





E’ stata inaugurata oggi (1 dicembre), all’ospedale San Luca la mostra Arcana verba, personale di Giuseppe Aldi, tecnico di radiologia dell’ospedale di Lucca. L’esposizione – aperta ufficialmente di fronte ad autorità, dirigenti sanitari ed operatori dell’Azienda – sarà visitabile tutti i giorni, fino al 12 dicembre, nella sala San Luca Art nell’area commerciale al primo piano della struttura ospedaliera. Nel corso dell’inaugurazione l’artista ha annunciato la sua intenzione di donare all’Azienda una delle opere esposte, dal titolo Il San Luca dentro, realizzata appositamente per questa mostra. Aldi, dal 2007 ad oggi, ha al suo attivo numerose estemporanee, mostre collettive e personali in varie parti d’Italia: Lucca, Pisa, Firenze, Roma, Milano, Padova, Genova. Nato a Lucca, si è diplomato all’Istituto d’Arte Passaglia di Lucca sotto la direzione del professor Guglielmo Malato.
Ancora studente ha partecipato attivamente alla scuola del fumetto nata all’interno dell’Istituto d’Arte.
Ha poi preso parte a numerose mostre nazionali di fotografia, aggiudicandosi molti premi e riconoscimenti nella sezione “foto artistiche in bianco/nero”.
In un primo periodo la sua pittura era indirizzata verso il figurativo: nei suoi quadri esaltava con passione la natura, ritraendo con eleganza atmosfere toscane e scene di vita quotidiana.
La sua continua ricerca di nuove forme espressive lo ha portato all’incontro con l’informale, pittura che tuttora esercita e predilige riscuotendo l’unanime consenso degli “addetti ai lavori”. “Dopo gli esordi come pittore realista – spiega in una recente recensione Daniela Pronestì, critico e storico d’arte di Firenze – Giuseppe Aldi ha maturato una visione artistica che guarda con interesse all’astrazione informale, trasformando la tradizionale prospettiva pittorica in una simbolica proiezione del suo vissuto.
Nelle sue opere – evidenzia ancora la Pronestì – “il colore guida lo sguardo dell’osservatore all’interno di una dimensione spaziale illimitata, passando attraverso diversi strati di lavorazione ottenuti combinando colori acrilici e pigmenti materici”. Il critico e storico d’arte segnala anche “un uso del colore sempre diverso e con la presenza di un fulcro da cui le pennellate si propagano fino a spingersi oltre i limiti della tela. Il risultato è una configurazione cromatica dinamica e potente, che ora si divide come per effetto di un’esplosione, ora assume un andamento circolare, ora si distribuisce lungo le direttrici di un’ideale prospettiva. Al rigore delle pennellate impresse con vigore sulla tela, si contrappone l’indefinitezza dei colori di fondo, che azzerano la bidimensionalità del supporto e lo trasformano in uno spazio mentale, dove sono i ricordi, i pensieri e le sensazioni a prevalere”.
“Nelle sculture, realizzate con materiali di recupero – aggiunge la dottoressa Pronestì – il frammento viene ricondotto all’unità mediante l’assemblaggio di singoli elementi – dadi, bulloni, rondelle, blocchi e piastre di ferro – combinati in maniera da creare figure simili ad un automa, vale a dire un incrocio tra l’essere umano e la macchina che esemplifica il senso di alienazione sotteso alla società contemporanea”.
FOTO – L’inaugurazione della mostra al S. Luca (di Domenico Bertuccelli)