Folla ai funerali del caporeparto ucciso davanti casa – Ft

11 aprile 2015 | 13:44
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Folla ai funerali del caporeparto ucciso davanti casa – Ft
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Folla ai funerali del caporeparto ucciso davanti casa – Ft
Folla ai funerali del caporeparto ucciso davanti casa – Ft
Folla ai funerali del caporeparto ucciso davanti casa – Ft
Folla ai funerali del caporeparto ucciso davanti casa – Ft

Un dolore composto ma profondo, scolpito nell’animo di tutti. C’è un silenzio surreale nel piazzale della chiesa dell’Arancio quando arriva il carro funebre che trasporta il feretro di Francesco Sodini, il caporeparto 51enne della Lucart, ucciso martedì mattina (7 aprile) dall’amico e collega di lavoro, Massimo Donatini, caldaista di 43 anni di Camigliano che si è subito dopo costituito e che dal giorno del delitto è in carcere accusato di omicidio volontario (Leggi). Quando la bara sta per entrare in chiesa scoppia un applauso, che per ciascuno significa qualcosa di diverso. Per tutti affetto, solidarietà e vicinanza ad una famiglia distrutta all’improvviso e in modo così terribile. Subito dopo il feretro, la famiglia di Sodini si stringe in un lunghissimo abbraccio, quasi come a sostenersi l’un l’altro.

C’è il fratello Massimo, ispettore capo alla divisione anticrimine della questura, atteso da tantissimi colleghi che sono voluti essere presenti, a testimoniare la loro vicinanza all’amico, in un momento tanto drammatico. Poi, dietro di lui, arriva la moglie di Francesco, Maria Pia Manfredini, con i figli Damiano, 23 anni, e Riccardo, di 19. In lacrime e con il volto sconvolto seguono Francesco per l’ultimo viaggio facendo aprire in due una folla di quasi un migliaio di persone.
La chiesa dell’Arancio dove oggi (11 aprile) alle 15,30 si sono celebrati i funerali è risultata perfino piccola per la marea di parenti, familiari, colleghi di lavoro di Francesco. Tantissimi dipendenti della Lucart, che per le esequie del caporeparto si è fermata, presenti in chiesa. Alcuni di loro, hanno aiutato con le loro braccia a trasportare il feretro al centro della chiesa, dove a pochi passi c’era tutta la famiglia al compieto.
A chiesa stracolma, il parroco di Antraccoli, don Simone Giuli ha fatto partire la celebrazione, una cerimonia tanto composta quanto partecipata. Nelle sue parole, pronunciate nel corso dell’omelia, c’è stato anche un pensiero per l’omicida. “Affidiamo al Signore – ha detto il sacerdote – anche la famiglia di Massimo, che come quella di Francesco, sta affrontando un momento tanto difficile”.
“Quando accadono cose come quelle avvenute negli ultimi giorni – ha detto il parroco – è necessario riscoprire il senso più vivo della comunità, perché certi episodi non accadano mai più, perché insieme riusciamo a sanare le ferite provocate dal male e a evitare i mali”. Parole che il parroco ha rivolto alla famiglia, ma anche a tutti i presenti, invitando a “guardare a ciò che di bello ha donato Francesco” e a conservarlo nel cuore. Un’omelia breve, come tutta la cerimonia religiosa che dura circa 40 minuti, per volontà stessa della famiglia. Il loro dolore non cessa da quando nel piazzale davanti alla loro casa hanno risuonato i 13 colpi sparati da Massimo Donatini contro Francesco Sodini. Ma sui volti dei familiari più stretti del caporeparto non traspare rabbia o voglia di vendetta, c’è semmai un dolore diffuso, un vuoto che riempie quasi la breve distanza che separa il carro funebre e i due figli di Sodini che si stringono in un lungo abbraccio quando il feretro del padre abbandona la chiesa a esequie concluse. Attorniati da tanti amici e colleghi del mondo del basket che cercano di far loro coraggio. Dopo che la chiesa si è svuotata e la piazza è tornata ad essere gremita di persone, per ultima esce la moglie di Sodini. Maria Pia si avvicina ai suoi figli, che bacia a lungo. Un gesto d’amore e di protezione, dopo tanta sofferenza. Decine di persone si avvicinano a lei, l’abbracciano e le sussurrano parole di conforto prima di congedarsi.
Alla fine, il corteo funebre lascia il piazzale della chiesa dove nel frattempo sono arrivati altri colleghi della vittima, poliziotti e rappresentanti delle forze dell’ordine. Quando il feretro si fa strada fra la folla, ecco un nuovo applauso. Fortissimo. L’ultimo saluto a Francesco, la cui salma è stata tumulata al cimitero di San Martino in Freddana.
Le indagini sul delitto, invece, sono tutt’altro che concluse. Gli inquirenti cercano infatti ancora conferme al movente dell’omicidio. Donatini, chiuso in regime di isolamento al San Giorgio, ha spiegato nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di essersi convinto che le telecamere installate nel reparto caldaie servivano a controllare proprio lui e che sarebbe stato proprio il suo caporeparto ad organizzare tutto per incastrarlo, visto che in passato aveva preso, dopo avergli chiesto il permesso, alcuni bulloni e cacciaviti dalla Lucart. Donatini ha anche detto di essere preso in giro da tempo da alcuni colleghi, che lo schernivano per le sue fobie. Tutto sarebbe scaturito da uno scherzo tragico che i colleghi di lavoro gli avrebbero fatto, inducendolo a credere che proprio martedì scorso, il giorno del delitto, sarebbe stato licenziato perché accusato di furto. Ma dalle indagini di squadra mobile e carabinieri al momento non emerge alcun riscontro.

FOTO – I funerali di Francesco Sodini alla chiesa dell’Arancio