienda madre che vanta (almeno sino ad oggi) 80 punti vendita sparsi per tutta l’Italia e che però si è trovata a fronteggiare una crisi inattesa. Da qui la richiesta di concordato preventivo inoltrata al tribunale di Bologna e la conseguente attesa spasmodica dei diretti interessati: “Hanno tempo fino al 19 maggio – ricorda Dinelli – per presentare un piano di ristrutturazione. La realtà è che solo un investimento da parte di soggetti terzi potrebbe salvare l’azienda: ad oggi ci sono state due manifestazioni d’interesse, ma finora nulla di concreto”.
Il punto vendita di Lucca, in particolare, rientra tra i 34 punti vendita considerati meno performanti su scala nazionale: da qui l’autorizzazione ad attuare (s)vendite speciali, con ribassi incredibili. “Questo – prosegue Dinelli – secondo le loro intenzioni dovrebbe consentire di accumulare liquidità immediata per salvare il salvabile, ma noi non ci crediamo. La verità è che la merce a prezzi così ribassati andrà via come il pane e, nel giro di dieci giorni, il Mercatone Uno di Lucca sarà completamente vuoto, con i dipendenti che perderanno il posto di lavoro”. Titoli di coda, quelli profilati dal rappresentante sindacale, purtroppo verosimili: un’operazione del genere si è già verificata al Mercatone Uno di Capannoli che infatti ha chiuso.
“Grazie al Governo Renzi – tuonano i manifestanti, armati di fischietti e molto battaglieri – non sarà più nemmeno possibile usufruire dello strumento della cassa integrazione. L’aspettativa massima sarà quella della mobilità”. Questa mattina, solidali con i colleghi di Lucca, erano presenti anche i dipendenti del punto vendita di Altopascio e, contemporaneamente, lo stesso sciopero con serrata è stato indetto nel punto vendita di Navacchio. “Per quanto andrà avanti la chiusura? Senza dubbio il nostro intento è quello di tenere le entrate sbarrate – afferma Dinelli – poi se l’azienda si organizzerà nei prossimi giorni mandando dipendenti da fuori vedremo se farli entrare o meno. Di certo noi non lavoriamo né vogliamo che questo punto vendita sia aperto per svendere tutto e chiudere dieci giorni dopo”.
L’azienda usufruisce da oltre tre anni di contratti di solidarietà che dovevano servire a salvare posti di lavoro e che, invece, hanno determinato solo orari di lavoro ridotti e minor salario. Molta della merce più preziosa contenuta all’interno del punto vendita di Lucca è già stata trasferita in altri negozi limitrofi. L’azienda – chiudono con rabbia crescente i lavoratori – non tiene in alcun conto il fatto che in moltissimi hanno lavorato 7 giorni su 7 per venti anni di fila. Serve il coraggio di dichiarare apertamente che si vuole cessare l’attività.
Paolo Lazzari
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