Provincia, sciopero il 26 maggio: “Mancano garanzie”

17 maggio 2015 | 13:07
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Provincia, sciopero il 26 maggio: “Mancano garanzie”

“Nonostante le promesse da campagna elettorale che accompagnano i dati diffusi dall’amministrazione provinciale, l’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici della Provincia di Lucca di mercoledì scorso ha dato mandato a Cgil e Uil e alla Rsu di continuare lo stato di agitazione e di indire un’ora di sciopero per martedì 26 maggio. I lavoratori, evidentemente, non si sentono così tranquilli”. E’ quanto spiegano Giovanna Lo Zopone di Fp Cgil e Pietro Casciani di Cisl Fpl nonostante le rassicurazioni arrivate da Palazzo Ducale nei giorni scorsi.

“I motivi dello stato di agitazione e della preoccupazione dei dipendenti sono sempre gli stessi e i messaggi che provengono dall’amministrazione sulla stampa e nelle mail ai dipendenti – proseguono i sindacalisti -, con modalità poco rispettose delle relazioni sindacali, non si traducono in atti concreti a garanzia di trasparenza nelle procedure, di pari opportunità a tutti i dipendenti nei percorsi di ricollocazione, nella salvaguardia della professionalità e dei livelli stipendiali per tutti e, soprattutto, nel mantenimento del posto di lavoro”.
I dati consegnati alle organizzazioni sindacali nei giorni scorsi al tavolo convocato in Prefettura, passaggio obbligato prima della proclamazione dello sciopero, hanno “confermato l’assenza di un corretto confronto tra le parti in questi mesi fondamentali per il riordino. Confronto che – attaccano Fp Cgil e Cisl Fpl – invece il Consiglio e la giunta provinciale stessi avevano ritenuto imprescindibile fin dall’inizio del percorso ed avevano riconfermato alla fine di marzo”.
“I numeri del personale che dovrebbe transitare in Regione cambiano di giorno in giorno, pur rimanendo ancora molto bassi rispetto ai 6,2 milioni di euro che ritornano a Firenze – sottolineano i rappresentanti sindacali -, i criteri e le metodologie per l’individuazione del personale di supporto alle funzioni regionali sono stati elaborati in maniera unilaterale e non tutti i dipendenti sono venuti a conoscenza di questa opportunità. Il percorso delle funzioni verso i Comuni non è ancora definito nei numeri, negli importi e nell’individuazione degli enti di destinazione”.
Ma la situazione più complessa è quella dei dipendenti che rimarranno nei nuovi enti di area vasta, affiancati dai dipendenti dei Centri per l’Impiego e della Polizia Provinciale, sul cui destino si sta ancora riflettendo a livello nazionale, senza prospettive positive a breve termine.
Nonostante che il nuovo piano di riassetto non sia ancora stato consegnato ai sindacati – la scadenza era fissata al 31 marzo – l’ipotesi di sostenibilità economica presentata dall’amministrazione per il 2016 e il 2017 è poco tranquillizzante, secondo le sigle, “considerato che si basa in larga parte sulla vendita di immobili tra i quali alcuni sono già presenti sul mercato immobiliare da diversi anni”.
“Nessuna garanzia quindi per i 180 – 190 dipendenti che dovrebbero rimanere nella nuova area vasta, che già dal 2015 potrebbero subire dei tagli in busta paga rispetto ai colleghi in transito verso i Comuni e la Regione, per i quali il mantenimento dei livelli 2014 sembra ormai scontato, almeno sulla carta – proseguono Lo Zopone e Casciani -. E un futuro ancora più incerto per i 40 – 50 dipendenti indicati nelle tabelle nelle mani dei sindacati come soprannumero. Dipendenti da ricollocare, secondo la legge, entro l’aprile 2017 per evitare la messa in mobilità per due anni e poi il licenziamento”.
“I Comuni e gli uffici periferici dello stato hanno comunicato le proprie esigenze di organico ma la vera e propria fase di ricollocazione del personale potrà partire solo dopo le necessarie verifiche economiche, l’approvazione dei piani del fabbisogno e dei bilanci e l’implementazione della piattaforma governativa da parte degli enti locali e della Provincia stessa, che dovrà comunicare i numeri e i profili in soprannumero per l’incrocio tra domanda e offerta e per far partire i bandi di mobilità a livello locale”.
Una riflessione a parte merita poi una novità dell’ultim’ora: tra le funzioni riassegnate dalla legge regionale toscana ai nuovi enti di area vasta rientrerebbe accanto alla protezione civile e allo sviluppo economico anche la valorizzazione dei beni di interesse storico, artistico e culturale e le attività connesse a musei, biblioteche e archivi. “Sebbene questa funzione sia stata prioritaria per il presidente Baccelli fino a pochi mesi fa (si pensi all’inaugurazione di Villa Argentina) e che i progetti e le attività siano ancora in corso, secondo le indicazioni dell’attuale giunta la nuova Provincia rinuncerebbe alla funzione. Tutto ciò nonostante che la Provincia di Lucca vanti la proprietà di numerosi beni culturali di grande pregio e che secondo la legge e il Codice dei Beni Culturali sia titolata alla loro tutela e valorizzazione”.
L’impegno verbale ad un ripristino di un confronto corretto e finalizzato alla tutela di tutti i dipendenti assunto venerdì dalle commissioni consiliari di fronte alla Rsu aziendale, “non è ancora sufficiente – si spiega – a tranquillizzare sindacati e lavoratori che, in attesa di atti ed impegni concreti, si stanno organizzando per le iniziative di protesta previste per il 26 maggio in cui lo sciopero sarà accompagnato da presidi e volantinaggio per l’intera giornata”.