Province, 4 milioni per il personale non trasferito

27 ottobre 2015 | 16:41
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Province, 4 milioni per il personale non trasferito

E’ approvata, dopo il rinvio di una settimana fa, la legge sul trasferimento del personale delle Province. Con 24 voti favorevoli della maggioranza, 13 contrari delle opposizioni e l’astensione dei due consiglieri di Sì Toscana, il Consiglio regionale ha approvato la legge di riordino delle funzioni provinciali con l’elenco del personale provinciale trasferito alla Regione.

Il Consiglio ha accolto una serie di emendamenti, presentati dal capogruppo Pd Leonardo Marras, che toccano vari punti dell’articolato. Segnaliamo l’ampliamento di competenze della conferenza dei comuni dell’ambito, che individua i servizi già presenti sul territorio di cui occorre garantire la continuità, oltre alle attività che sono svolte congiuntamente dall’ufficio del comune capoluogo e gli uffici dei comuni dell’ambito per il più efficace svolgimento della funzione sul territorio.
È prevista inoltre la possibilità di integrare il personale da trasferire alla Regione anche estendendo la procedura alla generalità del personale delle province e della città metropolitana.
Per la polizia provinciale, l’osservatorio può prevedere che l’immissione dei dati degli agenti nel portale della mobilità sia fatta successivamente alla definizione delle convenzioni. Vengono inoltre ampliati i momenti di confronto con le organizzazioni sindacali e le informative specifiche.
“La proposta di legge oggi all’esame del Consiglio è un punto di riferimento a livello nazionale, come ho potuto constatare nell’ultima conferenza dei presidenti delle assemblee regionali”, ha dichiarato il presidente toscano Eugenio Giani, aprendo la discussione in aula sul testo.
È stato il presidente della commissione affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) ad illustrarne le linee fondamentali. Bugliani ha ricordato che la Regione Toscana, avendo approvato una legge di riordino del settore, ha tempo fino al 31 ottobre per inserire i nominativi nella piattaforma per la mobilità, anche se il trasferimento effettivo decorre dall’1 gennaio 2016, con l’ingresso nella dotazione organica provvisoria della Regione. Il rischio era di vedere vanificato tutto il lavoro svolto.
“Si fa fronte alla mancata stipula degli accordi tra province e comuni”, ha sottolineato il presidente della commissione ricordando che il turismo, compresa la statistica, ed esclusa la formazione degli operatori, sarà trasferito ai comuni capoluogo, che dovranno anche tenere gli albi del terzo settore. Una volta assegnato il personale saranno questi ultimi a verificare se l’esercizio della funzione possa essere assegnato, con convenzione, alla provincia o ai comuni associati.
Le funzioni di forestazione saranno assegnate alle unioni dei comuni, che già le esercitano sul proprio territorio. Anche in questo caso saranno queste ultime, sulla base del personale a disposizione, a decidere se assegnare l’esercizio con convenzione alla provincia o ai comuni associati. Per il personale della funzione sport è stata trovata una soluzione particolare. Gli interessati resteranno in provincia e saranno assegnati o alle funzioni fondamentali, o alle politiche attive del lavoro, in sostituzione del personale cessato. Si prevede inoltre che gli oneri di gestione delle sedi delle province e della città metropolitana legate allo svolgimento delle funzioni possono essere assunti a carico della Regione. La relativa copertura finanziaria per il 2016 è fissata in 4 milioni di euro. Per garantire la continuità dei servizi, le province e la città metropolitana fiorentina prorogheranno i contratti di lavoro a tempo determinato del personale impiegato nei centri per l’impiego fino al 31 dicembre 2016. Stesso limite di tempo per i contratti di appalto dei servizi per l’impiego ed i contratti di servizio con le società in house, nel caso la Regione non individui prima i nuovi contraenti.

La riforma nel dettaglio
Quasi mille dipendenti passano dalle Province alla Regione: 977 per l’esattezza, che potrebbero comunque rimanere a lavorare nelle stesse città dove oggi sono impiegati visto che lì saranno mantenuti uffici territoriali. Mille dipendenti che si aggiungeranno ai circa duemilasettecento, assemblea regionale compresa, in forza adesso all’ente. Sono un quarto dei poco meno dei quattromila dipendenti che contavano le nove province toscane e la città metropolitana fiorentina: sono esclusi
quanti andranno in pensione entro il 2016 e che resteranno alle Province fino al pensionamento. Saranno invece altri 75, se le Province daranno il nullaosta, gli addetti alle funzioni trasversali che si aggiungeranno ai 977 da qui alla fine del mese, con un atto stavolta di giunta. Nel caso il primo bando non fosse sufficiente, ne sarà fatto un secondo: questo grazie ad un emendamento presentato oggi durante la seduta. Il riordino riguarda anche il trasferimento delle funzioni di agricoltura dalle Unione dei Comuni alla Regione.
