Elisoccorso e parcheggi, comitato all’attacco sul S.Luca

8 aprile 2015 | 11:27
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Elisoccorso e parcheggi, comitato all’attacco sul S.Luca

Elisoccorso, parcheggi e vasche: il Comitato Lucca Est pretende chiarimenti e azioni concrete per le tre problematiche principali che ruotano attorno all’ospedale San Luca, minacciando azioni legali.
Questa mattina (8 aprile) Alessandro e Giuseppe Di Vito, insieme ad altri membri del comitato, hanno esposto con decisione la sostanza dei fatti. Il primo nodo da sbrogliare è quello legato all’elisuperficie dell’ospedale: la signora Roberta Pellegrineschi, residente in una casa che si trova a 38 metri dal punto di atterraggio, si è già da tempo attivata tramite il legale di fiducia Luca Giannotti, ma sembra impossibile trovare un interlocutore finale. “Siamo arrivati al punto – spiega Pellegrineschi – che dovremo a malincuore denunciare il pilota, l’ultimo responsabile. Tutti i soggetti interpellati, a cominciare da Asl 2, continuano a rimpallarsi la responsabilità e, anzi, ci hanno fatto capire che ulteriori solleciti non sono graditi”. La posizione del Comitato è limpida: la piazzola di atterraggio deve essere smantellata. Troppo grandi, infatti, i rischi connessi ad una manovra compiuta ad una manciata di metri dalle abitazioni e che, durante le prove, ha fatto saltare alcune tegole del tetto della signora Pellegrineschi. “Ma non c’è solo questo – spiega Giuseppe Di Vito – perché il vortice creato dall’elicottero che atterra rischia concretamente di staccare bulloni o pezzi di abitazioni che schizzando possono uccidere chi passa da lì. Inoltre i proprietari della casa devono veder tutelato il loro diritto alla salute, alla sicurezza e alla privacy. La signora Pellegrineschi dovrebbe essere avvisata prima di ogni atterraggio, per potersi chiudere in casa. Inoltre, essendo il San Luca un ospedale di quartiere, ci chiediamo a cosa serva fare atterrare lì”.

