Partecipate, Battistini (Pd): “Su Geal errori passato”

Dibattito sulle partecipate, interviene il capogruppo del Pd, Francesco Battistini dopo la riunione fiume di mercoledì pomeriggio: “Per molti anni e molte amministrazioni – dice il presidente della commissione lavori pubblici – il tema delle partecipate non è stato avvertito dal consiglio comunale di Lucca come una propria competenza, tenuto in pratica all’oscuro di accordi e strategie. Con l’amministrazione Tambellini siamo tornati a dare centralità al consiglio comunale, come prevede l’articolo 30 dello statuto dell’ente, per ogni decisione riguardante le aziende partecipate, realizzando quella trasparenza che in passato nessuno osava nemmeno ipotizzare. Ma c’è di più: anticipando una tendenza solo di recente imposta da precise norme in materia di finanza pubblica, già ad aprile 2014 l’amministrazione comunale si era preoccupata di raccordare a se, mediante un apposito regolamento di gruppo, tutte le aziende ricadenti sotto il suo “controllo”. Nello stesso tempo, però, mai come in questa stagione il tema delle “partecipate” è stato al centro di modifiche normative e di continui annunci di riorganizzazione legate ora alla riduzione della spesa, ora alle norme anti corruzione, ora al riordino di competenze istituzionali ecc determinando una condizione di costante fibrillazione e incertezza rispetto al quadro normativo legato alla gestione dei servizi pubblici”.
“Intanto il nostro primo obiettivo era fare trasparenza – spiega Battistini – ed efficientare un sistema costruito per stratificazione e per dinamiche spesso caratterizzate da criteri e strategie poco chiare e spesso dal sapore clientelare. Questo ha comportato un grande sforzo rendendo evidenti operazioni poco accorte o discutibili in alcuni casi, un sforzo che ha prodotto oltre un milione di euro di risparmi sui costi di gestione. Tutto risolto? Per nulla, siamo ancora al lavoro”.
“Certo – commenta Battistini – alcune critiche sollevate in Consiglio paiono surreali: Sentire la difesa della vecchia gestione del Clap e delle precedenti politiche sul trasporto pubblico del Comune cozza troppo con la situazione trovata di una azienda fortemente indebitata, al limite del tracollo e alla quale il Comune non pagava da mesi nemmeno le risorse dei trasferimenti regionali. Ho sentito dire che dobbiamo andare a parlare coi francesi che hanno vinto la gara, ma l’assegnazione del primo lotto di servizi tpl è ancora in via di aggiudicazione. Se l’aggiudicatario sarà Autolinee Toscane, effettivamente controllata da un gruppo francese, si sa già quali servizi gli saranno affidati e quindi non serve raccomandarsi a nessuno. Il vero problema è che la gara rischia di essere vinta su un ribasso economico, che mal si giustifica col mantenimento degli attuali livelli occupazionali e di retribuzione, ma la gestione della procedura competitiva e dei criteri di selezione, per legge regionale, spettava alla Regione Toscana che ha fatto le sue scelte, condivisibili o meno.
Al contrario il nostro ruolo di pubblici lo abbiamo svolto quando alla nostra partecipata abbiamo chiesto di confluire in Ctt Nord, soprattutto perché in Toscana si formasse un’impresa di trasporto pubblico di dimensioni sufficienti pe poter partecipare alla gara, offrendo nel frattempo un rinnovo del parco mezzi e la garanzia del mantenimento degli attuali livelli occupazionali, con un graduale ma continuo contenimento delle spese di gestione”.
“Ecco, nel consiglio comunale di martedì scorso (peraltro richiesto dalle opposizioni, proprio per trattare dell’andamento delle società partecipate!) – prosegue il consigliere – mi è sembrato di vedere rappresentata plasticamente la differenza tra la politica di prima e quella di oggi: c’è ancora chi sente nostalgia dell’epoca degli accordicchi e delle scorciatoie, mentre noi ci preoccupiamo di garantire, nel rispetto delle leggi vigenti, un quadro di sostenibilità sociale del diritto alla mobilità, che faccia i conti in maniera trasparente con le risorse che scarseggiano, ma non rinvii i problemi a domani, facendosene carico invece da subito. E se Geal ha dimostrato evidenti problemi a recepire il cosiddetto regolamento di gruppo, mi chiedo: chi pontifica oggi dov’era quando le amministrazioni precedenti, nel cedere una sostanziale partecipazione ai privati, hanno supinamente sopportato certe regole statutarie che davano al Comune di Lucca poteri di controllo societario solo di nome, ma non di fatto? Perché il consiglio comunale non è mai stato informato che i soci privati, pur di minoranza, pretendevano il controllo esclusivo della gestione? Cosa andavano a fare, in Geal, gli amministratori nominati dal Comune? Gli oggetti di arredamento? Perché accanirsi se ormai la legge regionale prevede, a regime, un unico gestore del servizio idrico integrato? Perché invece non preoccuparsi che nei prossimi 10 anni, durante i quali l’Autorità idrica toscana è disponibile a salvaguardare l’autonomia di Geal, nella società si formi un robusto e qualificato strato di giovani quadri tecnici, che possa comunque ricoprire posizioni organizzative apicali, quando subentrerà il gestore unico d’ambito? Oppure stiamo ancora cullandoci nella teoria di una Lucca che si chiude nel suo beato isolamento autarchico? Perché a mio avviso difendere la nostra storia, il nostro territorio e le nostre risorse, la nostra qualità della vita oggi vuol dire stare in frontiera, nei luoghi dove si discutono e si decidono i nuovi assetti gestionali e le politiche di livello sovra provinciale, non per adeguarci a questo o a quel modello ma per farci i conti, a viso aperto. Prima che siano altri a presentarci il conto delle scelte non fatte, rinviate come spesso abbiamo visto fare nel passato”.
“E riguardo al cosiddetto gruppo Gesam – chiude Battistini – vedo difficile affrontare con soluzioni semplicistiche un quadro tanto complesso con intrecci tra funzioni di servizio pubblico locale, attività regolate e quelle di libero mercato, servizi strumentali ecc. con un quadro normativo che cambia e soprattutto chiede che si distingua tra soggetti destinati ad operare in settori contendibili e operatori che possono operare sotto la protezione di un ente pubblico. Il gruppo Gesam è partecipato per il 40 per cento da un socio privato ed un proprio organo amministrativo totalmente indipendente e autonomo nelle sue scelte gestionali: è ovvio che queste due condizioni non sono compatibili con un regime di autoproduzione di servizi energetici (cosiddetti in house), ormai ammesso dall’ordinamento solo se la società strumentale risponde all’amministrazione comunale esattamente come se questa fosse un suo ufficio distaccato. Possiamo non tenerne conto? Ecco, io vorrei si ripartisse da lì, noi diciamo con chiarezza dove vogliamo andare ed è quello che ci stiamo sforzando di fare senza atteggiamenti semplicistici né da tuttologi”.