Buona scuola, docenti in piazza per dire no a riforma – Ft






Insegnanti e sindacati lucchesi in presidio per dire no alla riforma della “buona scuola” di Renzi: la protesta, come era stato preannunciato, ha preso piede questo pomeriggio (19 maggio) davanti all’Ufficio scolastico provinciale di Piazza Guidiccioni, dove una trentina di persone fra docenti e personale amministrativo degli istituti scolastici del territorio, insieme ai rappresentanti di Cobas, Cisl e Fgu hanno appeso striscioni e sventolato le loro bandiere in segno di opposizione al disegno di legge promosso dal Miur, che con l’approvazione di entrambe le Camere potrebbe diventare legge a tutti gli effetti.
Le foto di Domenico Bertuccelli
“Per impedire che questa riforma immonda venga approvata – ha dichiarato Giuliano Bonuccelli, membro dell’esecutivo provinciale dei Cobas – ci stiamo mobilitando anche a livello decentrato per opporci fermamente ad una proposta di legge che riteniamo inemendabile: è l’intero disegno, infatti, e non solo alcune delle sue parti ad essere inconcepibile. Non si riscontrano aspetti positivi a fronte delle criticità: la stessa immissione in ruolo dei precari è un atto dovuto più che voluto, perché è la Corte di Giustizia europea ad imporlo allo Stato italiano. A nostro avviso, se anche il piano del governo Renzi dovesse andare in porto, si arresterebbe poco dopo, in fase di applicazione pratica, trovandosi a dover fare i conti con le proprie contraddizioni e con l’assoluta incompatibilità nei confronti di quelle che sono le esigenze della realtà scolastica”.
Di fronte alla minaccia di precettazione che ha intimorito molti insegnanti, Cobas, nell’intento di lanciare un segnale in grado di tranquillizzarli relativamente alla legittimità della loro protesta, ha indetto a livello nazionale il blocco degli scrutini e di tutta l’attività scolastica per due giorni consecutivi, a partire dal giorno successivo alla fine delle lezioni. In Toscana e quindi anche a Lucca i giorni in questione saranno l’11 e il 12 giugno, mentre è in programma per il 7 di giugno una manifestazione in piazza contro il ddl, cui i Cobas invitano tutte le città italiane ad aderire massicciamente.
“La cosiddetta buona scuola – ha spiegato un professore- mette in atto una trasformazione scandalosa in primo luogo perché emanazione di un governo non eletto, il che la rende incostituzionale. In secondo luogo, la riforma è dannosa perché non è frutto di una condivisione con la parti in causa, che nonostante i vari tentativi non sono stati messi in condizione di far sentire la propria voce, rimanendo di fatto ai margini del processo decisionale che si è consumato nelle segrete stanze del governo”.
Sul banco degli imputati, fra le altre cose, finisce il sistema di valutazione degli insegnanti da parte di presidi che a malapena li conoscono e, ancor peggio, di genitori e alunni, il che, a detta degli stessi docenti, rappresenta “un tentativo di snaturamento dell’autonomia dell’istruzione”. Altro aspetto che fa discutere è l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato dopo i primi 36 mesi di lavoro, per cui “insegnanti precari che da 10-15 anni contribuiscono allo sviluppo della scuola si ritrovano penalizzati – come denuncia un docente lucchese – da una logica che favorisce l’inserimento di novellini, con il risultato di rinunciare ad avere insegnanti professionalmente preparati”. Viene inoltre ritenuto inammissibile il sistema di finanziamento delle scuole paritarie, che finisce con il penalizzare ulteriormente quelle pubbliche.
“Nel ddl si parla di tagli anche al personale tecnico e amministrativo- ha asserito un’impiegata della segretaria- il problema è che quest’ultimo già allo stato attuale delle cose è scarso e lavora appena entro i limiti di orario consentiti. Negli istituti comprensivi non esistono tecnici, il che rappresenta una lacuna inaccettabile dato che la scuola si sta digitalizzando e si avverte sempre di più la necessità di personale in grado di far funzionare le lavagne elettroniche e i vari macchinari innovativi. La vera rivoluzione – ha aggiunto – è rappresentata dal fatto che per la prima volta sono stati insegnanti e personale scolastico a dare l’input per la mobilitazione e a chiedere ai sindacati di affiancarli e sostenerli, consapevoli della loro conoscenza tanto delle problematiche, quanto delle normative”.
I reali bisogni della scuola, sui quali a detta dei docenti lucchesi dovrebbero concertassi gli sforzi, sono la diminuzione del numero degli alunni per classe, l’aumento delle ore di sostegno per far sì che si crei un reale supporto per le nuove disabilità e l’aumento degli stipendi scolastici, in modo da consentire un allineamento con alla media europea.
Jasmine Cinquini