
Nessun dietrofront sulla vendita delle quote Salt. Le polemiche degli ultimi giorni non hanno scalfito minimamente la posizione del sindaco e della maggioranza sul tema. E nulla è cambiato neanche dopo la mozione urgente, di cui è stata rigettata la discussione, di ieri sera in consiglio comunale (Leggi l’articolo).
“C’è una ragione – spiega a chiare lettere il sindaco – per cui si è proceduto così. La legge di stabilità, infatti, impone di liberarsi delle partecipazioni finanziarie non strategiche per l’ente. Sfido chiunque a dire che sia strategica la partecipazione in Salt, visto che, se le previsioni saranno rispettate, il baricentro dell’attività della società si sposterà verso Parma. E poi, ricordo, la concessione del tratto autostradale che interessa anche Lucca a Salt scade nel 2019 e non è stata ancora rinnovata e che inoltre la società si sta muovendo in campi diversi da quelli abituali”. Ma, per il sindaco, c’è un argomento che taglia ogni polemica possibile: “La Salt – dice – non è quotata in borsa, quindi non immediatamente liquidabile mentre ci si è presentata una possibilità, che è quella rappresentata dall’opzione Gavio. Il treno – dice usando una metafora – uno può decidere di prenderlo e non prenderlo. Ma se decide di non prenderlo non è detto che torni a passare, e per di più allo stesso prezzo. Rischiamo, insomma, che perso il treno non ripassi e questo sarebbe un danno. Anche perché abbiamo la possibilità di avere il biglietto in mano e per di più a un prezzo molto conveniente”. “Al momento inoltre – dicono il sindaco Tambellini e l’assessore Lemucchi – la redditività delle quote Salt, che in passato è arrivata fino al 10 per cento, è intorno al 3.5-4%. Qualcuno ha detto che non dobbiamo vendere i gioielli di famiglia. Ebbene invece noi vogliamo non tenere immobilizzata la ricchezza e la vogliamo mettere a disposizione della comunità, nei termini in cui è necessaria”.
Chiude Lemucchi, uno che di conti e di analisi finanziaria se ne intende per il suo passato lavorativo: “Con le novità legislative – dice – c’è poi sempre il rischio che la cessione delle partecipazioni finanziarie per gli enti pubblici diventi obbligatorio. E a quel punto sì che il prezzo di vendita crollerebbe…”.
Enrico Pace