“Siamo stati la prima Regione a dotarsi di una legge di riordino per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale delle Province – spiega l’assessore Bugli – e saremo probabilmente l’unica Regione a rispettare i termini entro il 31 ottobre: una risposta alla legge Del Rio, una scelta anche coraggiosa e per adesso unica, un modello a cui probabilmente si rifaranno altre Regioni molto più indietro nel percorso istituzionale”. “Oggi completiamo su tutta la parte del personale il lavoro iniziato mesi fa – prosegue l’assessore -: un percorso fatto di discussioni aperte e scelte condivise. Con un emendamento del Pd viene rafforzato il ruolo della conferenza dei sindaci. Le esigenze dei sindacati sono state valutate e in parte accolte. Il lavoro svolto alla fine ci porterà a semplificare la pubblica amministrazione e a provare a offrire migliori servizi a cittadini e imprese, evitando interruzioni e disagi”. “Ci siamo mossi – continua – ispirati da sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. L’abbiamo fatto costruendo una Regione che non sarà più solo ente di legislazione e programmazione ma anche ente gestore di molte funzioni, dall’agricoltura alla caccia e pesca, dall’ambiente alla difesa del suolo, dalla formazione professionale alla realizzazione e manutenzione della viabilità regionale”.
Crescono, con il passaggio in aula di oggi, anche le funzioni in capo alla Regione, che a quelle fatte proprie nei mesi scorsi somma ora, per quanto riguarda l’ambiente, anche aree protette, referenti provinciali e responsabili delle sale dei centri operativi antincendio boschivo, rifiuti e bonifica dei siti inquinati. Per pagare gli stipendi dei 977 lavoratori in transito e in carico da gennaio alla Regione – oltre agli 89 che si aggiungeranno – ci sono a disposizione 41,3 milioni (22 che la Regione trasferiva alle Province e 18,8 di entrate extratributarie che entravano nelle casse della Province). Cinquecentomila saranno però utilizzati per incentivare le funzioni di controllo in capo al momento alla polizia provinciale. Il decreto-legge 78/2015 prevede il passaggio delle guardie provinciali ai Comuni per le funzioni di polizia municipale. “Ci siamo presi tempo fino al 20 novembre, grazie ad una decisione dell’Osservatorio regionale sulla legge 56 che si è riunito ieri sera, per capire meglio le esigenze delle Regioni e delle Province e per trovare soluzioni condivise”.
Per quanto riguarda invece il turismo, compresa la statistica ed esclusa la formazione degli operatori, gli attuali dipendenti delle Province saranno trasferiti ai Comuni capoluogo, ma sulla loro operatività decideranno le conferenze dei sindaci. Le funzioni di forestazione saranno invece assegnate alle Unioni dei Comuni, che già le esercitano sul proprio territorio. Sono nove, una per provincia (Firenze escluso): ovvero l’Unione dei Comuni del Pratomagno per Arezzo, l’Unione di Comuni Montana Colline Metallifere per Grosseto, l’Unione di Comuni Montana Colline Metallifere per la Livorno, l’Unione dei Comuni Media Valle del Serchio per Lucca, l’Unione di Comuni Montana Lunigiana per Massa Carrara, l’Unione Montana Alta Val di Cecina per Pisa, l’Unione dei Comuni della Val di Bisenzio per Prato, l’Unione di Comuni Montani Appennino Pistoiese per Pistoia e l’Unione dei Comuni della Val di Merse per Siena. Complessivamente potrebbero essere più di duecento gli ex dipendenti delle Province assegnati ai Comuni. Chi invece si occupava di sport resterà alle Province ma sarà assegnato o alle funzioni fondamentali o alle politiche attive del lavoro in sostituzione del personale nel frattempo andato in pensione, oppure potrà essere trasferito a quei Comuni che lo vorranno.
La legge parla anche dei centri per l’impiego. Per i 93 lavoratori a tempo determinato e i circa cinquecento che lavorano per le aziende che hanno in appalto i servizi è stato richiesto di garantire il rinnovo dei contratti per tutto il 2016. “In questo modo – ricorda Bugli – saremo in grado di garantire continuità ai servizi e a chi ci lavora”. I 416 lavoratori a tempo indeterminato rimarranno in carico alle Province. La normativa nazionale esclude la possibilità di un passaggio diretto alla Regione.

