
L’utilizzo di legna per riscaldamento domestico è una vera e propria “piaga” per quanto riguarda la qualità dell’aria nella Piana lucchese, in particolare per le emissioni di Pm 10, le polveri sottili, di cui rappresenta il 70% del totale. E’ quanto emerge dallo studio di approfondimeto di Arpat, realizzato a supporto dei Piani di azione comunali (Pac), molti dei quali sono in corso di revisione. Studio richiesto dal tavolo di coordinamento a cui partecipano i sindaci di Capannori, Lucca, Montecarlo, Altopascio, Villa Basilica, Porcari, Pescaglia, e Montecatini Terme, oltre all’Agenzia ambientale, basato sui dati dell’Inventario delle sorgenti di emissione della Regione Toscana, che ha come limite però l’anno di riferimento, il 2010. 21 i comuni presi in considerazione, ce ne sono diversi anche delle province di Pistoia, oltre a due di quella di Pisa e uno di Firenze, il cui territorio ricade, anche parzialmente, all’interno dell’area della Piana lucchese.
L’analisi è stata suddivisa per settore e per quanto riguarda il riscaldamento, come detto, pesa tantissimo la combustione domestica di legna, pur rappresentando solo il 22% dei consumi energetici: il 60% delle emissioni di Pm 10 e Pm 2,5, il 25% di quelle di ammonica (Nox) e il 23% degli ossidi di zolfo (Sox).
Sul versante trasporti incide molto di più il traffico su su strade urbane (70%) con le emissioni di polveri sottili imputabili in gran parte ai mezzi diesel (80%). C’è poi il settore industriale: qua le emissioni di ossidi di zolfo sono quasi completamente imputate all’attività di produzione del vetro localizzata a Pescia (in particolare ai processi di combustione ad essa associati) che incide per circa il 30% sul totale della Piana; il Pm 10 è invece associato per il 50% all’attività di estrazione di materiale lapideo dalle cave e alla sua lavorazione e per circa il 35% alla produzione di cemento e calcestruzzo e incidono per circa il 13% sul totale delle emissioni della Piana, quelle di Co dipendono invece metà dalle industrie alimentari e per il 20% dai processi di combustione.
Passando all’agricotura, l’ammoniaca immessa nell’atmosfera derivanti dalle attività di allevamento e di uso dei fertilizzanti rappresenta circa il 50% delle emissioni totali di Nh3 dell’intera Piana (di cui il 33% dagli allevamenti e il 18% dall’uso di fertilizzanti); infine il settore “Altro” dove le emissioni di composti organici volatili non metanici (Covnm) sono provocate per il 98% dall’uso di solventi (98%), per tutti i comuni della Piana.