Cancro alla prostata, un’unica unità per Lucca e Versilia

9 giugno 2015 | 11:51
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Cancro alla prostata, un’unica unità per Lucca e Versilia

Una prostat cancer unit (Pcu) Lucca-Versilia, per mettere in campo un maggior numero di professionisti nel contrasto a quello che è il primo tumore per incidenza sul sesso maschile. La notizia è stata data oggi (9 giugno) dai due direttori generali Joseph Polimeni (Usl 2 Lucca) e Brunero Baldacchini (Usl 12), affiancati da Sergio Coccioli (direttore della struttura complessa direzione medica di presidio di Lucca), da Grazia Luchini (direttore sanitario azienda Usl 12) e dai due responsabili dei servizi di urologia Massimo Cecchi e Giorgio Santelli (Usl 12).
Basteranno una delibera e due settimane di tempo circa per mettere in moto la nuova sinergia: “Questa è una grande notizia – spiega Polimeni – perché, come tutti sanno, maggiori sono i volumi di pazienti trattati, migliori risultano essere i risultati. Questo è un percorso all’insegna della maggiore efficienza, grazie alla collaborazione tra ottimi professionisti e all’utilizzazione di macchinari all’avanguardia”.

Poi i due direttori generali tranquillizzano tutti: “Nessuno spostamento di competenze e di servizi da Lucca a Viareggio o viceversa – ricordano – ma un percorso più agevole, dalla diagnosi alla cura”.
Ad oggi le Usl di Lucca e della Versilia accolgono volumi di pazienti con tumori maligni della prostata molto simili: 150 all’anno per la Versilia, 120-130 per Lucca, con 100 soggetti per ciascuna azienda sanitaria che necessitano di intervento chirurgico. La nuova mole di pazienti dovrebbe dunque attestarsi intorno alla considerevole cifra di 250-300 all’anno. Per quanto il tumore alla prostata sia il più frequente per gli uomini, la prevenzione resta su base volontaria: dai 50 anni in su è bene effettuare l’esame del Psa.
La nuova Pcu è anche la prima nel suo genere in Toscana: esperimenti simili sono stati compiuti solo a Firenze, ma nell’ambito della stessa Usl. In questo caso, invece, due aziende diverse, ma territorialmente contigue, sono chiamate ad operare insieme: i percorsi diagnostici e terapeutici saranno portati avanti con procedure condivise, mantenendo senza variazioni le reciproche prese in carico di pazienti. La neoplasia della prostata colpisce, in Toscana, con un caso ogni 9 uomini nel corso della vita (da 0 a 84 anni). “Numerosi studi hanno evidenziato, nel corso del tempo, come l’approccio multidisciplinare rappresenti la migliore opzione per il trattamento del paziente – evidenza Baldacchini – per cui ci abbiamo messo poco a trovare un accordo. Agiremo seguendo protocolli condivisi: questo, del resto, è un modo di lavorare che sostanzialmente anticipa quello che succederà con la riforma”.
Tutto il nuovo percorso prende le mosse dalla delibera della giunta regionale Toscana numero 982 del 10 novembre 2014: con essa si istituisce la rete delle unità integrate per il tumore maligno della prostata, che opera in accordo con i dipartimenti oncologici, prevedendo l’istituzione di centri con alcuni requisiti minimi, come un bacino di utenza di almeno 300mila persone, un numero minimo di casi annui pari o superiore a 100 e la comprovata esperienza sul campo di urologi e oncologi. Proprio a seguito di questa delibera, anche in considerazione della continua evoluzione nella diagnosi, è stato deciso di istituire una prostate cancer unit tra Usl 2 e Usl 12. Con questa scelta i requisiti minimi richiesti dalla delibera sono ampiamente soddisfatti e, anzi, i pazienti possono usufruire di trattamenti ad oggi non ritenuti essenziali dalla delibera medesima, come la chirurgia laparoscopica robotica o la brachiterapia.
Con la nuova Pcu ogni paziente avrà a disposizione una scheda di valutazione del gruppo oncologico multidisciplinare che diventerà parte integrante della cartella clinica e tutti i dati verranno raccolti e monitorati da entrambe le strutture. Nel prossimo futuro è prevista anche l’acquisizione di un moderno sistema per la fusion biopsy, dotato di software integrato per l’esecuzione di biopsie mirate, che permetterà una diagnosi ancora più accurata.

Paolo Lazzari