Morto Fratel Arturo Paoli. Aveva 102 anni

13 luglio 2015 | 08:52
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Morto Fratel Arturo Paoli. Aveva 102 anni
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Morto Fratel Arturo Paoli. Aveva 102 anni
Morto Fratel Arturo Paoli. Aveva 102 anni
Morto Fratel Arturo Paoli. Aveva 102 anni
Morto Fratel Arturo Paoli. Aveva 102 anni

Grave lutto nel mondo della chiesa lucchese e per la comunità dei fedeli non solo della nostra città. E’ scomparso stanotte, alle 0,45, Fratel Arturo Paoli, nella sua abitazione di San Martino in Vignale A comunicarlo è l’arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, assieme al presbiterio diocesano.
L’arcivescovo,  in una nota, “ringrazia il Signore per il dono straordinario che fratel Arturo è stato per la chiesa nei lunghi anni del suo ministero in Italia e all’estero, in particolare a favore dei più poveri, e si fa vicino alla comunità dei Piccoli Fratelli del Vangelo di Spello e a tutti coloro che in questo momento, anche se illuminati dalla fede nella Risurrezione, sentono il peso dell’umanità per la scomparsa di “don Arturo”.
La salma di don Arturo sarà esposta nella chiesa parrocchiale di San Martino in Vignale già da oggi (13 luglio) e anche per l’intera giornata di martedì 14 luglio. Mercoledì 15 sarà trasportata nella chiesa di San Michele, luogo cittadino dove per anni ha svolto il suo ministero e sua parrocchia di origine, dove sarà esposta alla cittadinanza dalle ore 8 alle 17. La celebrazione eucaristica con il  rito di esequie si terrà nella chiesa cattedrale sempre mercoledì 15 luglio alle 18.
Don Arturo Paoli ha espresso la volontà di essere sepolto nel piccolo cimitero di San Martino in Vignale. La tumulazione sarà fatta in forma privata nella giornata di giovedì 16 luglio.

Alcune foto storiche (Fondo Fap e Davide Dutto)

La biografia (dal centro di documentazione Fratel Arturo Paoli)
Arturo Paoli, nato a Lucca il 30 novembre 1912, ha trascorso un secolo di vita attraverso due continenti, l’Europa e il Sud America, partecipando in prima persona a eventi che hanno fatto la storia del Novecento. Ha otto anni quando assiste a uno scontro violento tra fascisti e socialisti nella piazza san Michele. L’episodio si imprime nella sua mente di bambino e diventa il dramma insensato, quello della violenza dell’uomo sull’uomo, a cui cercherà di rispondere durante tutta la sua vita. Nel 1940 viene ordinato sacerdote, durante gli anni della guerra partecipa alla rete di protezione “Delasem” per nascondere gli ebrei perseguitati dal nazifascismo. Viene arrestato e poi rilasciato, rischia la vita per salvare un ebreo. Per queste ragioni, nel 1999 riceve a Brasilia il riconoscimento di Giusto tra le nazioni dallo Stato di Israele e nel 2006 la medaglia d’oro al valore civile dalla Presidenza della Repubblica Italiana.
Nel 1949 la Segreteria di Stato del Vaticano lo chiama a Roma come vice assistente nazionale della Gioventù cattolica. Nel 1954, a causa delle sue posizioni riguardo all’impegno dei cattolici in politica, viene però allontanato e incaricato di imbarcarsi come cappellano in una nave di emigranti italiani in Argentina. Nel viaggio di ritorno incontra un religioso dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld e intravede una prospettiva per il suo futuro.
Il periodo di preparazione per entrare nella congregazione dei Piccoli Fratelli prevede un anno di vita nel deserto, in Algeria. Durante questo tempo Arturo Paoli conosce il vuoto per la perdita del Dio a cui aveva legato la sua vita. L’incontro con i tuareg musulmani, l’esperienza di accoglienza da parte di persone tanto diverse e lontane, gli fanno scoprire ciò che aveva sempre cercato e lo aveva ispirato nella scelta del sacerdozio.
Nel 1957 viene inviato in Sardegna, tra i minatori della regione Iglesias, per fondare una Fraternità insieme a altri due Piccoli Fratelli. Lavora come operaio per la manutenzione delle strade, predica in una piccola chiesina che poco a poco diventa sempre più affollata. Ma non è ben visto da una parte delle autorità vaticane e gli viene suggerito di lasciare l’Italia.
A 42 anni (1960) lascia l’Italia in modo pressoché definitivo, vi farà ritorno stabilmente soltanto nel 2005. La prima tappa della sua vita in America Latina è l’Argentina, a Fortín Olmos con i boscaioli. Incontra la povertà, le diseguaglianze sociali e le privazioni umane che segnano la vita delle persone più svantaggiate, e questi diventano i temi della sua predicazione e della sua ricerca di fede. Viaggia spesso a Buenos Aires dove tiene conferenze, frequenta le case degli intellettuali argentini, già perseguitati da parte dei militari. Anche Paoli, come altri piccoli fratelli, finisce nell’elenco dei condannati a morte dal regime. Si salva in Venezuela, senza poter fare ritorno in Argentina.
Dal 1974 risiede in Venezuela, prima a Bojò, poi a Monte Carmelo e infine a Caracas. Viene invitato in tutto il continente sud americano a tenere conferenze, scrive libri e saggi. È circondato da gente semplice e povera. Gaudy, una donna giovane con un marito che la abusa e due figli da crescere, diventa la compagna delle sue conversazioni, delle sue riflessioni e sarà l’interlocutrice nel libro “Camminando s’apre cammino”.
La teologia della liberazione è diventata la teologia dell’America Latina. Arturo Paoli ne è uno dei protagonisti. Il Brasile è la nazione dove la prassi di questa teologia ha terreno più fertile. Nel 1985 Paoli si trasferisce in Brasile, prima a São Leopoldo poi a Foz do Iguaçu. Diventa animatore di progetti sociali e di promozione umana.
Nel 2005, 93enne, decide di tornare definitivamente in Italia. Ritorna nella sua città d’origine, Lucca, dove l’Arcivescovo mons. Italo Castellani gli offre la chiesa di San Martino in Vignale, con annessa abitazione che Paoli intitola Casa Beato Charles de Foucauld. Ogni giorno la sua casa è stata crocevia di persone di ogni età, condizione sociale, credo religioso, stato civile. La dimensione contemplativa è stata il filo sotterraneo che ha sostenuto la sua intensa azione, generatrice di ricerca, di amicizia, di speranza.

