Andreuccetti: “Attentati a Parigi, il terrorismo vuole minare le basi multiculturali dell’Occidente”

Gli attentati di Parigi? Sono un attacco a tutto l’Occidente. Lo sostiene il segretario territoriale del Pd e sindaco di Borgo a Mozzano, Patrizio Andreuccetti in un articolato intervento sui fatti di venerdì scorso. “L’Europa di oggi – scrive – è perlopiù figlia dell’illuminismo, da cui discendono i principi di laicità dello stato, libertà, giustizia sociale, tolleranza. In una parola: democrazia. Grazie ad un processo da tempo in atto l’Europa è divenuta multiculturale e multietnica, dove il multiculturalismo e la multietnicità, in parte compiuti in parte da compiersi, sono alla base del vivere civile. L’Europa oggi è fatta da cristiani, musulmani, ebrei, atei, agnostici; da molteplici espressioni umane che, nella diversità, danno vita ad una unica civiltà. E’ vero, l’Europa ha anche radici cristiane, più ramificate e lontane nel tempo rispetto ad altre culture. Esistono nel Continente forti espressioni civili della tradizione cristiana che non dobbiamo avere paura di rivendicare, ma non per dividere, bensì come strumenti di affermazione e condivisione. Come ho scritto in questi giorni del Presepe, si tratta di un simbolo di pace e apertura, non di difesa e paura. Un simbolo che non si limita a racchiudere l’essenza di una tradizione ma che nel mostrarsi simboleggia integrazione, il tendere la mano in chiave europeista”.
“Questa Europa – prosegue Andreuccetti – si è costruita a seguito di due guerre mondiali, le più atroci della storia dell’umanità, entrambe nate in Europa, e dopo aver sconfitto dittature e totalitarismi. Ed è stata possibile grazie a mai scontati settanta anni di pace. Tutto questo il terrorismo vuole portarcelo via. Le atrocità di Parigi, il cui grido di dolore fa eco ai quattro angoli del globo, mirano a creare terrore, paura, insicurezza, abbattono ogni certezza. L’attacco all’Occidente viene anche perpetrato attraverso l’induzione a dividere, a creare zizzania risvegliando antichi fantasmi razzisti e xenofobi di cui l’Europa si è liberata con il sangue e la lenta costruzione di una civiltà di pace. Lo scopo è quello di far sì che i non musulmani ce l’abbiano con i musulmani e di far sentire quest’ultimi emarginati tanto da spingerne il più possibile tra le braccia del terrorismo. E’ emblematico che negli attacchi terroristici fatti in Occidente si citi sempre Allah e mai per quelli compiuti contro musulmani in Africa e Medioriente (nei primi casi ha un effetto divisivo e polarizzante, nei secondi non otterrebbe alcun risultato). Nel dibattito pubblico di questi giorni non condivido due tipologie di approccio: quella che si indigna perché l’Occidente non ha avuto per i morti russi o del Kenia la stessa reazione avuta per la Francia; e quella che all’Is vorrebbe rispondere con l’odio e la divisione tra europei. Non esistono morti di serie A e morti di serie B ma è più che umano essere scossi più dalla Francia che da quanto avvenuto altrove, non solo per la vicinanza geografica quanto per il fatto che a Parigi si è attaccata la nostra quotidianità, azioni che ognuno di noi può svolgere con normalità ogni giorno. I ragazzi al concerto sono io, sono una mia amica, mio fratello, mia madre, siamo noi. Ai secondi basti da esempio la straordinaria prova di coraggio espressa nella testimonianza del giornalista francese di 34 anni, con un bambino di 17 mesi, la cui moglie è rimasta uccisa nell’attentato, che così ha scritto ai terroristi: ‘Voi volete che io abbia paura, che guardi i miei concittadini con sospetto, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. No, non ce la farete’. Di fronte al terrorismo che dissemina morte e disgregazione, da cittadino pretendo una reazione compatta da parte di tutta l’Europa. Una reazione che conservi la libertà e generi la sicurezza. La libertà di esprimermi, di amare, di condividere, di conformarmi, di essere diverso, di viaggiare, di uscire per strada, e di poterlo fare a prescindere dal colore della pelle, dalla mia religione, dal mio modo di essere. La sicurezza sul territorio con la massima attenzione ed il dispiego massimo di forze dell’ordine. La sicurezza ai confini con controlli puntuali e stringenti. L’allerta massima sui soggetti e le frange sospette presenti in Europa. Però pretendo anche la sicurezza che si abbia la forza di risolvere il problema alla radice, intervenendo nelle zone del mondo dove tutto è nato assumendoci anche le nostre responsabilità. L’Is oggi è così ramificata anche perché la questione mediorientale e la primavera araba sono state gestite in malo modo dall’Occidente stesso. Fu eliminato Saddam in nome della democrazia, quando da tempo è chiaro a tutti che quella guerra aveva solo fini economici, e anziché generare democrazia si è dato il là a piccoli dittatori e capi tribù. Lo stesso è avvenuto con Gheddafi, tolto di mezzo in fretta e furia per il controllo degli oleodotti. Dai due vuoti non è nata la libertà, la giustizia sociale, la democrazia: è nato il caos in cui anche l’Is è proliferata. Quella che l’Is ci sta facendo non è solo una guerra di religione (non lo sono mai) bensì una guerra politica ed economica (lo sono sempre). Per risolvere il problema alla radice non basteranno seppur necessari attacchi militari mirati, anche se dovessero annientare ogni quartier generale. Bisognerà avere la lungimiranza di affrontare Medioriente e nord Africa nella loro complessità politica e diplomatica. Riportare alla normalità l’attuale stato di cose non significa vincere una guerra di cristiani contro musulmani, bensì credere nel principio che la democrazia si difende solo con la democrazia e che così agendo si difende ed unisce la civiltà in contrapposizione alla barbarie”.