Ciancarella: “Summer Festival, Lucca non può essere ostaggio di D’Alessandro”

Lettera aperta a Mimmo D’Alessandro. Arriva da Mario Ciancarella: “Avrei una domanda per il signor D’Alessandro – dice Ciancarella – Ma Lucca è solo uno scenario di secondo piano di fronte alla magnificenza del suo festival o non sarà il vero valore aggiunto per questo come per qualsiasi altro festival? Dalle parole del signor D’Alessandro sembrerebbe che Lucca debba la sua notorietà mondiale al suo festival e non piuttosto il contrario. Che sia cioè Lucca con tutto il suo fascino e le sue ricchezze storico artistiche e ambientali a richiamare tanto pubblico anche dall’estero ed a sollecitare gli artisti a presenziare su un palcoscenico che, fuori da Lucca, avrebbe un significato per loro insipido e di scarsa attrazione”.
“Non c’è poi chi non capisca – afferma Ciancarella – che fuori da Lucca nessun imprenditore potrebbe chiamare il proprio festival Lucca Summer Festival per quanto il marchio non sia stato acquisito espressamente dal Comune (questa sì che è una mancanza degli amministratori). Ma è certo che non vi sarebbe comunque istanza giudizaria che non otterrebbe di impedire ad un festival, svolto mettiamo il caso in Versilia, di fregiarsi del nome di Lucca, pur se mai quegli amministratori pubblici locali dessero il consenso a contrabbandare per Lucca i territori di cui gestiscono direttamente immagine e realtà culturali e socioeconomiche. Ma detto questo ci farebbe piacere vederli davvero i conti di rimessa del signor D’Alessandro in questi 18 anni e chiedergli se la sua fama e il suo successo di imprenditore musicale non siano piuttosto dovuti a questa meravigliosa città che lo ha accolto, coccolato – oltre il lecito – e lanciato in un volo che senza Lucca non avrebbe neanche finito la rincorsa del decollo”.
“Ritorna alla mente – prosegue ancora Ciancarella – la lamentela del nostro imprenditore che si rammaricava della mancanza dell’assessore alla cultura Alda Fratello rea di non essersi presentata all’imprenditore dopo la nomina in giunta, alla quale piuttosto – a mio parere – avrebbe dovuto spontaneamente presentarsi lui visto, che quantomeno il garbo, umano ancor prima che istituzionale, lo avrebbe preteso. Concludo dicendo di essere un po’ annoiato delle sparate di questo signore, ignaro o dimentico dell’importanza che la città ha avuto per lui e il suo festival. Se deciderà di abbandonare questa città credo che ci siano fior fiore di professionisti in campo musicale e artistico pronti a rispondere ad un eventuale progetto di rilancio di una amministrazione che apprezza il festival ma non può essere costretta a sopportare oltre la aggressività ingiustificata del suo promoter D’Alessandro”.