Quartiere Giardino, ancora proteste per le modifiche al progetto di riqualificazione

Serpeggia ancora molto malumore per le modifiche al cosiddetto contratto di quartiere II per il Giardino. Dopo le proteste del comitato di Pontetetto, prendere la parola un cittadino, Stefano Turini, che passa all’attacco dell’amministrazione comunale. “Sono passati 11 anni da quando prese il via il progetto di ristrutturazione del quartiere Giardino. Il soggetto promotore fu il Comune di Lucca, il partenariato locale furono l’Erp Lucca, l’associazione donne di via delle Gardenie, Holding Lucca Progetti Speciali srl, Scuola Edile Lucchese, Enaip Onlus Lucca, Cooperativa Luce, Cooperativa Nuovi Orizzonti, Anffas Onlus Lucca”. Ma secondo il cittadino il programma non solo non è stato rispettato ma stravolto.
“Passano gli anni – scrive Turini -, si va a votare, cambia la giunta comunale. Nuovo sindaco, nuovi assessori. Insieme a loro cambia anche il modo di pensare che a volte può essere un bene ma altre un male, come nel nostro caso. Quello che doveva essere un quartiere modello, un progetto di esempio anche per altre città, viene stravolto. Di quelle strutture che dovevano essere abbattute e che rappresentano il degrado e la ghettizzazione, una parte verrà tenuta in piedi per fare spazio alle emergenze abitative. Quella Stecca, originariamente 9 appartamenti poi trasformati in 14 per ospitare provvisoriamente le persone che venivano dall’abbattimento dei primi 2 blocchi, non verrà più abbattuta. Come non ricordarsi i lamenti di quelle persone dimenticate per 10 anni in quelle topaie? Quella che più ho impresso è Maria, una signora di un’ottantina di anni. Lei non ha fatto in tempo a vedere la casa nuova, se n’è andata prima. Tutte le mattine la incontravo al bar ed era disperata. In inverno si lamentava dell’umidità che colava giù dai muri, ormai diventati neri dalla muffa e, degli spifferi delle porte e delle finestre. In estate era il caldo soffocante di quelle prigioni che la faceva star male. La rinfrancavo sempre dicendogli di aver pazienza e che prima o poi le abitazioni nuove sarebbero pronte. Lei mi rispondeva. Aveva ragione, tutti le davamo ragione. Quelle abitazioni sono invivibili. In quegli appartamenti, odoranti di muffa, si percepisce la sofferenza che ha subito questa gente del Giardino. L’abbattimento è il simbolo dell’apertura al nuovo quartiere; non più un ghetto ma un posto vivibile come era in quel contratto partecipato con le persone, con le associazioni sopra elencate e che questa giunta non vuole più rispettare. E allora le associazioni del partenariato hanno niente da dire? Si sentono presi in giro come ci sentiamo noi? Se la libertà è partecipazione questi paladini della giustizia e della democrazia, hanno ancora tanto da imparare”.