
“Non c’è nessuna legge che vieti di portarsi il cibo a scuola da casa, la questione è che quel cibo non può essere consumato nei locali dove viene servito il pasto della mensa”. Interviene così, a chiarire i tanti dubbi e le diverse posizioni espresse da amministrazione e cittadini negli ultimi giorni il dottor Ambrogio Pagani, direttore dell’unità funzionale di sanità pubblica della Asl 2 di Lucca. Pagani, per spiegare la questione, fa un esempio dal mondo della ristorazione: “Secondo voi – dice – cosa vi risponderebbe un ristoratore se vi presentaste nel suo locale con un contenitore con un primo piatto affermando che mangerete soltanto il secondo?”. Ma questo non per questioni di opportunità, quanto di “responsabilità”.
La qualità del cibo della mensa, infatti, è sotto la responsabilità di chi gestisce il servizio, in questo caso la Del Monte. Per quanto riguarda la posizione della Asl, dunque, tutto ciò che eventualmente fosse determinato dalla somministrazione del cibo a mensa sarebbe riconducibile ad un unico soggetto. E questo permetterebbe di far scattare gli immediati controlli di sanità pubblica eventualmente necessari. Tutto questo sarebbe molto più difficile, se non impossibile, se insieme al cibo della mensa fosse consentito portare anche il cibo preparato fuori da casa. Con il rischio anche di scambio di cibo fra i ragazzi che sono presenti in quel locale.
Diversa, invece, la questione della possibilità di consumare cibo a scuola: “Da sempre – dice Pagani – a scuola c’è il momento della merenda, e nessuno ha mai impedito questa pratica nelle scuole. Questo significa che si può mangiare cibo portato da casa, ma in locali diversi da quelli in cui viene servito il cibo della mensa e, ma questo ovviamente non riguarda la Asl, in caso di presenza di adeguata sorveglianza degli studenti”.
Quindi nessun divieto o nessuna norma che dica no a chi vuole fornire cibo “casalingo” ai propri figli, questa la versione ufficiale della Asl, ma divieto assoluto di “contaminazione” dei pasti.
Enrico Pace