Epatite C, successo per le cure con i nuovi farmaci

Si sono conclusi in questi i giorni i controlli clinici dei primi 50 pazienti trattati con i nuovi farmaci utilizzati per l’epatite da virus C. “I risultati derivanti dalla pratica clinica – evidenzia il direttore della struttura complessa Malattie Infettive ed Epatologia dell’Azienda Usl 2 di Lucca Sauro Luchi – confermano quanto prospettato dagli studi registrativi dei farmaci. In 48 dei 50 pazienti trattati abbiamo infatti ottenuto la guarigione dalla infezione con una percentuale pari al 96% dei casi. Si tratta di un risultato eccezionale e inimmaginabile fino ad un anno fa. Peraltro il 90% di queste persone era affetto da cirrosi, ossia da una malattia epatica molto avanzata”.
“La guarigione dalla infezione in questi soggetti con quadro clinico molto avanzato – continua il dottor Luchi – blocca la progressione della patologia evitando lo scompenso e l’insufficienza epatica e riducendo il rischio di sviluppo di tumore del fegato, che è una delle complicanze della cirrosi epatica. Inoltre essendo il virus dell’epatite C un virus che colpisce, oltre che il fegato, anche altri organi la guarigione si associa ad un miglioramento complessivo delle condizioni generali. Tutti i pazienti sono stati seguiti e hanno ricevuto le cure in ambito ambulatoriale. Altri 80 malati sono ancora in trattamento o nel periodo di osservazione, i risultati verificati ad oggi sono altrettanto positivi ma non abbiamo ancora per questi pazienti il risultato definitivo. Rispetto soltanto a 8 mesi fa, quando abbiamo iniziato a prescrivere le terapie con i soli due farmaci a disposizione, il nostro corredo terapeutico si è arricchito di altri cinque farmaci e questo ci ha permesso di poter scegliere per il singolo malato la cura più appropriata”. “Nel prossimo anno – aggiunge il vice commissario dell’Azienda Usl 2 Joseph Polimeni – si prevede l’uscita di almeno altre due o tre nuove molecole che complessivamente miglioreranno l’efficacia già elevata della attuale terapia garantita dalla nostra struttura di Malattie Infettive ed Epatologia. Inoltre, potranno essere arruolati anche i soggetti con malattia meno avanzata, in stadio di precirrosi e si prevedono per queste persone risultati altrettanto brillanti o forse anche migliori. E’ chiaro che nei prossimi anni sul tema saranno necessari da parte dello Stato importanti investimenti, se vogliamo puntare anche all’eradicazione della malattia”.