Vescovo: “Lucca accolga i profughi come il Volto Santo”






Lucca che ha accolto il Volto Santo, un Cristo “nero” senza badare al colore della pelle, e venerandolo nei secoli come simbolo della fede, adesso non esiti ad accogliere con lo stesso spirito i migranti che arrivano in città, rischiando la morte nel Mediterraneo e scampando da guerre e povertà. E’ questo il messaggio che l’Arcivescovo Italo Castellani ha lanciato nell’omelia del Solenne Pontificale della Santa Croce che si è svolto come tradizione questa mattina (14 settembre) nella Cattedrale di San Martino. Il vescovo ha invitato a guardare oltre le condizioni di marginalità e a fare dell’accoglienza l’attuazione nel presente del Vangelo e della Parola di Dio. Di seguito riportiamo, per esteso, il testo dell’omelia pronunciata da Monsignor Castellani.
Come ogni anno, nella Festa Liturgica della “Esaltazione della S. Croce”, si rinnova per noi Lucchesi la Festa religiosa e civile del “Volto Santo”: il popolo si fa pellegrino per rendere omaggio, rendere grazie al suo ‘Re’. Un “grazie” lungo secoli: noi siamo la generazione che, in continuità con la fede e il senso civico dei nostri Avi, esprime nell’oggi dei nostri giorni questo grazie al nostro “Re”, che è il Re-dentore” dell’umanità.
Mentre compiamo questo ‘gesto’ che ci coinvolge personalmente –e come popolo che vive su questo meraviglioso fazzoletto di terra di Lucchesia– mi chiedo: l’omaggio al Volto Santo, la ‘Luminara’ –le stesse manifestazioni religiose e civili del ‘Settembre Lucchese’– sono vissute come una routine oppure di anno in anno sono l’occasione propizia per confermarci e approfondire la nostra identità cristiana?
La radice della nostra ‘identità’ –vista la nostra storia, di cui il “Volto Santo” è simbolo– è così annunciata nel testo evangelico appena proclamato in questa solenne e divina Liturgia: “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna” (Gv. 3,16).
Questa è la sintesi della fede cristiana, della nostra identità: un Dio che ama l’uomo –l’unica creatura fatta “a sua immagine” (Gn 1,27) – sino a farsi uomo come noi e, per amore, passare attraverso lo “scandalo della Croce” .
Per l’uomo, per l’umanità, per ciascuno di noi è problema di vita o di morte –di senso o di non senso dell’esistenza– riconoscere, aderire e corrispondere all’amore di Dio vivendo la ‘Buona Notizia’ per la nostra esistenza che è Gesù Cristo, Vangelo di Dio!
Alla luce della Parola di Dio ascoltata invito quest’anno la nostra comunità civile ed ecclesiale a contemplare il ‘Volto Santo’ come ‘Volto di Misericordia’: “Gesù Cristo è il volto della Misericordia del Padre”, afferma Papa Francesco indicendo l’Anno Santo della Misericordia, ed ha aggiunto in questi giorni: “La Misericordia di Dio viene riconosciuta attraverso le nostre opere di misericordia corporali e spirituali”.
La celebrazione della Festa del ‘Volto Santo’ e la contemplazione del suo ‘Volto misericordioso’, è per noi Lucchesi –ed è questo il messaggio che desidero far arrivare quest’anno alla nostra Chiesa e ad ogni uomo e donna che vive sul nostro territorio– l’occasione propizia per: riconciliarci con Dio, con i fratelli, con il creato.
Riconciliamoci con Dio
Riconciliarsi con l’Amore misericordioso di Dio significa anzitutto mettersi con decisione e con apertura d’intelligenza e di cuore in ascolto della Sua Parola.
Sulla Parola di Dio, senza se e senza ma, va costantemente risintonizzata e ricentrata la nostra vita personale e il cammino della nostra società per sperimentare la forza liberatrice del Vangelo. Questo comporta per noi cristiani di uscire una volta per sempre dal “pensare secondo gli uomini e non secondo Dio” (Mt 8,33), come Gesù stesso ammonisce i suoi contemporanei; quindi di non accontentarci più di una pratica religiosa fine a se stessa e svuotata di Vangelo, per viverne la radicalità nelle scelte e nelle relazioni quotidiane, rifuggendo da uno strano e quasi congenito ‘pudore’ nel rendere testimonianza aperta e sincera della nostra fede.
Questo è possibile –come ho annunciato nella ‘Lettera’ indirizzata alla nostra Diocesi, “Chiesa di Lucca sciogli il nodo della Tua lingua” (Mc 7,35)- solo se il Vangelo non è letto come un racconto del passato ma come Parola che interpreta le diverse situazioni umane e sociali che ci troviamo oggi a vivere, “ascoltando i battiti del nostro tempo” (Papa Francesco) che sono: le nuove circostanze in cui vive la famiglia, la condizione dei giovani, le nuove povertà e i nuovi poveri, l’accoglienza degli immigrati e rifugiati, l’incontro con nuove culture e le diverse religioni del mondo, le vicende culturali dei popoli e delle minoranze, le sofferenze e le ansie della nostra civiltà tecnologica, le tragedie individuali e sociali che ci consegna la cronaca quotidiana, i fermenti nuovi…
Riconciliamoci con il prossimo
La Parola di Dio ascoltata ci indica una strada maestra ed efficace: “Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù …” (Fil 2,6).
