Imam espulso, Aimac: Nel centro dottrina che incita a odio

Anche la comunità musulmana della provincia di Lucca si interroga dopo l’espulsione dell’Imam di Camigliano per presunti collegamenti con l’estremismo islamico. E’ l’associazione Italia Marocco, presieduta da Salah Chfouka, a intervenire sull’argomento di attualità, con una posizione critica: “La comunità musulmana e islamica – si legge in una nota – sta discutendo questi giorni sulla sorte dell Imam fai da te (autoproclamato) per dirigere e guidare alcuni giovani che si sentono assetati di fede. Eche hanno bisogno di un nutrimento spirituale speciale. E’ da quasi venti anni che esiste su Lucca e dintorni un luogo che aduna la comunità musulmana e islamica per la preghiera, un luogo che sempre stato preso in affitto, prima nella zona di Lammari nel 1994, poi a San Concordio nel 95/98 e a Lunata dal 1999 al 2001 e finalmente a Lucca in centro storico dal 2002 e a Capannori e Porcari dal 2008”.
“La comunità – spiega l’Aimac – non è mai arrivata ad avere un luogo dignitoso di sua proprietà per celebrare il rito durante le feste religiosi o durante l’adunanza della preghiera del venerdi. Molte sono le richieste avanzate, ma si è impedita la realizzazione di questo sogno per motivi definiti illeciti, islamicamente chiamati Riba, o per mancanza di buona volontà politica. Molte volte sono stati raccolti fondi sotto forma di contributi (versati da chi?) o doni sborsati dalle tasche della povera gente per lo scopo di realizzare un centro culturale islamico, ma questi fondi raccolti sono spariti chi sa dove. La mancanza della buona fede presso coloro che proclamano la predicazione della vera fede ha portato all’insediamento nella presidenza del consiglio della comunità islamica della provincia di Lucca tre anni fa una persona che non ha mai fatto sentire la sua voce. Quelli che sono diventati nuovi cittadini italiani sulla carta ma non di anima (se c’è). Quelli che pretendono di essere responsabili sulla sorte della comunità islamica e che si presentano davanti gli uffici pubblici per chiedere l’uso dello spazio comune per la celebrazione del rito durante le feste religiose, questi personaggi fantasma che fanno delle volte da guide turistiche o da accompagnatori nella città di Marrakech per alcuni politicanti lucchesi, spacciando l’ospitalità marocchina berbera o araba. Ebbene questi opportunisti devono chiarire una volta per sempre la loro posizione da che parte sono: dalla parte dell’integrazione pacifica o sostenitori dell’islam radicale e violento? Siamo tutti responsabili della sicurezza della comunità, e per questo chiediamo al primo cittadino eletto di siglare un patto, una specie di protocollo d’intesa con le diverse comunità presenti sul territorio e non solo propagandare l’integrazione”.
“Ho avuto l’occasione di conoscere l’imam allontanato (ma purtroppo i suoi discepoli sono rimasti) – dice ancora l’Aimac, di cui fa parte anche il vicepresidente Mario Ciancarella – durante la campagna elettorale per le primarie a Capannori insieme al candidato sindaco in una assemblea della comunità musulmana e islamica. Assemblea che fu divisa come da sempre, tra musulmani e islamici. E dopo l’insediamento della nuova giunta di Capannori, mi è capitata nuovamente l’occasione di sentire l’Imam in una seduta settimanalmente organizzata presso il centro per discutere su un tema religioso che riguarda la creazione, il creato, il cuore e la ragione nel camino dell’uomo. Da lì ho capito il sistema di formazione dottrinale come funziona nel Centro. Fui bloccato nel mio intervento con la scusa della mia alta voce e fui chiamato Kofri (infedele). Siamo circondati da persone con un atteggiamento odioso, con un pensiero (se possiamo definirlo pensiero) dottrinale di esclusione per gli altri e inclusione solo per loro con messaggi codificati passati in luoghi lontani dagli occhi: kitmane e diriya (segretezza e nascondimento). A queste persone bisogna fare molta attenzione”.