Riordino dei contratti, la Cgil mette nel mirino l’aumento dei contributi per i datori di lavoro

16 aprile 2015 | 08:31
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Riordino dei contratti, la Cgil mette nel mirino l’aumento dei contributi per i datori di lavoro

“Un’altra beffa ai danni dei lavoratori arriva dal decreto sul riordino dei contratti, approdato lo scorso 9 aprile alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, che al momento, prevede una clausola di salvaguardia, cioè un aumento dei contributi a carico dei datori di lavoro e lavoratori autonomi nel caso in cui si verifichino ‘effetti finanziari negativi’, che scatterebbe qualora non bastassero gli ulteriori 202 milioni di euro in più stanziati in cinque anni per finanziare l’esonero contributivo previsto dalla legge di stabilità”. Parole di Mariarosa Costabile, segretario provinciale della Cgil di Lucca.

“Considerando che queste risorse arriveranno dal fondo per la riforma degli ammortizzatori sociali, e che il numero di contratti a tempo indeterminato attivati nei primi due mesi del 2015 rispetto al 2014 sono solo 13 in più, non se ne capisce l’utilità – sostiene -, dato che le aziende sarebbero costrette a pagare di più perchè danno un contratto stabile. Se non è contraddizione questa, da un lato si da, dall’altro si toglie. Nel decreto sui nuovi ammortizzatori sociali la salvaguardia è solo sulla pelle dei disoccupati, in quanto non solo saranno indotti ad accettare qualsiasi offerta di lavoro per non vedersi dimezzata o addirittura perdere l’indennità di disoccupazione, ma anche costretti a pagare per trovare un lavoro, sì, a pagare, anche se per loro pagheranno le Regioni, mediante un voucher, il cui valore sarà variabile in base alla facilità di ricollocazione, che dovrà essere speso presso tutte le agenzie per il lavoro accreditate, le quali potranno puntare sulla doppia remunerazione, il pagamento a risultato con il voucher, oltre al pagamento da parte delle imprese per la ricerca, la selezione o la somministrazione. Chi garantirà a quei lavoratori di non più facile inserimento un trattamento non discriminatorio? Ma soprattutto se la cifra stanziata è di appena 32 milioni di euro, non dovranno essere le Regioni a trovare ulteriore copertura, dato che la nostra Costituzione affida a loro la materia di politiche del lavoro e di formazione del personale? Una riforma quella del lavoro che fino ad oggi ha solo creato ancora più incertezze in un mercato del lavoro che ha bisogno solo di un vero piano del lavoro”.