No alla riforma della sanità, i comitati invitano esperti

Sono giorni frenetici per la rete dei comitati sulla sanità lucchese. Va, infatti, avanti a pieno ritmo la raccolta delle firme per indire il referendum per abrogare la legge regionale 28 del 2015 che riforma la sanità locale e che avrà, tra gli effetti principali, la riduzione delle Asl da 12 a 3 e il taglio di oltre 2000 dipendenti del settore. Di firme ne sono già state raccolte 30mila ma ne servono almeno 38mila (e tutte valide) per indire la consultazione referendaria e fermare così “lo scempio della sanità pubblica locale”, dicono i promotori. Anche per questo motivo, ma soprattutto per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sugli effetti che avrà la riforma, la rete dei comitati sulla sanità lucchese, con il comitato Stop Ttip di Lucca e il comitato Lucca Est Sergio Ghiselli, organizzano per mercoledì (14 ottobre) alle 17,30 alla sede della Croce Verde in viale Castracani, una conferenza dal titolo Doppio attacco alla sanità.
Doppio, perché oltre alla riforma regionale, finisce nel mirino anche l’approvazione del Ttip – il trattato tra Usa e Europa che regolerà i contatti commerciali anche su alcuni servizi indispensabili come, per l’appunto, la sanità. Questi provvedimenti, secondo i promotori dell’iniziativa “comporteranno la fine del principio costituzionale del diritto alla salute eguale per tutti”. “Assisteremo – sottolinea in particolare Raffaello Papeschi, del comitato Lucca per una sanità migliore – alla progressiva demolizione della sanità pubblica, iniziata con le riforme del 92 e con il decreto Bindi, perché il libero commercio dovrà avere la priorità su tutto, perfino sulla salute”.
“Gli effetti della legge regionale e dell’approvazione del trattato Usa-Europa – chiosa Gemma Urbani, del comitato stop Ttip di Lucca – rischiano di essere devastanti. Con essi si andranno a ridurre tanti servizi che ora sono pubblici, e che andranno ad essere gestiti dai privati. In sanità poi il rischio è che la parte del leone la facciano le grandi compagnie d’assicurazione. E’ necessario che la gente sia informata delle conseguenze”.
A livello locale è altrettanto preoccupante, secondo Gianluca Mascagli dell’Associazione Per non morire: “La riforma regionale produrrà – è convinto – una disintegrazione della sanità locale, che da modello diventerà una perfetta imperfezione. La politica ha fallito introducendo nella sanità il conflitto tra pubblico e privato”.
E’ il tema su cui insiste in particolare Raffaello Papeschi: “Con la riduzione delle Asl il contatto con il territorio rischia di andare perduto – dice -: si nominerà un maxi direttore generale che non vedremo mai e che delegherà le decisioni ai suoi nominati. Decisioni su cui, siamo convinti, le conferenze dei sindaci, che anch’esse andranno accorpate, avranno sempre meno voce in capitolo. Noi vorremmo invece che venisse stabilito un percorso inverso: riportare la sanità totalmente in mano al pubblico, senza le logiche del diritto privato, dando ai sindaci la possibilità di veto sulle decisioni dei direttori che vanno ad incidere sul territorio”.
Di tutto questo e di molto altro si parlerà nel corso del convegno alla Croce Verde che sarà coordinato da Alessandro Di Vito, del comitato Lucca Est. Ospiti saranno alcuni luminari del settore, tra cui Adriano Cattaneo, epidemiologo e rappresentante dell’osservatorio italiano sulla salute globale e rete della sostenibilità e salute; e Gavino Maciocco, direttore del comitato referendario: ordinario all’università di Firenze dove si occupa di cure primarie e di sistemi sanitari internazionali, è esperto di cooperazione sanitaria per il ministero degli Esteri. Insieme a loro ci sarà, ovviamente Giuseppe Ricci, presidente del comitato referendario contro la legge di riforma sanitaria regionale.
“I rischi che da essa deriveranno sono molteplici – spiega ancora Raffaello Papeschi -: ci sarà un abbassamento del livello dei servizi e anche un loro rallentamento. Aumenterà la distanza tra lo staff medico e la direzione regionale, inoltre non ci saranno i risparmi previsti. Senza considerare che non vi sarà più garantito quel rapporto di familiarità e solidarietà con il paziente che era assicurata da una gestione dei problemi e dei servizi sul territorio stesso”.