
Un nuovo gioiello a disposizione della città grazie all’impegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Che per 300mila euro ha acquistato ad un’asta una splendida terracotta policroma, racchiusa in un tabernacolo ligneo finemente lavorato e decorato: la Madonna del latte di Matteo Civitali che a breve troverà il proprio posto nelle sale espositive del Museo Nazionale di Villa Guinigi, cui la Fondazione concederà l’opera in comodato.
Torna “a casa”, dunque, un altro eccezionale esemplare della produzione dello scultore quattrocentesco in grado di rappresentare Lucca nell’immaginario collettivo, tanto che nel catalogo della grande mostra a lui dedicata nel 2004, Massimo Ferretti affermò che “come in pochi altri casi, il ricordo dell’artista s’improntò su quello dell’intera città, si fuse ad un luogo”.
E’ la direttrice dei musei nazionali, Antonia D’Aniello, a spiegarne il valore e soprattutto a ricostruirne una storia che potrebbe essere tutta lucchese. “Tutto parte – dice – oltre che dall’analisi di opere coeve, dallo studio approfondito dello stemma nella cornice lignea in cui è collocata. Ed è uno stemma che riporta l’opera a Lcca perché è una fusione degli stemmi di due famiglie lucchesi, Bernardini e Ghivizzani. Una figlia del Ghivizzani sposò una Bernardini nel 1480 ed è probabile che si tratti di un dono di nozze”.
L’opera nel dettaglio
L’opera, in terracotta, era stata inizialmente attribuita al Verrocchio. Un’opera dominata dal bellissimo manto azzurro della Vergine che dona luce ed un solido impianto alla composizione, valorizzando anche il rosso intenso della veste e dei risvolti interni del manto stesso. Splendido il particolare del monile sul petto che aggiunge, se possibile, un’ulteriore nota di eleganza a tutto l’insieme. La Madonna afferra vigorosamente il bambino con la mano sinistra e, in un gesto tanto delicato quanto concreto, offre il seno al piccolo Gesù che rivolge lo sguardo al volto della Madre, seduto e avvolto sulle sue ginocchia. Proprio queste, nel loro emergere dal panneggio, suggeriscono la dimensione prospettica, fortemente centrale, dell’opera, così come lo splendido trono conferisce profondità e solennità all’intera rappresentazione, con la nota di gusto classico dei putti-telamoni sui braccioli laterali.
Una datazione ancora incerta, che comunque oscilla intorno al 1470, non può mettere in dubbio un diretto collegamento con la celebre Madonna della Tosse, oggi nella Chiesa della Santissima Trinità e datata 1482-1485. Ma l’accostamento più suggestivo è quello con un’opera di fama internazionale, oggi esposta allo Städelsches Kunstinstitut di Francoforte: la Madonna di Lucca, realizzata 1435 e 1440 dal grande Jan Van Eyck. Anche in questo caso una Madonna del Latte, perfetta dimostrazione delle capacità tecniche e compositive del maestro fiammingo, legata a Lucca per aver transitato nella collezione di Carlo Ludovico di Borbone, duca di Parma e Lucca, all’inizio del XIX secolo.
La scheda di Matteo Civitali
Appartenente ad una famiglia di origine friulana (Civitali sta per “da Cividale”), Matteo nacque a Lucca nel 1436. Si formò probabilmente a Firenze nell’ammirazione di Donatello e del coevo Antonio Rossellino. Dotato di una tecnica raffinata, con una spiccata sensibilità per l’ornato e per gli elementi decorativi, seppe comunque interpretare i soggetti dando largo spazio alle emozioni e alle implicazioni psicologiche.
A Lucca lavorò soprattutto per la Cattedrale, dove eseguì, fra l’altro, la tomba di Pietro da Noceto (1472), l’altare di S. Regolo (1484) e la cappella del Santo Volto. Svolse infatti anche una collaterale attività di architetto, ma fu sempre la scultura a valergli le più importanti commissioni.
Tra le maggiori certo la chiamata a Genova per la decorazione della Cappella di S. Giovanni nella Cattedrale, dove rimangono di lui sei statue tra cui Zaccaria, Isaia e Abacuc, vigorose e originali, e alcuni bassorilievi.
Maestro nel chiaroscuro e nella precisioni delle trame scolpite, fu attivo anche a Pisa e a Sarzana, ma rimase sempre legato a Lucca, di cui divenne l’artista più rappresentativo e dove morì nel 1501.