Il dibattito in aula
Il dibattito ha preso il via con l’intervento di Leonardo Marras, capogruppo Pd, il quale ha sottolineato che “la discussione non si esaurisce con l’approvazione di una legge come questa, che riguarda il personale, ma da qui comincia, perché il nostro va inteso come una mandato di riassetto e di riordino”. Marras ha anticipato che il Pd avrebbe presentato un solo emendamento in materia di turismo e di forestazione “giacché le modifiche portate dall’assessore Bugli in accordo con l’Osservatorio ci soddisfano”. Marras ha anche anticipato l’intenzione di allegare un ordine del giorno al testo di legge per chiedere a Consiglio e giunta di affrontare temi come protezione civile, antincendio boschivo ed altre voci relative al trasferimento dei poteri delle Province ai Comuni e alle Regioni.
Francesco Gazzetti, Pd, ha letto il testo dell’emendamento annunciato da Marras precisando che le funzioni introdotte saranno esercitata in conformità degli indirizzi delle Conferenza degli ambiti territoriali e delle varie conferenze di Comuni.
Tommaso Fattori, Sì, ha affermato che “la Polizia provinciale non può essere dissolta nel nulla, sparpagliandone o annullandone le funzioni”. Lo stesso, secondo Fattori, dicasi “per le funzioni esercitate dalle Province in materia di rifiuti” che “devono passare integralmente alla Regione, malgrado le deficienze della normativa nazionale”. E la Regione “deve pure assumersi tutti i procedimenti pendenti e aperti al 31 dicembre 2015, altrimenti saremo al paradosso di lasciarne la conclusione in capo alle Province senza che queste abbiano il personale per farlo e senza che ne abbiano ormai le competenze”. Secondo Fattori, “intervenire è necessario perché ne va del posto di lavoro di un migliaio di persone, che hanno assicurato funzioni importanti all’interno delle Province, e ne va della continuità di funzioni fondamentali. Per questo siamo entrati nella logica dell’emendamento, dato che Del Rio ci ha regalato questo caos, che qualcuno si ostina a definire riforma”.
L’assessore con delega al Personale regionale, Vittorio Bugli, ha affermato che “in sede di osservatorio si è trovato un accordo sulla questione del turismo e della forestazione, conferendo ai Comuni capoluogo il personale per il turismo” mentre “sulla forestazione si costituiranno delle Conferenze di Comuni nei territori provinciali”. Bugli ha tuttavia precisato che “saranno queste Assemblee a decidere come operare, il tutto fermo restando che trattasi di soluzioni temporanee”.
Andrea Pieroni, Pd, ha chiesto di “non derubricare ad adempimenti formali” la discussione sul trasferimento alla Regione del personale delle Province, evidenziando che l’amministrazione regionale si troverà con 1500 o 1600 dipendenti in più alla fine di questo percorso e che “il lavoro non finisce con questo dibattito”. Pieroni ha comunque evidenziato che “siamo dentro una macroriforma all’interno della quale il dibattito di oggi rappresenta un tassello, benché un tassello importante”. Secondo Pieroni, in ogni caso, “il risultato di oggi è un passo avanti, proprio in prospettiva della riforma e della redistribuzione degli assetti istituzionali”.
Assolutamente in disaccordo con la proposta della Giunta e con l’emendamento del Pd si è detto Gabriele Bianchi, M5s, sostenendo che “anche oggi, qui, perdiamo tempo” e che “è inutile stare a discutere in questo Consiglio regionale” perché “avete deciso tutto voi, senza affrontare un vero dibattito democratico”. Bianchi ha chiarito che “noi del M5s siamo contro questa proposta di modifica, perché non risolve nulla” ed anzi “è un abuso della credulità popolare”.
La giunta regionale dovrà verificare che, in seguito al processo di riordino, le funzioni esercitate a livello sovracomunale mantengano la stessa efficacia nella gestione dei servizi, In particolare, per quanto riguarda la protezione civile e le strutture operative a livello provinciale, deve porre la massima attenzione affinchè non vengano disperse professionalità e modalità operative.
E’ quanto prevede un ordine del giorno, collegato alla proposta di legge e presentato dal capogruppo Pd Leonardo Marras, approvato a maggioranza dal Consiglio regionale.
Nell’ordine del giorno si impegna anche la giunta regionale a verificare la possibilità di riunificare tutto il personale impegnato nelle funzioni antincendio boschivo ed a garantire la continuità del servizio delle società partecipate dalle province o dalla città metropolitana fiorentina, che esercitino attività legate alle funzioni trasferite alla Regione.
Con l’approvazione dell’ordine del giorno si è conclusa la prima parte del dibattito consiliare, che ha visto impegnati numerosi consiglieri.
