In corteo con le fiaccole contro la ‘buona scuola’ – Foto






Hanno acceso fiaccole e perfino ceri votivi per protestare, dicono, contro una riforma “che uccide la scuola”. Nella città del ministro all’istruzione Stefania Giannini che con il premier Matteo Renzi ha firmato il disegno legge, conosciuto come la “Buona scuola”, una folla composta da un centinaio di persone, tra docenti e sindacalisti ha percorso la passeggiata delle Mura con una sola richiesta. “Ritirare immediatamente il disegno di legge – spiega Rino Capasso dei Cobas Scuola, il sindacato oggi più rappresentativo negli istituti della provincia – e fare un decreto stralcio per assumere tutti i precari che hanno lavorato per almeno 36 mesi”. Facile a dirsi, più complicato a ottenersi.
Ma stasera (5 giugno) sindacati e insegnanti sono uniti. Sotto le bandiere sventolanti di Flc Cgil, Snals, Cisl, Gilda e Cobas si sono ritrovati insegnanti di ruolo, ma anche diversi precari. “La battaglia è comune e siamo qui in piazza per tutti – dice Barbara, insegnante di ruolo -: sono 28 anni che sono di ruolo. E sono di nuovo qui a protestare, alla mia età. Questa riforma ci consegna nelle mani dei presidi. Ben venga la valutazione degli insegnanti: io, come tanti altri, voglio essere giudicata per come insegno, ma non da un preside che magari non conosce la materia o è appena arrivato nell’istituto dove insegno da una vita. Tutto questo rischia di creare criteri di disparità. Anche per i precari che verranno assunti per un anno di prova non sarà vita facile”.
Per questo, in piazza Santa Maria alle 21 di stasera si sono ritrovati tantissimi insegnanti di lunga data. Capelli bianchi e qualche anno sulle spalle, hanno tenuto strette nelle mani fiaccole e bandiere e precorso un intero giro di Mura.
“Questo disegno di legge – chiosa Rino Capasso di Cobas Scuola – va ritirato definitivamente, perché è perfino inemendabile. Le modifiche che sono state apportate infatti non cambiano la filosofia del provvedimento che crea la figura del preside padrone, che mette in subordinazione gli insegnanti, li sceglie per tre anni, senza alcuna garanzia di rinnovo, e che può perfino licenziarli senza preavviso”.
“Siamo tornati ad essere in tutto e per tutto dei precari”, dice un’altra insegnante mentre accende una lampada funeraria. “Ho portato questa per celebrare la morte della nostra scuola”, dice senza girarci troppo intorno.
“Anche per i precari non saranno rose e fiori – aggiunge Capasso -: quelli che verranno assunti, lo saranno per un anno e senza alcuna garanzia. Poi c’è il problema delle graduatorie ad esaurimento che a Lucca come nel resto d’Italia va assolutamente risolto”.
Intanto, mentre la protesta è sfilata sulle Mura, già si organizzano i prossimi scioperi degli scrutini. Ieri e oggi si è registrato lo stop al Carrara, al Nottolini e al Busdraghi e anche al liceo scientifico Vallisneri è mobilitazione. “Ripeteremo questo sciopero anche l’11 e il 12 giugno – annuncia Capasso -: la protesta contro il disegno di legge della buona scuola sta dilagando e ci auguriamo di ottenere dal ministero e dal governo le risposte che chiediamo. Al ministro Giannini diciamo anche stop ai quiz Invalsi: la scuola non può essere ridotta – conclude – ad un test a crocette”.
Nel pomeriggio Il coordinamento delle scuole di Lucca e dintorni ha effettuato volantinaggio in città dalle 17 per sensibilizzare la cittadinanza tutta sulle motivazioni di queste agitazioni che investono il mondo dell’istruzione. “Un disegno di legge – sottolinea il coordinamento – che aggrava pesantemente la situazione della scuola pubblica, e portata avanti dal Governo Renzi senza prendere minimamente in considerazione l’ enorme dissenso che permea tutto il mondo scolastico. Non sono infatti solo gli insegnanti ad esser in stato di agitazione, ma anche i collaboratori scolastici, per i quali è previsto un taglio di 2000 unità circa, a fronte di 4000 pensionamenti, creando così di fatto un buco di 6000 posti, in un mondo dove già con grande difficoltà ed affanno si riescono a svolgere tutte le mansioni. Anche gli studenti partecipano alla protesta, per loro si prospetta un futuro di lavoro gratuito alle aziende prestato per 400 ore annue, sottratte all’insegnamento in classe, laboratoriale o a progetti. Sempre per gli studenti si perderà il diritto ad avere una docenza di qualità, infatti gli insegnanti neo assunti (i famosi 100.000, che con le regole decise unilateralmente dal Governo, escludono 200.000 persone con esperienza pluriennale dal mondo dell’insegnamento) saranno destinati per un 52% ad insegnare la materia che gli compete, e per un 48% in quello che si chiama l’organico funzionale, verranno cioè “scelti dal super-preside-padrone-sceriffo, e gli potranno essere conferiti incarichi progettuali, od insegnamento di materie affini per cui non hanno un abilitazione e quindi le competenze reali di insegnamento”. Alle 19, poi, si è svolto un apericena in piazza Napoleone con cibo, bevande e intrattenimento musicale, per manifestare il dissenso e la preoccupazione per tutte le questioni riguardanti questa riforma: “Nel disegno di legge – sostiene il coordinamento delle scuole – non si prevedono infatti investimenti reali nel mondo della scuola, né per l’edilizia scolastica, né per la messa in sicurezza degli stabili, mentre in tutta italia crollano soffitti. Si prevede però uno sgravo fiscale per le scuole private, che dovrebbero esercitare, secondo la costituzione, senza oneri per lo stato, ma di fatto non lo fanno, ricevendo anche da questo governo finanziamenti in questo senso”.