Asl e sindaco: sanità, va integrato pubblico e privato

26 giugno 2015 | 17:48
Share0
Asl e sindaco: sanità, va integrato pubblico e privato

Un sistema integrato fra pubblico e privato in risposta ai tagli sul versante sanitario: è quanto emerge dal convegno Sanità pubblica e privata: quali opportunità per il cittadino, che ha avuto luogo questo pomeriggio (26 giugno) alla sede del centro sanitario D33 di via Salicchi e ha visto l’intervento, fra gli altri, del sindaco Alessandro Tambellini, del direttore generale dell’azienda Usl 2 di Lucca, Joseph Polimeni, del coordinatore dell’osservatorio consumi privati in sanità dell’Università Bocconi, Mario Del Vecchio, del presidente della onlus La salute per tutti, Rita Taccola. Hanno partecipato all’incontro anche il sindaco di Porcari, Alberto Bacini, il direttore del centro sanitario D33, Ferdinando Franzoni e il direttore del dipartimento materno infantile dell’Ospedale di Lucca, Raffele Domenici.

Più le criticità o le opportunità per il territorio? Questa la domanda cui è stato chiamato a rispondere il sindaco Tambellini, il quale ha cercato di delineare un chiaro piano di riorganizzazione per il futuro, che passi attraverso la sinergia fra settore pubblico e privato.
“E’ vero che la sanità toscana si colloca ai primi posti in Italia – ha osservato Tambellini – ma altrettanto vero è che quest’anno sulla sua testa pende un taglio da 300 milioni di euro, che per il nostro comune si traduce in circa 12 milioni. Credo che ridimensionamenti di questo genere vadano necessariamente ad incidere sul sistema nel suo complesso e che quindi ciò che è stato non sia replicabile in tutte le sue forme. E’ necessario che l’intero comparto venga governato secondo i criteri di universalità ed equità che sono alla base del nostro sistema nazionale. La Regione Toscana è interessata da una riforma che dovrà concretizzarsi nei mesi a venire- ha proseguito – la risposta che si può dare deve essere una risposta in grado di concepire l’integrazione sussidiaria fra pubblico e privato: un servizio pubblico universale, a mio parere, non è più possibile. Certamente è indesiderato un sistema privatistico basato su modelli che non sono propri della nostra cultura, che favorisca una sanità di alto livello per alcuni, lasciando il settore pubblico alle fasce sociali che non hanno i mezzi per accedere al più alto livello. Dobbiamo ricercare un servizio sanitario- ha spiegato- che garantisca possibilità di accesso sempre più ampie. Questo consentirebbe di svolgere meglio il servizio e di abbreviare i tempi. E’ necessario, però, che le strutture esistenti facciano la loro parte e mantengano il regolare livello di efficienza. L’ospedale San Luca, ad esempio, deve lavorare a pieno regime, come previsto quando è stato costruito. L’obiettivo è l’estensione di un servizio qualitativamente soddisfacente alla totalità della popolazione, il nostro compito è quello di immaginare un’articolazione diffusa che si integri nelle sue parti e ragioni per elaborare un servizio il più garantista possibile. Anche per i comuni il mantenimento di certe forme del servizio sanitario è diventata complessa e in molti casi difficilmente sostenibile: non ci sono più i tempi in cui a gennaio avevamo il conto dei trasferimenti, adesso a chiusura dell’anno siamo costretti a rivedere tutto, come è successo lo scorso ottobre con il taglio di un milione e 200 mila euro. La firma della convenzione fra i comuni piana, che avverrà domani, segna un grande passaggio: si elimineranno le duplicazioni e le particolarità che hanno finora caratterizzato le diverse realtà territoriali, fino a quando la conferenza zonale si troverà a gestire un contesto unitario”.
Il direttore generale della Usl 2 di Lucca, Joseph Polimeni, ha affrontato il tema dell’identità sanitaria locale e dei piani per il futuro, riflettendo sul ruolo sussidiario che il settore privato sarà chiamato a svolgere. “Esiste una profonda distinzione fra salute e sanità- ha evidenziato Polimeni- la salute si ottiene nel 30% dei casi con una buona sanità, ma quest’ultima non è la determinante principale, infatti ad incidere maggiormente sono altri fattori, in primis reddito e cultura. Il nostro compito è comunque quello di dare risposte in tempi ragionevoli ed è chiaro che il privato gioca un ruolo fondamentale in questo senso, già oggi lo sta facendo. La sfida del futuro sarà quella di integrare l’offerta privata in un’ottica non meramente prestazionale: dobbiamo uscire da una logica consumistica e produttiva per dare grande spazio all’assistenza dei pazienti non più autosufficienti. La linea da seguire è quella di un’integrazione che preveda meccanismi incentivanti al risultato, il che significa erogare più soldi al privato, ma finalizzandoli al raggiungimento di obiettivi di salute o di incremento dell’accessibilità nei confronti del cittadino. L’offerta privata deve integrarsi e non sovrapporsi-avverte-: dobbiamo vedere il privato non come un nemico, ma come un alleato che gioca insieme all’offerta pubblica. Non credo ci sia spazio per incrementare l’offerta complessiva, dobbiamo agire in un’ottica integrativa o sostitutiva rispetto alle prestazioni storicamente concepite nell’alveo della sanità pubblica. Con l’incontro di oggi si iniziano a tracciare importanti scenari per il futuro”.
In base agli studi condotti all’osservatorio sui consumi privati per la sanità dell’Università Bocconi di Milano, il professore Mario Del Vecchio ha illustrato come sia l’effetto reddito e non la qualità dell’offerta pubblica a determinare la percentuale di ricorso alla sanità privata. “Due sono gli aspetti a mio avviso fondamentali – ha commentato -: la sanità deve rimanere un ambito di scelte collettive e per mantenere una guida pubblica serve un robusto sistema di aziende pubbliche. Dagli studi che ho affrontato emerge chiaramente che non esiste nessuna correlazione fra bontà dei servizi pubblici e ricorso alla sanità privata. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, laddove il sistema pubblico funziona meglio si evidenzia una maggiore spesa privata, perché le persone sono più propense ad investire sulla propria salute. La qualità di un settore si riflette sull’altro. Stando ai dati Istat, in Italia le famiglie spendono circa 110 miliardi per la sanità, di cui circa il 22-23% alimentati dai circuiti privati. Le spese per la sanità privata impattano per il 3,7% sul bilancio famiglia ed è dimostrato che regioni e nuclei con un reddito più elevato sono disposti a ricorrere maggiormente ai servizi gestiti da privati”.
Sembra, quindi, che la riorganizzazione dei servizi sanitari a livello regionale prevederà inevitabilmente il coinvolgimento degli enti privati, che saranno chiamati ad affiancare il sistema pubblico nel percorso di razionalizzazione e risoluzione delle criticità alimentate dai recenti tagli.
“Il servizio sanitario toscano – è intervenuta Rita Taccola – per il biennio 2013-2014 si è guadagnato un bollino di eccellenza, ma la legge di stabilità da poco approvata ha aperto nuovi scenari ed opportunità che la sanità privata è chiamata a rappresentare. La nostra onlus presta particolare attenzione alle persone meno abbienti, tenendo sempre presente la promozione della prevenzione, affinché non ci sia solo salute ma anche benessere. Crediamo in un lavoro condiviso, che vada a vantaggio di tutte le fasce della popolazione”.

Jasmine Cinquini