Il portavoce dell’opposizione, Claudio Borghi, “assolutamente contrario” alla legge, ha comunque sottolineato la necessità di non mettere in mano ai comuni capoluogo le funzioni legate al turismo ed ha presentato uno specifico emendamento. “Non possiamo far decidere ai cittadini di Lucca – ha osservato – le scelte del comune di Viareggio”. A suo parere non si può mettere “in un elenco le persone che vengono trasferite, lasciando quelle che non ci sono al destino del probabile dissesto”. Fare questo significa “decidere della vita delle persone in maniera sciatta”.
Secondo Marco Casucci (Lega Nord) la Regione ha deciso di mantenere delle province solo il “minimo costituzionalmente imposto”. “Si aboliscono le province percepite come enti inutili, facendo una decisa operazione di accentramento – ha affermato – e poco importa che le funzioni vadano comunque svolte, che i costi non vengano ridotti, che affidare il controllo dell’intera macchina alla burocrazia regionale sia a dir poco preoccupante”. Casucci ha quindi sottolineato le criticità legate alle funzioni in materia di mercato del lavoro e di provinciale ed ha parlato di “esproprio gerarchico” ai danni delle province per il trasferimento dei beni immobili e strumentali. “Tutta questa manovra lascia invariati i costi per la Regione Toscana – ha concluso – a dimostrazione che l’abolizione delle province è un falso, mentre il vero obbiettivo è quello di centralizzare i poteri”.
Enrico Cantone (M5S) ha ricordato che i parlamentari del movimento, prima della riforma del Rio, hanno presentato una proposta di legge per un riordino molto più attento e radicale delle province. “Attenzione a parole come riforma, razionalizzazione e riordino – ha detto infine – Non si interviene sui veri costi della politica, a partire dai dirigenti, ma si tagliano posti di lavoro a livello più basso ed i servizi al territorio”.
“Non ci occupiamo della legge Del Rio. Ci occupiamo del personale delle province e abbiamo di fronte un termine preciso – ha dichiarato Stefano Baccelli (Pd) – La Regione Toscana, con sano pragmatismo, dà alcune soluzioni, anche se non perfette e non pienamente esaustive”. “Questa oggi diventa una sfida per la eegione Toscana – ha aggiunto – che da ente di programmazione e legislazione, si trova ad essere un ente di gestione in settori cruciali”.
“Non ci occupiamo della legge Del Rio, ma la grande confusione da essa provocata” ha replicato Elisa Montemagni (Lega Nord), “Siamo molto preoccupati dalla gestione del turismo, senza aree omogenee di riferimento – ha precisato – Iin provincia di Lucca abbiamo la Versilia, la Piana, la Garfagnana, ognuna con caratteristiche proprie. Il rischio è quello di provocare disastri”.
La permanenza dei servizi sul territorio ed una riorganizzazione che permetta di garantire la stessa qualità, spendendo meno, sono gli obbiettivi che la giunta regionale si è data con questo riordino. E’ quanto ha ribadito l’assessore Vittorio Bugli, secondo il quale si apre adesso una fase nuova, che impone una riflessione “verso l’alto e verso il basso”, “I livelli istituzionali che abbiamo adesso sono sufficienti come dimensione?” si è chiesto, invitando i consiglieri ad una riflessione.
Secondo il capogruppo Pd Leonardo Marras il dibattito si è caricato di significati impropri, visto che si tratta di una legge applicativa di una legge già approvata. “In Toscana abbiamo anticipato ciò che significherà fare a meno di un ente – ha dichiarato – che per la nostra Regione è stato molto più importante che altrove”. Il tema degli ambiti, a suo giudizio, non può essere affrontato in un mese, ma sarà il tema del futuro, mentre sul turismo le competenze sono prettamente amministrative.

I commenti della politica
“Ci chiediamo – affermano all’unisono Claudio Borghi e Manuel Vescovi, Consiglieri regionali – se il decantato taglio delle Province, sia davvero utile per ridurre i costi, oppure, neanche troppo velatamente, nasconda, in realtà, un aumento delle spese”. “Infatti – proseguono i due esponenti leghisti- alcune migliaia di ex dipendenti provinciali verranno assorbiti in Regione con varie mansioni”. “Un’altra doverosa riflessione – aggiungono Borghi e Vescovi – riguarda il criterio adottato per i vari trasferimenti del personale; com’è stata fatta la ridistribuzione dei lavoratori?”. “Insomma – concludono i consiglieri regionali – a nostro avviso quando si abolisce un ente, uno degli obiettivi principali, è quello di risparmiare i soldi dei cittadini, non di gettare un po’ di fumo negli occhi degli stessi”