Le alternative, ricordano i Di Vito, non mancano: ci sono l’aeroporto di Capannori-Tassignano, lo stadio Porta Elisa ed il Campo Balilla. Tutte soluzioni a costo zero che richiedono soltanto un minimo di coordinamento. “Arpat e Provincia hanno detto chiaramente che l’elicottero non può atterrare lì – tuona Alessandro Di Vito – per cui sarebbe naturale che anche il comune di Lucca assumesse la stessa posizione. Tambellini invece temporeggia, concede deroghe, perché questo è l’ospedale voluto da Enrico Rossi. Un ospedale che, ad oggi, si rivela un incredibile spreco di denaro pubblico per 164 milioni di euro”. I riflettori restano puntati proprio sul versante economico: la manutenzione della piazzola d’atterraggio e dell’elicottero costa migliaia di euro all’anno, indipendentemente dal fatto che venga fatto un volo oppure cento. Meglio allora, afferma il comitato, fare tutti gli atterraggi necessari in un’altra zona. Il fatto poi che la piazzola sia stata sopraelevata di qualche metro viene additato come un escamotage utile a creare un cono di atterraggio necessario ad atterrare che, altrimenti, non ci sarebbe stato. “Perché Asl, che si chiama fuori da ogni responsabilità – dice Giuseppe Di Vito – ha chiesto di mettere le segnaletiche per l’atterraggio alle case limitrofe all’area. Se non è il soggetto interlocutore a quale titolo lo ha chiesto?”. La frustrazione della signora Pellegrineschi monta a maggior ragione in relazione all’atteggiamento del direttore generale di Asl 2 Joseph Polimeni: “Il 10 dicembre – ricorda – in occasione di una conferenza al San Luca, venne da me per assicurarmi che si era attivato e per garantirmi che la piazzola non sarebbe mai stata usata. Un mese dopo ha affermato il contrario: quanto valgono le sue parole?”. Se la piazzola verrà smantellata il successivo danno economico cui rispondere alla Corte dei Conti, concludono i comitati, sarà da imputarsi a coloro che l’hanno autorizzata.
Capitolo parcheggi: “E’ passato un anno dall’inaugurazione del San Luca – dicono i membri del comitato – ed ancora oggi chi deve andare a trovare un parente che sta male deve pagare cifre esorbitanti. Se una persona è ricoverata lì per un mese servono più di cento euro. Tutto questo avviene per ripagare il concessionario, in nome di quel project financing che è stato scelto dalla Regione, mentre ci sarebbero molte soluzioni a costo zero”. Le soluzioni? Tanto per cominciare una sarebbe interna allo stesso parcheggio perché, ricordano i Di Vito, ogni giorno 300 stalli blu su 600 totali sono completamente liberi: “Chi ha assegnato 600 posti al concessionario? – chiedono – e sulla base di cosa, se non il ritorno economico? Quei posti possono essere resi gratuiti senza necessità di costruire strade nuove e cementificare ancora un’area già in sofferenza”. Non solo: l’assessore Francesca Pierotti aveva indicato ad una delegazione del comitato, negli scorsi mesi, che un parcheggio sarebbe stato realizzato accanto al cimitero di San Filippo, ma posti potrebbero essere ricavati anche nei pressi di quello dell’Arancio e, perché no, anche nella zona dell’Iti Fermi. “Vorremmo che l’assessore Marchini venisse a fare un giro a piedi con noi – dice Alessandro Di Vito – per rendersi conto del grado di sofferenza della zona. L’area non può essere consumata al 100 per cento quando ci sono valide soluzioni utili intorno”. Poi ecco una stoccata anche per il presidente della Provincia Stefano Baccelli, pure lodato per aver preso posizione netta in ordine alla questione dell’elisoccorso: “Deve ammettere che la scuola Iti Fermi non può più stare dov’è – spigano – perché con la costruzione di una nuova strada voluta dall’allora giunta Favilla e dell’ospedale, non si trova più in classe 2 dal punto di vista acustico. Ciò significa che i ragazzi possono stare dentro l’edificio soltanto rinchiusi, senza aprire porte e finestre: le scuole devono avere almeno una classe 2, se non 1. L’Iti deve traslocare e quell’area potrà essere usata in modo funzionale all’ospedale. Del resto basta una semplice convenzione per far funzionare le cose, anche se di mezzo ci sono i privati”.
L’ultimo appunto, non meno importante, è quello relativo alle vasche. Lì l’acqua ristagna da mesi e ormai centinaia di zanzare ed altri insetti sono pronti ad invadere l’area. “Eppure ogni anno c’è un ordinanza per prevenire questo genere di problemi – afferma Giuseppe Di Vito – dove si dice che un ruolo fondamentale lo giocano i cittadini. Nessuna istituzione però si è preoccupata di controllare quelle acque: ricordo che la puntura della zanzara tigre, già diffusa da noi, può provocare tre tipi diversi di malattie virali. Si tratta dalla west-mile, della dengue e della chikungunya: moltissimi casi di questo tipo sono stati riscontrati a Ravenna ne l 2014 e qualcuno pure a Milano, solo per fare un esempio. Lì serve una disinfestazione prima che sia troppo tardi”. Il problema deriva anche in questo caso, secondo il comitato, da una responsabilità dei costruttori: l’acqua non defluisce mai per tutto l’anno, perché si trova allo stesso livello di una falda dalla quale, per altro, le case limitrofe attingono mediante pozzo personali: “Vogliamo sapere se l’acqua della falda è controllata – è l’ultima richiesta – e per tutte le questioni ricordate siamo pronti a rivolgerci ad un legale”.

Paolo Lazzari