L’enogastronomia e promozione, Lucca ci crede

28 giugno 2015 | 08:25
Share0
L’enogastronomia e promozione, Lucca ci crede

Un “fast food” della zuppa, del tordello e del buccellato. Come risposta tutta lucchese al proliferare di catene di diversa provenienza in città. Negli ultimi mesi, infatti, dopo lo sbarco di qualche anno fa di Mac Donald’s in viale Europa, hanno aperto due realtà “importate”, che già avevano fatto successo in altre città della Toscana: dalla Taverna di Poldo alla birreria bavarese Lowenbrau, la circonvallazione si è arricchita di due proposte enogastronomiche low cost e che attirano già il pubblico soprattutto dei più giovani. E a queste si affiancano realtà già consolidate del centro e della prima periferia come i venditori di kebab e i ristoranti cino-giapponesi “all you can eat”. E la tradizione lucchese che, secondo una nostra recente inchiesta continua ad attirare l’interesse anche dei turisti stranieri? Mantiene il suo appeal, rimanendo legata ai tanti ristoranti e trattorie tradizionali che affollano l’intero territorio comunale.

Ma senza fare brand. Senza avere, insomma, un marchio di riconoscibilità collettivo che possa attirare ancor di più l’interesse verso l’enogastronomia lucchese e, perché no, permetterle di esportarla all’estero. Una sfida, questa, che è nella testa dell’amministrazione comunale e del suo assessore alle attività produttive Giovanni Lemucchi, che parla a margine proprio dell’inaugurazione della nuova birreria all’incrocio di via Cavalletti e viale Carlo Del Prete: “Negli altri paesi – dice – funziona la realizzazione di questo tipo di medie catene che, a prezzi contenuti, permettono di diffondere la tradizione gastronomica locale. Da noi questo non è ancora riuscito, anche se un primo esperimento sta prendendo il via al centro commerciale Agrigarden. Sarebbe bello, e in questo senso abbiamo avuto già una serie di contatti con produttori e associazioni di categoria, di riuscire a fare la stessa cosa con i nostri prodotti tipici tradizionali”. Se non un fast food, insomma, un marchio tutto lucchese da promuovere anche come ulteriore elemento di attrazione del territorio.
In tutto questo c’è un luogo che, nel medio periodo, potrebbe essere baricentrico per lo sviluppo di uno specifico marchio dell’enogastronomia lucchese. E’ il mercato del Carmine che, dopo la riqualificazione in cantiere, dovrebbe diventare un vero e proprio mercato di filiera corta in città. Una sorta di emulazione di quanto avvenuto al Mercato Centrale di Firenze, divenuto in pochi anni da realtà degradata a punto d’incontro chic nel cuore di Firenze.
Il cibo, dunque, come nuovo elemento forte per la promozione del territorio. Che non è fatto solo di paesaggio, bellezze architettoniche, musei e di Puccini. In attesa che tutto, davvero tutto, rientri a far parte di una strategia di promozione turistica a tutto tondo.

Enrico Pace