Chiari assolto chiede i danni: “Vittima di una persecuzione”

14 dicembre 2015 | 10:13
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Chiari assolto chiede i danni: “Vittima di una persecuzione”

Da Volpe nel Deserto a rottweiler. Dopo la sentenza definitiva di assoluzione per l’inchiesta sull’urbanistica lucchese l’ex assessore Marco Chiari decide di passare, e pesantemente, al contrattacco proprio come un “cane ferito” che reagisce a chi ritiene gli abbia fatto del male. Lo fa, annunciandolo dal suo studio di viale San Concordio, paventando un’azione giudiziaria, civile e penale, “non soltanto contro lo Stato ma anche contro il magistrato inquirente di quell’inchiesta, l’attuale reggente della Procura di Lucca, Fabio Origlio. E sarebbe uno dei primi casi in Italia in cui ciò avviene”.

A quattro anni e mezzo esatti dal suo arresto e un mese dopo la sentenza della Cassazione che ha rigettato l’ultimo ricorso contro la sentenza di assoluzione Chiari tira fuori le carte e annuncia una azione giudiziaria con la consulenza di avvocati (“Tutti di fuori regione – chiarisce – perché preferisco che siano obiettivi e non abbiano conoscenze”) e di commercialisti in grado di ricostruire l’intera vicenda e anche di quantificare i danni economici e morali che il geometra prestato alla politica ritiene di aver patito in questo lungo calvario (“E di sicuro – dice – non saranno 100mila euro”).
“Posso affermare con determinazione che quello che si è perpetrato ai miei danni è stato un accanimento giudiziario portato avanti dal pubblico ministero Fabio Origlio – spiega, e scrive, a chiare lettere – e sto valutando se ricorrono i termini per agire contro di lui per stalking e per persecuzione personale ed anche se ricorrono i presupposti per agire sempre nei suoi confronti per abuso di potere nell’esercizio delle sue funzioni”.
“A questo punto – spiega Chiari – dopo essere stato giudicato da 30 giudici non posso lasciar perdere quello che è stato fatto a me e alla mia famiglia. L’attuale reggente della Procura di Lucca deve rispondere di quello che ha fatto. Per questo chiederò anche che venga rimosso ufficialmente dal suo attuale incarico. E’ stata, infatti, a mio parere, un’operazione talmente fuori da ogni logica che non può essere lasciata andare”. Chiari, in questi mesi, ha raccolto una serie di documenti e di dichiarazioni che definisce anche molto pesanti: “Ho documenti in mano – dice – di persone che sarebbero state minacciate affinché mi revocassero gli incarichi professionali. Di interrogatori fatti per incutere timore alle persone informate sui fatti e di dipendenti comunali che si sono rifiutati di firmare i verbali di interrogatorio perché non corrispondevano a quanto dichiarato. Tutte cose che io porterò fuori a momento debito e che sinceramente nel terzo millennio hanno dell’assurdo”.
Chiari non si capacita di tutto quanto gli è successo in questi anni: “Origlio era – dice – per me una persona sconosciuta, mai frequentata o vista. Non so il motivo per cui ha fatto tutto questo: o voleva essere protagonista di una telenovela e i suoi fini erano politici. Non so quale ma sicuramente un fine c’era e questo per me è un dato di fatto”. Con effetti che, ricorda sempre Chiari, sono stati pesanti per lui e la sua famiglia: “Ho avuto lo studio chiuso per sei mesi senza possibilità di lavorare, i soldi bloccati per quattro anni e mezzo. A gennaio va in vendita la mia casa all’Isola d’Elba, per cui avevo fatto un mutuo, perché non avevo più i soldi per pagarlo. In tutto questo sono stati controllati tutti i movimenti della mia famiglia e tutti i clienti dello studio sono stati interrogati. Per non parlare di quello che hanno patito i miei cari, che mi hanno dovuto “mantenere” in questi anni o mia figlia che ora lavora negli Stati Uniti e che ha perso il posto di lavoro a Sistema Ambiente, azienda dalla quale è stata trattata, anche durante la causa civile, in maniera inqualificabile. Per fortuna, però, giudici di Lucca, Roma e Firenze hanno valutato le cose diversamente da quanto veniva ipotizzato e adesso sono io a chiedere conto di quello che è successo”.