I sentimenti di Gesù verso i fratelli sono sentimenti di misericordia: di reale accoglienza e apertura di cuore verso ogni prossimo, qualsiasi sia il colore della pelle, la cultura di origine e l’espressione religiosa di appartenenza.
Per celebrare la festa del Volto Santo –affinché quest’anno sia più umana ed evangelica– contemplando il Volto Santo mi viene spontanea questa riflessione.
Tutti noi sappiamo che il Volto Santo è arrivato nella nostra Città, dopo varie peripezie, attraversando su una barca il mare Mediterraneo. Tutti sappiamo che il Volto Santo è di colore nero. È venuto, Lui, nero, a Lucca, lo abbiamo accolto e ogni anno gli rinnoviamo una pressoché universale accoglienza festosa e gioiosa. Ora che dallo stesso Mare Mediterraneo arriva altra gente di colore, più vicina per il colore della pelle al Volto Santo, siamo chiamati a fare festa e ad accogliere questi “poveri Cristi”, in carne ed ossa, che vengono a noi e chiedono un rifugio, un aiuto.
Mentre al centro della nostra fede lucchese c’è il Volto Santo chiedo che la stessa attenzione, fiducia, amore e accoglienza, vadano verso ogni nostro prossimo in difficoltà: siano essi italiani, nostri concittadini –che affrontano la povertà, la malattia, il dolore e la solitudine- verso i quali da sempre e quotidianamente, senza far rumore, la comunità cristiana offre sollecite cure; siano essi gli altri “volti santi” venuti dal Mare Mediterraneo e dal vicino Oriente.
Il viaggio che quei “volti santi” hanno fatto nei barconi, subendo violenze e sofferenze inaudite, vedendo morire familiari e amici, poi abbandonati al mare – come il piccolo Aylàn la cui foto in un attimo ha fatto il giro del mondo e in pochi giorni ha cambiato l’atteggiamento dell’Europa nei confronti di queste persone – è una realtà amara che interpella tutto l’occidente e tutti noi. Il Volto Santo va inteso come l’unico Volto che racchiude in sé tutti quei Volti, quasi a suggerirci l’accoglienza e l’integrazione.
Noi siamo ben consapevoli che il “problema” è complesso e richiede delle politiche di integrazione, che siano ragionate, realistiche ed europee. Detto questo però la dignità umana è al primo posto e il dovere di una prima accoglienza (sicurezza, cibo, vestito…) precede e supera ogni qualsiasi considerazione in ordine ai motivi che fanno migrare le persone e la gestione del fenomeno.
In breve, la Parola di Gesù è netta e non necessita di ulteriori interpretazioni: “Ero straniero e non mi avete accolto” (Mt 25,43).
Coloro che (privati cittadini, famiglie, Associazioni, Enti …) sono disponibili a donare qualsiasi forma di accoglienza- possono telefonare allo specifico numero della Caritas Diocesana (0583-430938) o alle Caritas parrocchiali.
Riconciliamoci con il creato
L’ispirato “Laudato Si, mi Signore, per sora nostra madre terra” di S. Francesco d’Assisi –ripreso dalla recente Enciclica di Papa Francesco dal titolo omonimo – ci apre gli occhi su uno scenario mondiale che c’interpella come cittadini del mondo e specificatamente come cristiani.
Quattro ‘movimenti’ in atto nella società mondiale, che ci toccano da vicino, ci stanno interpellando: come appena sopra ricordato la migrazione di masse umane sempre maggiori sotto i nostri occhi e in questi giorni in movimento verso i Paesi più o meno sviluppati del Pianeta; la cosiddetta “tempesta demografica perfetta” o denatalità che si è abbattuta da tempo in Europa e nei Paesi dell’Emisfero Nord, per cui ogni nuova generazione sta già contando un numero di nuove nascite inferiori al 40 per cento rispetto a quelle precedenti; i mutamenti radicali nell’ambito del lavoro per l’applicazione crescente della robotica e della telematica nel settore industriale e dell’impiego, che elimina numerosi posti di lavoro. Infine – e qui sono al cuore delle minacce globali appena richiamate, che ci paralizzano e ci lasciano con il fiato sospeso – le trasformazioni climatiche e il degrado ambientale, più in concreto: l’inquinamento e cementificazione del territorio, la deforestazione selvaggia, il dissesto idrogeologico, l’esaurimento delle risorse idriche, la crescita esponenziale dei rifiuti…
‘Madre Terra’, come ogni madre, da tempo chiede di essere considerata tale: una seria presa di coscienza, unitamente ad un fattivo impegno civico che per i cristiani è anche un dettato evangelico, sono urgenti e non rinviabili per invertire le tendenze sopra ricordate. Pronunciare gli spontanei ‘ormai’-che denunciano un incomprensibile rinuncia a fare la nostra parte personale e come comunità civica ed ecclesiale- è un peccato confessato ma che richiede conversione.
Papa Francesco nella sua Lettera Enciclica detta una ‘agenda di speranza’, che è anche l’agenda della nostra Chiesa di Lucca. Da parte mia, nella festa del Volto Santo, chiedo a tutti noi un sussulto, un colpo d’ali, perché possiamo tornare ad essere nella nostra Città, sul territorio, nella vita quotidiana “cristiani” autentici, rinnovando l’impegno a percorrere questa strada maestra: “Riconciliamoci con Dio, con il prossimo e con il creato”!
FOTO – Il Solenne Pontificale per l’esaltazione della Santa Croce (di Domenico Bertuccelli)