Colonie feline, la Lav torna all’attacco: “Comune sbaglia a intepretare norma regionale”

7 agosto 2015 | 09:24
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Colonie feline, la Lav torna all’attacco: “Comune sbaglia a intepretare norma regionale”

Non è soddisfatta la Lav della risposta del Comune di Lucca sul censimento delle colonie feline (Leggi l’articolo). E rinfocola la polemica sul tema: “Contrariamente a quanto affermato dal Comune di Lucca – dice l’associazione anti vivisezione – in merito al censimento delle colonie feline, l’amministrazione non ha agito in conformità alle normative vigenti in materia poiché i criteri individuati nelle prescrizioni fornite dal servizio veterinario della Usl 2 di Lucca per effettuare il censimento sono basati su una erronea interpretazione della legislazione nazionale e regionale”.

“Ai sensi della Legge 281/91 – spiega la Lav – i gatti che vivono in libertà devono essere sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo. La medesima Legge non pone alcuna specifica riguardo al territorio frequentato dai gatti che può essere pubblico, aperto al pubblico o privato. I gatti sono, infatti, riconosciuti dalla normativa italiana come animali liberi e non è possibile impedire loro di frequentare spazi privati facilmente raggiungibili e ancor di più se negli stessi possono ricevere cure. Il Servizio veterinario basandosi sull’articolo 34 comma 2 della legge 59/2009 secondo cui: “I Comuni redigono una mappa del territorio ove siano segnalate le zone abitualmente frequentate da colonie feline ed individuano, nelle aree pubbliche o aperte al pubblico come previste dal regolamento presenti in tali zone, i punti idonei per lo svolgimento delle attività necessarie alla tutela delle colonie” desume che “la necessità di redigere una mappa trova fondamento nel fatto che con questo strumento è possibile ottemperare all’obbligo, per le amministrazioni comunali, di individuare in aree pubbliche e in aree aperte al pubblico i punti idonei per lo svolgimento delle attività necessarie alla tutela delle colonie (…). E’ pertanto evidente che la casistica piuttosto frequente, di gruppi di gatti segnalati da cittadini o da imprese che vivono all’interno di proprietà private non sono censibili come colonie”. Questa interpretazione appare in contrasto con la ratio della norma, in quanto ai sensi del citato articolo i Comuni devono redigere la mappa delle colonie e individuare nelle aree pubbliche o aperte al pubblico i punti idonei per lo svolgimento delle attività di accudimento, ma ciò non esclude che tali aree possano essere individuate dal proprietario di un fondo ove insiste una colonia felina”.
“Il Comune di Lucca – concluda la Lav – sostiene che “è infatti di tutta evidenza che le attività strumentali alla tutela e controllo della colonia, quali ad esempio l’alimentazione e la cattura ai fini della sterilizzazione non possono essere utilmente esercitate nei luoghi privati. Ma questa è una sua ipotesi. Sono possibili accudimento e catture anche nel caso in cui il responsabile di colonia sia persona diversa dal titolare della proprietà privata, in quanto anche in un simile caso è sempre possibile arrivare a un accordo”.