Lucca dice sì al protocollo regionale sugli orti sociali

15 ottobre 2015 | 14:15
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Lucca dice sì al protocollo regionale sugli orti sociali

Il Comune di Lucca aderisce al protocollo d’intesa per dare concretamente il via ai 100mila orti in Toscana. Il documento, firmato stamattina nella sede regionale, coinvolge la Regione e l’ente Terre Regionali di Toscana, l’Anci regionale e sei comuni: insieme a Lucca, anche Firenze, Bagno a Ripoli, Siena, Livorno e Grosseto. Alcuni di questi comuni hanno già esperienze significative in materia, mentre per altri – fra cui Lucca – sono impegnati a lavorare in questo senso. Adesso inizia l’attività del gruppo composto da tutti i soggetti che hanno aderito all’intesa, con l’obiettivo di definire modalità, esperienze e procedure per la concreta realizzazione dell’iniziativa.

Alla presentazione del protocollo stamani era presente per l’amministrazione comunale di Lucca, l’assessore all’innovazione Enrico Cecchetti, insieme ai rappresentanti degli altri comuni coinvolti, all’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi, al direttore dell’ente Terre Regionali Toscane Claudio Del Re e al presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni.
“Le implicazioni di questo progetto – ha dichiarato l’assessore all’innovazione Enrico Cecchetti nel corso della conferenza stampa in Regione – sono moltissime, fra le altre di tipo sociale, ambientale, culturale, didattico. Lucca allo stato attuale non ha sul territorio veri e propri orti urbani: esistono alcune esperienze di orti scolastici e alcune esperienze sporadiche di orti sociali non inserite però in un sistema organico. L’amministrazione comunale ha chiesto di poter prendere parte a questo gruppo di lavoro proprio per sviluppare un’esperienza più strutturata, coinvolgendo da una parte le organizzazioni del territorio interessate, con le quali abbiamo già avviato percorsi sul tema dell’alimentazione e della sostenibilità e dall’altra l’istituto agrario di Mutigliano”.
L’orto urbano – che a livello nazionale si rifà all’esperienza del Progetto nazionale orti urbani proposto da Italia Nostra nel 2006 e oggetto di un accordo con Anci nel 2008 rinnovato nel maggio del 2013 – secondo il nuovo modello prevede per i Comuni che hanno aderito al progetto la realizzazione di un insieme di appezzamenti di terreno (o di coltivazioni fuori-terra) collegati dentro un sistema in cui siano inseriti servizi, spazi comuni e punti di aggregazione. Il target di riferimento non è più soltanto rappresentato dalle persone anziane, ma anche dai più giovani e lo scopo concreto sarà quello di produrre delle coltivazioni destinate all’auto-consumo e, laddove i prodotti eccederanno, si prevede di destinarli alle persone meno abbienti attraverso la collaborazione con le organizzazioni che gestiscono questo tipo di attività (mense dei poveri, banco alimentare, enti caritatevoli e altro). Strettamente legata a questa finalità concreta vi è quella di più ampia portata per la quale la presenza delle persone negli orti non si limita allo svolgimento delle cure colturali nel proprio appezzamento, quanto a condurre una vita sociale volta anche allo scambio di informazioni, all’aggiornamento delle conoscenze, al confronto con le altre persone e le altre generazioni. Gli orti potranno diventare anche punti di riferimento importanti per la coltivazione di germoplasma di antiche varietà locali e saranno collegati ad altre strutture dove possono essere condotti corsi di aggiornamento, riunioni, momenti di studio e di confronto.
Diffusione degli orti urbani in Italia La rete delle città italiane che hanno realizzato esperienze di orti urbani è passata da 1,1 milioni di metri quadrati (pari a 110 ettari) del 2011 ad oltre 3 milioni (300 ettari) nel 2013. Oltre 30 Comuni italiani hanno realizzato esperienze in questo senso, non solo con la realizzazione di nuovi orti, ma anche con la riqualificazione di quelli già esistenti e programmando realizzazioni future.