A dover rispondere dell’intero iter processuale, secondo Chiari, non dovrebbe essere soltanto il titolare dell’indagine: “Stiamo valutando – infatti – se ci sono profili di responsabilità anche per il giudice delle indagini preliminari, dottor Silvestri, che ha convalidato un arresto senza prove e per il procuratore capo dell’epoca, Cicala, che ha avallato il tutto senza far nulla”. E non solo. “Diventerò ‘fatale’, sempre chiaramente nei limiti di quanto la legge mi permetterà – spiega in una lettera firmata in cui ricostruisce la sua vicenda – verso quelle persone che hanno rilasciato dichiarazioni menzognere, e verso quelli che mi hanno usato per scopi che ritengo non leciti. Voglio vedere tutte queste persone sul banco degli imputati a guardarmi negli occhi e provare quello che per tanto tempo abbiamo provato io e la mia famiglia, la vergogna di subire una accusa infamante. Sarà la mia soddisfazione e lo scopo della mia vita, lo devo a chi ha sempre creduto in me, alla mia famiglia in primis”.
Chiari definisce questi quattro anni e mezza una “inquisizione”: “E’ vero – ammette – che ho un modo di fare particolare e che sono, come mi ha definito il tribunale della libertà, uno “sbrigafaccende”, ma lo sono stato sempre per il bene dell’amministrazione pubblica. In tre mandati, con Fazzi e con Favilla, la mia funzione è stata quella di risolvere i problemi e di fare le cose in qualità di tecnico, perché la politica non è in grado di farlo. Ho portato avanti dei progetti, tant’è vero che molte delle cose che fa l’attuale amministrazione sono progetti miei e ce ne sono ancora una valanga nei cassetti”.
Voglia di “riscendere in campo”? “Di sicuro ho già dato – dice Chiari – ma vista la qualità che c’è attualmente in giro di sicuro in vista delle elezioni amministrative del 2017 ci sarà un impegno ma non per avere cariche, ma dal punto di vista della conoscenza della macchina amministrativa a servizio di una lista civica che andremo a costituire sempre nell’area del centro e centrodestra. Anche se va detto che le aree politiche ormai non esistono più. Basti pensare al Pd di oggi che assomiglia molto alla Forza Italia dei primi tempi di Berlusconi”.
La requisitoria di Chiari, comunque, non si limita solo alla magistratura, ma anche a tutto il sistema dei poteri in città: “A Lucca – dice – diciamolo chiaro, ci sono dieci persone che comandano che si sentono intoccabili, ma state certi che toccherò anche loro. Per fermarmi hanno solo una possibilità: una corda al collo come è accaduto a uno come Gelli…”.
In questi mesi, comunque, in molti gli hanno dato attestati di solidarietà. Qualcuno, invece, ha preferito dimenticarlo: “Fra questi Favilla per esempio – dice Chiari – In questi quattro anni non l’ho mai sentito. Così come il mondo della politica in genere, che non si è mosso. Gli amici? Sono spariti quasi tutti come se fossi un appestato. Ora sono ritornati in tanti ma ormai ho un’età in cui posso permettermi di dire loro quello che penso. Ci sono state invece persone che con mia sorpresa mi hanno chiesto scusa per quello che avevano fatto, come il sindaco Alessandro Tambellini. Non mi sarei mai aspettato, inveece, attacchi devastanti come quelli del professor Piero Angelini, che sa bene cosa significa andare incontro a dei processi. Forse, però, voleva essere lui il deus ex machina del Comune di Lucca e Favilla non gliel’ha concesso”.
La macchina del “rottweiler” Chiari, insomma, è partita e, a suo dire, gli atti ufficiali vedranno la luce con l’inizio dell’anno: “Volevo partire – conclude – prima di Natale per presentare una bella strenna a chi di dovere. Ma le cose vanno fatte con calma e senza fretta. Ho aspettato quattro anni e mezzo, ora posso aspettare qualche settimana in più”. Intanto è allo studio anche un libro in cui Chiari vuole ricostruire l’intera vicenda e pubblicare tutte le sentenze di questi 4 anni e mezzo di inchiesta.

Enrico Pace