Il cordoglio della città
Subito centinaia i messaggi di cordoglio per la scomparsa di Fratel Arturo Paoli, sia pubblici sia sui social network. Fra i primi ad arrivare quello dell’Istituto Storico della Resistenza: “Tutti i soci dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea – si legge nella nota –  in provincia di Lucca si inchinano commossi di fronte alla figura di fratel Arturo Paoli, la cui scomparsa addolora quanti in lui hanno visto un incrollabile punto di riferimento morale ed intellettuale, un luminoso esempio di solidarietà. Ricordano l’opera svolta nel corso dell’ultimo conflitto mondiale in favore di ricercati ed oppressi, perseguitati politici ed ebrei, per combattere l’ingiustizia, lenire sofferenze. Ricordano la sua vicenda umana e religiosa che ha percorso i drammi di un secolo portando ovunque, con lungimiranza, dedizione e fede, il suo messaggio di speranza e di carità, in difesa dei diritti umani e del dialogo tra culture e religioni”. Un ricordo personale arriva dal sindaco Alessandro Tambellini: “Ricordo – dice – quando da giovanissimo ho avuto occasione di incontrare Arturo Paoli per qualche ora durante i suoi non frequenti viaggi in Italia. Ed è stato un colloquio intenso, un richiamo all’esistenza secondo i principi del Vangelo. Poi sono stati i suoi libri – ne ricordo in particolare uno, Un incontro difficile, a segnare il percorso di una ricerca di senso in ciò che facevamo nella dimensione complessa dell’Italia degli anni ’70 e ’80. Infine ricordo una passeggiata sul fiume con lui dopo i grandi riconoscimenti Giusto tra le nazioni e la Medaglia d’Oro al Valore Civile del Presidente della Repubblica: camminava sulla via Alzaia con qualche fatica ma ancora con la benevolenza sorridente che era sempre presente nel colloquio con lui. Da ultimo il raccoglimento interiore sempre più intenso e distante dalle cose del mondo, la ricerca del silenzio che prelude all’incontro con chi egli ha sempre desiderato. Con lui, a Lucca, si chiude la grande storia del ‘900″.
Il presidente della Provincia di Lucca, Stefano Baccelli, a titolo personale e dell’amministrazione provinciale, esprime profondo cordoglio per la morte di fratel Arturo Paoli. “E’ una perdita immensa, profonda – afferma Baccelli – perché Arturo Paoli oltre a rappresentare un punto di riferimento morale, civile e spirituale era una persona di una generosità infinita con tutti, per ognuno di noi aveva parole che diventavano fonte di riflessione interiore. Nonostante l’età avanzata, possedeva una lucidità e una profondità di pensiero eccezionali spaziando tra i più svariati argomenti ma ritornando sempre al tema centrale dell’uomo, delle relazioni umane e del rispetto reciproco. Linee guida che aveva sempre cercato di trasmettere alle giovani generazioni. Un insegnamento che ha sempre avuto una forte connotazione di attualità etica, culturale e anche politica. Come non ricordare, poi, che a Palazzo Ducale era di casa. Qui, nella sede della Provincia, aveva partecipato a numerosissime iniziative curate dalla Scuola per la Pace di cui era stato il protagonista o il co-protagonista, sempre illuminato: dalle prime edizioni del Forum internazionale della solidarietà passando per le numerose presentazioni culturali e letterarie nonché all’anteprima del documentario Amorizzare il mondo dedicato alla sua attività di missionario: un’opera audiovisiva che ci ha permesso di conoscere ancora più approfonditamente la sua insostituibile testimonianza”.
“Fratel Arturo Paoli è stato il punto di riferimento per tutta la comunità lucchese. La sua straordinaria passione civile arrivava ai credenti, ai non credenti e ai dubbiosi. Nella sua lunga vita, Paoli è riuscito a sfondare sempre il muro dell’indifferenza, animato da una grande fede e dalla pratica costante della solidarietà”, è invece il pensiero del senatore del Pd Andrea Marcucci.
