
Il Nursind, uno dei sindacati degli infermieri attivi nella provincia di Lucca, alza la voce sulla riorganizzazione della sanità. Lo fa con una nota del segretario provinciale Roberto Pasquinelli e della segretaria amministrativa Teresa Porta. “In questo ultimo periodo – dicono – non facciamo altro che leggere di come l’azienda Usl 2 di Lucca ha riorganizzato e di conseguenza ottimizzato i servizi a favore del cittadino. Vorremmo chiarire che si tratta di processi riorganizzativi che mirano esclusivamente ad effettuare grossolani tagli del personale addetto all’assistenza, con conseguente riduzione e chiusura di alcuni servizi offerti alla collettività. Tagliare è il termine esatto e rispecchia una situazione di prolungata sofferenza che al suo culmine vede ledere il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. Esempio eclatante e dichiarato ufficialmente su uno degli ultimi articoli pubblicati, riguarda la riorganizzazione della centrale operativa 118. Infatti, i vari dirigenti aziendali coinvolti, hanno deciso che dall’1 agosto ci sarà un’unica centrale operativa fra le province di Massa e Lucca, con sede a Viareggio. Il cittadino, che comporrà il numero telefonico 118, si troverà dall’altra parte un operatore che può non conoscere il territorio lucchese; una scelta che a nostro avviso appare molto pericolosa per l’utenza locale”.
“Il personale – dicono dal Nursind – che attualmente presta servizio presso la Centrale operativa 118 di Lucca, è personale altamente qualificato, che ha frequentato continui corsi di formazione specifici, che ha svolto più di 6 mesi di addestramento prima di essere autonomo e nonostante tutta questa formazione e professionalità, talvolta, si è trovato in difficoltà nell’individuare l’esatta ubicazione della provenienza della chiamata. La Regione ha invece deciso che la Centrale Operativa diverrà unica per le due province, ha deciso e previsto un irrisorio periodo di formazione (circa un mese) per il personale che andrà ad operare nella nuova sede. Siamo fortemente preoccupati per le difficoltà che si troveranno ad affrontare gli operatori nel gestire le emergenze, individuare il mezzo di soccorso più idoneo per il luogo da dove proviene la chiamata e siamo altrettanto preoccupati per i cittadini che potrebbero non ricevere un’immediata ed idonea risposta assistenziale in un contesto di emergenza/urgenza”.
“Sembrerebbe – spiegano dal sindacato – che lo scopo aziendale sia solo ed esclusivamente quello di tagliare i servizi alla collettività. Infatti, anche la proposta di attivare un nuovo punto di emergenza territoriale nella zona di Montecarlo-Altopascio, con l’utilizzo di mezzi (automedica) e personale già esistente e altamente formato, e quindi senza spesa alcuna, non è stata ad oggi accolta dall’azienda, che ha il solo obiettivo di ricollocare il personale del 118, tamponando una piccola parte dei posti vacanti aziendali. Personale su cui l’azienda ha investito migliaia di euro per specifica formazione, che potrebbe utilizzare per garantire un’assistenza capillare su tutto il territorio della provincia di Lucca e risolvere problematiche ancora presenti come i trasferimenti extraospedalieri per i pazienti critici che a tutt’oggi vengono svolti dal personale della terapia intensiva”.
Ma i tagli non si fermano alla Centrale operativa 118. “Ci risulta – afferma il Nursin – che i posti letto non utilizzati siano oltre 70 e si prevede un’ulteriore riduzione degli stessi durante il periodo estivo in seguito a mancanza di personale. In questo ultimo anno, dall’apertura del nuovo ospedale, l’area multispecialistica medica ha visto aprire e chiudere i setting di degenza per più volte, aumentare e diminuire il numero dei letti all’interno di ogni setting, come è avvenuto anche per l’aria multispecialistica chirurgica; inoltre in terapia intensiva con un potenziale di 14 letti ne sono stati attivati solamente 12 per carenza di personale infermieristico e nel prossimo periodo estivo è prevista un ulteriore riduzione di ben 2 posti letto in un settore così delicato. Anche il Pronto Soccorso-Obi (osservazione breve intensiva) e il reparto di medicina d’urgenza non sono stati utilizzati in base al loro potenziale; infatti risultano non attivati 6 posti letto su 20 in Obi e 4 su 16 nel reparto di medicina d’urgenza e naturalmente la motivazione è sempre la stessa: mancanza di personale addetto all’assistenza. In base a tale preludio ed in base ad un’ulteriore recente riduzione del personale a giornata nel settore di medicina d’urgenza, che è previsto nella dotazione organica aziendale, si teme anche una prossima chiusura dello stesso”.
“Per quanto riguarda la Valle del Serchio – conclude il sindacato – anche nello stabilimento ospedaliero di Barga e di Castelnuovo e sul territorio, le condizioni lavorative del personale sono pressochè simili. Infatti, gli operatori addetti all’assistenza scarseggiano in tutti i settori e l’azienda ha già proposto processi riorganizzativi che coinvolgono sia l’area medica che quell chirurgica al fine di recuperare risorse umane (infermieri ed oss) diminuendo i posti letto disponibili, fondamentali per il fabbisogno della collettività. Tale fenomeno di impoverimento in termini di servizi assistenziali si riscontra anche nella dichiarata prossima chiusura della struttura residenziale di Villetta nel comune di San Romano Garfagnana. Già da due anni durante il periodo estivo l’Azienda è dovuta ricorrere all’assunzione di personale interinale a tempo determinato al fine di mantenere la continuità dei servizi. Per quest’anno invece si parla di pochissime assunzioni e per un breve periodo, ma di prolungati processi riorganizzativi che prevedono chiusure e riduzioni di alcuni servizi essenziali”.
“L’emergenza infermieristica – è la sintesi dell’allarme del Nursind – si è dunque trasformata oggi a Lucca in una carenza cronica di personale che le istituzioni non vedono o fingono di non vedere. Si richiede pubblicamente a tutte le istituzioni locali quali sindaci,
ordini, collegi, associazioni e cittadini di intervenire per bloccare questo scempio che vede minata la sanità locale ed il diritto alla salute di ogni cittadino. Noi non possiamo rimanere in silenzio di fronte a tutto questo, diciamo no al futuro incerto degli infermieri ed ad un futuro preoccupante per l’assistenza alla collettività, perché senza infermieri non c’è futuro assistenziale”.