Conferenze sulla Grande Guerra, la recensione dell’incontro con il professor Maurizio Degli Innocenti

28 aprile 2015 | 08:19
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Conferenze sulla Grande Guerra, la recensione dell’incontro con il professor Maurizio Degli Innocenti

Venerdì (24 aprile) nella sala Mario Tobino di Palazzo Ducale di Lucca sono riprese le conferenze del ciclo relativo al primo conflitto mondiale promosse dall’associazione culturale Amici del Machiavelli. Come da programma, è stato il professor Maurizio Degli Innocenti dell’Università di Siena ad occuparsi della parte conclusiva della Grande Guerra con i conseguenti trattati di pace e le relative implicazioni di carattere politico ed economico. Il relatore ha inizialmente precisato che il conflitto di cui si tratta è stato, a tutti gli effetti, una “guerra totale”, in quanto ha richiesto un notevolissimo impegno sotto ogni aspetto (politico, economico, industriale) da parte di ogni belligerante nell’intento di conseguire una vittoria altrettanto totale.

Gli accordi di Versailles del 1919 acuirono la difficile situazione della Germania a seguito delle condizioni imposte dalle potenze vincitrici, insostenibili per un paese devastato dove imperversavano l’inflazione altissima (ritenuta da alcuni probabile causa remota della crisi economica del 1929), la disoccupazione intorno al 10 per cento e la svalutazione monetaria.
Non deve, pertanto, meravigliare il successivo e voluto protagonismo tedesco nel secondo conflitto mondiale, che pure la Francia aveva fortemente temuto e tentato di arginare. Non desti stupore neppure il fatto che, per le dinamiche connesse alle vicende belliche, siano nati in Europa i grandi regimi totalitari del Novecento (nazismo, fascismo e comunismo) con le conseguenti esaltazioni sfociate in stermini di massa o genocidi che ancora oggi sono oggetto di accesi contrasti.
Da ricordare, inoltre, la caduta dei quattro grandi imperi (zarista, asburgico, ottomano e guglielmino) e le sorti dei paesi coinvolti: la Russia degli Zar divenuta con Lenin Urss; l’Austria, cuore dell’impero asburgico, fortemente ridimensionata, unita alla Germania; la mezzaluna fertile, simbolo dell’impero ottomano, spartita tra Francia e Inghilterra. Infine l’Italia, acquisite Trento e Trieste, si vide sfuggire l’Istria e la Dalmazia. Di qui l’espressione “vittoria mutilata” coniata dal Vate, Gabriele d’Annunzio.

Chiara Tolomei