Questo, invece, il ricordo dell’onorevole Raffaella Mariani (Pd): “Coraggio, intelligenza, integrità. Insieme ad un amore incondizionato per l’umanità e i suoi ultimi, al cui fianco non ha mai mancato di schierarsi: Arturo Paoli lo ricordo così e con l’emozione profonda e affettuosa che ho provato ogni volta che ho avuto il privilegio di trascorrere un po’ di tempo con lui. Partigiano dei poveri, deciso e sereno nel non chinare la testa di fronte alle imposizioni e alla violenza dei più forti, Fratel Arturo è stato guida spirituale ed esempio di rara forza morale e lucidità intellettuale. Lo è stato per i credenti, ma anche per tante persone che laicamente si sono accostate al suo insegnamento, fondato sull’intreccio virtuoso di una fede potente e di una grande passione civile. È in questa straordinaria capacità di parlare a tutti gli uomini di buona volontà, di invitarli all’impegno e alla speranza, oltre che nell’esempio espresso intensamente nella pratica quotidiana della solidarietà, che sta il cuore dell’eredità di Fratel Arturo per la nostra comunità. Un’eredità che oggi più che mai è necessario curare e far crescere, per trasmetterne i valori ai giovani ponendola a fondamento di un futuro più giusto”.
Messaggio di cordoglio anche dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca a firma del presidente Alberto Del Carlo, del vice presidente del consiglio di amministrazione, Giuliano Nieri e della vice presidente dell’organo d’indirizzo Ilaria Maffei: “La Fondazione Banca del Monte di Lucca – si legge – partecipa al dolore della Chiesa, della comunità lucchese e di tutti gli uomini di buona volontà per la morte del Fratello Arturo Paoli, sacerdote. La sua lunga vita è stata un esempio di assoluta coerenza ai valori del Vangelo. Dopo tante sofferenze e persecuzioni e tanti riconoscimenti e premi, ha avuto il grande dono di vedere assurgere alla guida dei credenti un Papa che, come lui, è apertamente schierato a difesa degli ultimi, nel vero interesse di tutta l’umanità. La Fondazione ne conserva e valorizza la memoria con la documentazione e le iniziative del Fondo Arturo Paoli. Nell’occasione la Fondazione ha elargito, nel rispetto della sua volontà, un contributo alla Comunità dei Piccoli Fratelli ed invita la cittadinanza a fare altrettanto, o comunque a fare opere di beneficienza”.
Cordoglio anche dal presidente del consiglio comunale, Matteo Garzella: “Esprimo il mio cordoglio per la scomparsa di fratel Arturo Paoli. Abbiamo avuto l’onore della sua presenza in consiglio comunale il 4 settembre 2013, in occasione della celebrazione per l’anniversario della Liberazione di Lucca. Nell’anno terribile dell’occupazione militare tedesca Arturo Paoli, sotto la guida dell’arcivescovo Torrini, svolse un’ampia opera materiale e spirituale in favore della popolazione tutta e in particolare dei profughi, degli sfollati, dei rastrellati, dei perseguitati di ogni credo religioso e colore politico. Quando partecipò alla seduta consiliare descrisse i terribili avvenimenti che sconvolsero la nostra città, i pericoli da lui stesso affrontati in conseguenza dell’impegno di carità a protezione dei più deboli e sofferenti, la sofferenza vissuta nel raccogliere il corpo martorizzato di don Aldo Mei. Resterà nei nostri ricordi il bellissimo sorriso di un uomo che non aveva mai smesso di sperare nell’avvento di un mondo più giusto in cui finalmente potesse regnare la pace. Al termine del suo intervento disse: Dobbiamo adoperarci tutti in maniera positiva per cui le guerre non ci siano più. Guardando il mondo attuale certamente non pare che siamo facilmente esauditi, ma io lo spero“.